mercoledì 3 luglio 2013

Popoli dalla schiena drittta

Luciano Granieri


Gli eventi che stanno infiammando l’Egitto nelle ultime ore dimostrano come il popolo egiziano sia determinato nel conquistare la propria libertà.  Dopo aver invaso le piazze e aver rimosso il dittatore Hosni Mubarak nel febbraio del 2011, grazie anche all’aiuto dell’esercito, gli Egiziani   hanno  deciso di ribellarsi in modo ancora più massiccio al governo dei fratelli musulmani guidato da Mohammed Morsi, peraltro liberamente eletto a seguito di consultazione popolare. 

In realtà dalla dittatura di Mubark si è passati alla dittatura religiosa, all’islamizzazione forzata di Morsi. Ancora una volta il popolo è rimato fuori dai processi decisionali , soggiogato da un altro tipo di tirannia. Oltre all’invasione delle piazze per urlare la propria protesta, gli oppositori di Morsi e l’esercito hanno raccolto milioni di firme per chiedere le dimissioni del presidente  ,  a cui  sono state concesse 48 ore per dimettersi, alla scadenza delle quali, l’esercito trarrà le proprie conclusioni e il popolo metterà in atto  la disobbedienza civile. 

Le 48 ore sono scadute  ieri ma  Morsi ha ribadito di non aver intenzione di dimettersi perché  si considera legittimato dalla sovranità popolare  in quanto è il primo leader eletto in libere elezioni. La protesta continua ancora più aspra, cruenta  ma anche gioiosa  ,  con le piazze invase del suono delle vuvuzelas . Tanto  è bastato a   provocare le prime defezioni. Hesham Qandil , premier egiziano, si è dimesso e con lui anche  il ministro della difesa Abdel  Fattah el Sissi, pronto a prendere il comando dell’esercito contro il presidente.  

Certo l’ingombrante presenza dell’esercito nel guidare la protesta prelude ad un ritorno al potere delle forze armante del generale Tantawi.  Un governo già sperimentato dagli egiziani fra il febbraio del 2011 (caduta di Mubarak) e il giugno 2012 (elezione di Morsi)  che non ha lesinato violenza nel reprimere le rivolte uccidendo e torturando, come nell’eccidio di Maspero dell’ottobre 2011 e negli scontri di via Mohammed Mahmoud un mese più tardi.

 Ciò che manca in realtà è un’avanguardia che guidi e organizzi le masse nella rivolta  in modo da riuscire a instaurare un governo diretto del popolo  senza interposizioni di sorta, né dell’esercito, né della fratellanza musulmana.  Evidentemente tale forza catalizzatrice degli interessi popolari non esiste ancora perché il Paese è stato sempre occupato da un regime dittatoriale impermeabile ad ogni tipo di organizzazione socialista o comunista. Sia come sia  gli Egiziani sono determinati ad ottenere la propria libertà e, anche se in ordine sparso,  si oppongono alla dittatura religiosa che ha sostituito la dittatura di Mubarak. 

Anche in Italia  abbiamo assistito, non ha una rivoluzione per  carità, ma ad un forte cambiamento di indirizzo, nella tornata elettorale del febbraio scorso, con la  vittoria assoluta dell’astensionismo e del voto di protesta al M5S.  Lo scossone  ha prodotto non già un programma di rinnovamento ma la messa in moto di un processo di ulteriore arroccamento della casta. 

Il risultato è stato il pieno tradimento anche degli elettori  che,  obbedienti,  hanno votato i propri comitati elettorali di riferimento.  Ad esempio    chi ha voluto dare per l’ennesima volta credito al Pd, in base agli annunci fatti da Bersani sull’incompatibilità di un accordo con Berlusconi, sull’eliminazione del programma degli F35,   sulla modifica della legge elettorale, si è ritrovato a subire il tradimento dei vertici piddini non appena eletti: Maggioranza  con un Berlusconi ormai irrimediabilmente braccato dalle sentenze processuali,  rinvio della decisione sugli F35,    affossamento di una nuova legge  elettorale, vincolata alla natura delle riforme istituzionali, in particolare la seconda parte della costituzione,  così  come Berlusconi  ha comandato.

 Il nuovo governo si barcamena sui pericolosi marosi del rinvio dell’aumento dell’Iva , coperto dall’anticipo degli acconti Irpef e Irap, sul posticipo del pagamento dell’Imu , sempre come comandato da Berlusconi ,  su una legge per il lavoro che è acqua fresca. Così come in Egitto si è sostituito al  regime di Mubarak  la dittatura religiosa, in Italia al regime del capitalismo finanziario, governato per emanazione diretta dei banchieri, nonostante le indicazioni chiare venute dalle urne, si è sostituito un nuovo regime, ancora espressione  del capitalismo finanziario, ma  questa volta retto per effimera legittimazione politica  dai soliti comitati elettorali , opposti  fra loro a chiacchiere,   ma uniti nel compiacere i signori della Bce, del Fmi, e nel conservare i propri smisurati privilegi. 

Altro  che battere i pugni sul tavolo con Bruxelles, come sostiene Letta nipote! In sostanza le condizioni sociali ed economiche sono ulteriormente peggiorate. Siamo in presenza di un’accelerazione del declino imposta da un governo che decide sempre e comunque di non decidere nel tentativo di conciliare l’inconciliabile, ossia la propria sopravvivenza con gli interessi popolari.  Ma a differenza del popolo egiziano che insorge, il popolo italiano dorme. Si bea delle protestucce messe in piedi dai sindacati di regime. Si   disinteressa completamente della vicenda sperando di poter contare sul porta borse  o politicuzzo, burocrate di quartiere di turno,  a cui raccomandarsi, cerca di vincere la guerra fra poveri  messa in atto dal potere per evitare la formazione di un vero e proprio  fronte popolare. 

Ma si ignora   che i poveri non vincono mai,  men che meno se si combattono fra di loro. Allora forse sarebbe il caso di guardare all’Egitto, alla Turchia, a popoli che pur se ancora non sono organizzati nella rivolta, comunque mostrano di avere la schiena dritta nel promuovere ed imporre le proprie legittime aspirazioni di libertà e di rispetto della dignità umana.

1 commento:

  1. Qualche ora dopo aver postato questo intervento la situazione in Egitto si è evoluta. I militari hanno preso il potere portando a termine il golpe.Morsi è stato destituito e ora è agli arresti domiciliari. Speriamo solo che l'esercito trovi l più presto un accordo con gli oppositori e sgomberi il campo. Si attende una reazione dei fratelli musulmani

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