martedì 2 luglio 2013

Trebbiatura e rivoluzione

Luciano Granieri


Video intervista di Paolo Iafrate

Il 29 e 30 giugno si è svolta presso l’Azienda Agricola annessa all’istituto Agrario di Frosinone la festa della trebbiatura. Presso l’aia  è andato  in scena il magico e suggestivo rito della trebbiatura tradizionale effettuata  con  l’utilizzo un vecchio modello di trebbia “a fermo”. Il tutto allietato con balli e canti popolari eseguiti da alcuni studenti dell’Istituto.  Alla magia del rito tradizionale contadino si è unita la suggestione dell’arte. Alcuni pittori hanno eseguito delle opere che sono state esposte nell’area della trebbiatura. Una contaminazione fra vera e propria arte contadina con l’arte figurativa e musicale. Vogliamo ringraziare il Prof. Lorenzo Rea docente dell’istituto e direttore dell’Azienda agraria e il direttore scolastico Prof. Salvatore Cuccurullo per aver organizzato un evento che va oltre la semplice valorizzazione della cultura contadina. Ciò  che è avvenuto  nell’aia della’azienda agricola antistante l’istituto agrario di Frosinone, è un messaggio  affinchè  si capisca che un altro mondo era possibile ed è  possibile ancora oggi. Quel modello di comunità, basato sulla cultura della condivisione,  del reciproco aiuto nel lavoro dei campi, nel comune usufruire del frutto della terra e del proprio lavoro, del rispetto dei tempi e dei cicli  della natura, oggi rischia di diventare un modello rivoluzionario.  Una modalità in grado di sfaldare  la solitudine che attanaglia le persone,  sprofondate nella  disperazione di vivere in continua competizione con “l’altro” , anche per assicurarsi il tozzo di pane necessario a sopravvivere,  è indubbiamente alternativa e liberatrice. Quella cultura e tradizione contadina ci riporta ad una trama di rapporti sociali in cui  la stima è basata sulle qualità soggettive della persona, sulla sua disponibilità e generosità verso i propri simili e non su ciò che   possiede o sulla sua possibilità  di acquistare l’ultimo modello di cellulare o i-phon. Fondamentale è anche il concetto su cui  quella civiltà si basa, ovvero l’armonia  nell’usufruire delle risorse naturali, che contrasta fortemente con la pratica dello sfruttamento, del profitto immediato e della conseguente distruzione irreversibile di ciò che ha consentito quel profitto. Oggi le multinazionali alimentari distruggono ettari ed ettari di terreni con coltivazioni intensive, una pratica destinata a desertificare interi territori. Molte altre aree vengono sacrificate sull’altare della grande distribuzione, devastate da tonnellate e tonnellate di cemento nel quale realizzare l’ennesimo centro commerciale, nel più totale disinteresse   degli amministratori locali che spesso, proprio in virtù di questo lassismo possono godere di personali privilegi assicurati dagli speculatori a cui quel centro commerciale consente di accumulare ricchezze. Sabato e domenica scorsi i ragazzi e i docenti dell’istituto agrario ci hanno ricordato  che il sostentamento dell’uomo, fino a prova contraria,  viene dal lavoro dei campi, oltre che dal lavoro in senso lato. Fare i soldi con i soldi distruggendo giorno dopo giorno quantità immani di risorse naturali e sociali è un gioco a perdere, perché qualcuno ricordava che il denaro dà prestigio, ricchezze e potere, ma NON SI MANGIA. E quando i frutti che la terra ci mette a disposizione saranno esauriti, il denaro sarà solo carta straccia.




Per documentare la giornata abbiamo editato una foto clip con gli scatti di Eugenio Oi e le musiche di: Riccardo Tesi, organetto,   Patrick Vaillant, mandolino e mandola,  Daniel Malavergne alla tuba, Sandy Rivera alla marimba, al vibrafono ed alle percussioni, Michel Marre alla tromba.

I brani sono : Matelote e Tarantella al melograno

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