domenica 2 giugno 2013

Chiudiamo il casinò

Luciano Granieri


Una nuova piaga sta affliggendo la nostra società. E’ il gioco d’azzardo.  Le video lottery, i video poker, le scommesse sportive, sono consuetudini patologiche in netta ascesa e di grande diffusione. 

Si comincia con il gratta e vinci e  si arriva a gettare al vento quei pochi spiccioli che una vita grama ti concede. Tutto ciò  per tentare la fortuna, per rincorrere un riscatto sociale che viene ormai demandato solo ai capricci della dea bendata.  

Il gioco d’azzardo legalizzato dagli ipocriti avvertimenti “gioca con moderazione”   praticato dalle sale slottery,  o  da casa davanti ad un computer, non crea mai ricchi vincitori ma getta nel baratro intere famiglie. In questi giochi, alla fine non si vince mai. 

Anche i ricchi   hanno il loro gioco d’azzardo il loro casinò d’elite,  è la borsa valori. In luogo delle video lottery si gioca  con le bolle  finanziaria, al posto del video poker si può tentare la fortuna con le vendite allo scoperto, oppure anziché scommettere sui gli eventi sportivi si può scommettere sull’andamento di  pacchetti azionari. Per giocare meglio i grandi scommettitori si riuniscono in gruppi , mettono in comune le proprie fiches negli hedge fund  ed eleggono  le  banche come  a loro croupier di fiducia.  Il bello del gioco della borsa è che non si perde mai. O meglio si perde, ma le perdite vengono pagate da quei poveracci che al massimo si possono permettere di giocare un gratta e vinci una volta ogni tanto. 

Ad esempio, nel caso delle bolle finanziarie  si rende un titolo desiderabile , si fa in modo che tutti lo vogliano acquistare.  E’ successo con i titoli delle società informatiche,  è successo con il valore degli  immobili. Fino a che l’oggetto del desiderio resta appetibile   chi lo possiede vede aumentare a dismisura il valore del suo patrimonio e vince.   Vince anche  chi lo acquista perché ottiene    un guadagno smisurato dal suo investimento .  Le vincite, inutile dirlo sono, ingenti  e i giocatori hanno sempre le tasche piene. Capita però che qualcuno si accorga che il titolo tanto desiderato in realtà non sia  così indispensabile, per cui comincia a vendere,  innescando il processo contrario.  

Scoppia la bolla.  La corsa all’acquisto si trasforma in corsa alla vendita, il valore del titolo crolla, chi lo possiede vede deperire il suo patrimonio e perde, così come perde chi è costretto a venderlo ad un prezzo più basso di quanto l’aveva acquistato.  Ma e qui sta il  bello chi perde rimane ugualmente con le tasche piene di soldi, perché  le perdite vengono coperte dalle banche,  che vengono foraggiate dagli Stati che destinano a questi salvataggi i soldi delle tasse dei cittadini, cioè di noi poveri disgraziati che ogni tanto tentiamo la fortuna con i gratta e vinci e nel più grave dei casi finiamo di rovinarci  con i video poker.  

Lo stesso accade con le vendite allo scoperto.  Il gioco è vendere dei titoli che non si possiedono, o meglio si acquisiscono con la promessa di pagarli dopo un certo  tempo . L’abilità sta nel rivenderli ad un valore superiore   rispetto a   quanto  sono costati,  prima della scadenza del pagamento . Se la speculazione riesce quei titoli avranno fruttato un profitto notevolmente superiore  rispetto al loro valore di acquisto per il quale non è stato sborsato neanche un euro.  Il gioco si fa avvincente, quando il nuovo compratore si rende conto che quanto  ha acquistato non vale così tanto, perché magari  quelle azioni sono di un’impresa  o di uno  Stato che stanno iniziando il declino. Fallimento  spesso indotto dal venditore stesso  delle azioni il quale nel  frattempo avrà usato mezzi leciti e illeciti per provocare il deprezzamento del bene .

 Chi per le più svariate ragioni  vede deperire ogni giorno di più il valore di ciò che possiede   tenta   di rivenderlo  al minor costo possibile.  E  qui entra in scena colui che glielo  aveva ceduto  senza possederlo.  Questi  si impegna a riacquistare  le azioni   ad un prezzo molto inferiore. Una volta tornato in possesso dei titoli, costati molto meno di quanto erano stati venduti, lo speculatore li restituisce a che glieli aveva concessi per tentarne la vendita. Estingue  quindi il suo debito con la restituzione del bene in luogo dei soldi. In questo caso c’è chi vince e chi perde.  

Chi ha portato a termine la vendita allo scoperto vince, la sua vittima, cioè colui che ha acquistato perde, ma rimane ugualmente con le tasche piene perché anche in questi caso le perdite sono coperte dalle banche,   che vengono foraggiate dagli Stati, che destinano a questi salvataggi i soldi delle tasse dei cittadini, cioè di noi poveri disgraziati che ogni tanto tentiamo la fortuna con i gratta e vinci e, nel più grave dei casi, finiamo di rovinarci  con i video poker.  

Tutto questo meccanismo è certificato. Tra il giugno 2012 e il maggio 2013 il Mib, il principale indice della borsa italiana, guadagna oltre il 35%, VINCE.  Perde invece il Paese che sta subendo il settimo trimestre consecutivo di calo del Pil,  e  denuncia un crollo verticale  della produzione industriale. Mentre i giocatori del casinò della Borsa, accrescono del 35% i propri profitti, in Italia la disoccupazione in generale è salita al 13% e quella giovanile  è oltre il 40%.  Un processo di impoverimento generale e di devastazione sociale si sta impadronendo della società, mentre pochi affaristi senza scrupoli festeggiano anche con i nostri soldi.  

Sarebbe il caso di far notare che un  gioco d’azzardo in cui chi azzarda  vince anche se perde   è del tutto illegale. E di conseguenza le somme vinte con un gioco illegale sono appropriazioni indebite e vanno restituite.  Si cominci dunque con il requisire i guadagni frutto di speculazione finanziaria, si prosegua con il tassare le transazioni finanziarie, si attui un controllo ferreo sul movimento dei capitali. Insomma si chiuda definitivamente il Casinò finanziario se si vuole evitare il baratro.

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