giovedì 2 maggio 2013

Chi ha vinto? La rivoluzione o l'esercito?

Luciano Granieri


Se qualche tempo fa andava di moda la parola spread, oggi spopola sui media la perifrasi “Larghe intese” seguito da un altro concetto, questo non originale perché ogni tanto ricorreva nei palazzi della politica in relazione alla lotta partigiana , e  cioè “pacificazione”.  Guai a definire il  tutto   con la parola inciucio è un termine divisivo, è l’orrenda espressione con cui  cattivi maestri armano la mano di pericolosi disadattati che oggi tirano contro carabinieri inermi, domani tireranno contro gli augusti statisti che affollano il Parlamento.

 Antifascismo contro fascismo, antiberlusconismo contro berlusconismo, sono antagonismi superati, procurano solo efferate violenze.  Agitare ancora queste sconcezze da prima e seconda repubblica è da irresponsabili. In nome della riappacificazione e delle larghe intese  ormai è caduto anche il contrasto fra sindacati e padroni. Sembra impossibile ma è successo. 

Infatti è di pochi giorni la notizia che la triplice in nome dell’emergenza crisi ha venduto ai padroni il diritto dei lavoratori ad essere rappresentati in azienda se iscritti ad un sindacato che in quell’azienda è minoritario. Esempio pratico: se in una fabbrica i movimenti sindacali usciti maggioritari delle consultazioni fra lavoratori firmano un accordo con i padroni in base al quale, si aumenta l’orario di lavoro,  si toglie il diritto di sciopero e quello di ammalarsi, le sigle  in minoranza non possono ribellarsi  per tutelare i lavoratori . Devono stare zitte e buone, esimersi dal proclamare scioperi o ancora  peggio ricorrere in tribunale per difendere i propri iscritti da eventuali ingiustizie subite dal padronato .  

Questa larga intesa si chiama esigibilità dei sindacati e rientra nell’accordo sulla rappresentanza che Cgil, Cisl e Uil hanno firmato con confindustria.  E’ ancora peggio della larga intesa governativa, infatti in questo caso    la forza politica  di minoranza può  fare opposizione senza il pericolo di essere sbattuta fuori dal Parlamento. Nel caso dell’accordo sulla rappresentanza il sindacato in minoranza non può neanche opporsi, pena la sua espulsione dalla fabbrica . 

Con queste nuove regole, la Fiom non avrebbe potuto trascinare in tribunale  la Fiat di Marchionne   per comportamento anti sindacale in relazione al licenziamento dei propri iscritti e ottenere il loro reintegro come è accaduto a Pomigliano .  A proposito della Fiom, possibile che i metalmeccanici guidati dal Landini non si siano ribellati a questo scellerato patto?  E’ possibile, anzi l’hanno o proprio accettato .  Infatti senza l’appoggio di Landini e soci, Susanna Camusso  non avrebbe avuto la legittimazione politica  necessaria per firmare la resa  assieme a Cisl e Uil.  

Dunque il valoroso comandante paladino dei diritti dei lavoratori  e della democrazia nella rappresentanza  sindacale, se l’è largamente intesta con la sua segretaria Camusso,  che se l’è largamente intesa con Cisl e Uil e tutti quanti se la sono largamente intesa con i padroni. Fine della tutela dei lavoratori.  

Presidente  Landini ti ricordi di Giovanni Barozzino,  Antonio La Morte e Marco Pignatelli, gli operai di Melfi che sono rientrati in fabbrica grazie alla  battaglia di giustizia intrapresa dalla Fiom ? E ti ricordi dei diciannove operai di Pomigliano reintegrati nello stabilimento G.B.Vico  con sentenza giudiziaria grazie alla lotta del potente esercito metalmeccanico  da te guidato?  Te li ricordi? Non te li ricordi?  Comunque il diritto al dissenso  l’abbiamo strappato ai padroni  e ora dobbiamo restituirlo ai padroni, ma allora chi ha vinto gli operai  o i padroni?

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