sabato 22 giugno 2013

Contro le catene della vergogna

Adriano Lotito

Sabato 15 giugno, Milano: il caldo soffocante non ferma i lavoratori e le lavoratrici immigrati che sono scesi in piazza, insieme a tanti lavoratori nativi, per reclamare la cancellazione della Bossi-Fini e di tutte le leggi razziste. Il corteo, intitolato significativamente “Togliamoci le catene della vergogna”; è promosso dalla Cub Immigrazione e parte nel primo pomeriggio da Largo Cairoli.
Presenti lavoratori nativi e immigrati, attivisti Cub, iscritti SiCobas, un gruppo di attivisti del coordinamento No Austerity con lo striscione, e i militanti di Alternativa Comunista. Bandiere, slogan, vuvuzela e tanto, tanto entusiasmo. “Fuori i fascisti dalle nostre città!” urla un megafono: infatti proprio lo stesso giorno, in città, si tiene uno dei più grandi raduni dell'estrema destra, con skinhead provenienti da tutta Europa.
Arrivati in Piazza San Babila, il corteo si conclude con un'applaudita serie di comizi. Prima Moustapha Wagne, responsabile nazionale della Cub Immigrazione, uno degli organizzatori della manifestazione, spiega che il razzismo e le dinamiche xenofobe potranno essere vinte unicamente con la lotta, unita, di tutti i lavoratori, nativi e immigrati. Sul palco si alternano lavoratori e lavoratrici immigrati, studenti. Molto applaudito l'intervento di Luis Seclen, dirigente del Pdac, uno dei leader della lotta della Esselunga di Pioltello, la prima vertenza che ha aperto il ciclo di lotte nel settore della logistica. Luis ha messo l'accento sul fatto che prima di essere immigrati o italiani, siamo innanzitutto lavoratori sfruttati dal comune padrone, siamo una classe in lotta mortale contro la classe borghese, ed è questo il vero nemico da sconfiggere.
Alternativa Comunista: presente!
Molto visibile e numeroso lo spezzone del Partito di Alternativa Comunista, l'unica forza politica che ha garantito una presenza organizzata nella manifestazione, con il proprio giornale e un proprio volantino. Tra gli interventi finali della manifestazione anche quello di Patrizia Cammarata, dirigente di Alternativa Comunista, che ha sottolineato le dinamiche di classe che ci sono dietro il fenomeno del razzismo: il razzismo ha una specifica funzionalità, che è quella di dividere la classe lavoratrice e di indebolirla in modo da renderla più ricattabile e più sfruttabile da parte del padronato, in termini di condizioni salariali e dignità lavorativa. Non si può sconfiggere il razzismo senza superare il sistema da cui esso trae origine: ovvero il sistema capitalista.
Abbattere il capitalismo: questa la parola d'ordine fondamentale per mettere fine alle continue ondate di xenofobia che, specie in tempi di crisi economica, si ripropongono come strumenti in mano ai padroni per conservare i propri profitti. E abbatterlo in congiunzione con le lotte e le rivoluzioni che stanno infiammando tante parti d'Europa, dalla Grecia alla Spagna, dal Portogallo alla Turchia, fino alla esplosione di lotta di questi giorni in Brasile.
Le sezioni della Lit-Quarta Internazionale sono in prima fila in ognuna di queste lotte, così come il Pdac era orgogliosamente in piazza sabato a Milano, a fianco dei lavoratori immigrati che nel nostro Paese (si pensi alla lotta dei lavoratori delle cooperative all'Ikea, alla Granarolo, ecc.) si stanno dimostrando la punta più avanzata dello scontro di classe.

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