sabato 24 agosto 2013

La nuova Imu

Luciano Granieri


Entro fine  agosto il governo dovrà prendere una decisione definitiva sui destini dell’Imu. Non sono un tecnico catastale né un urbanista, nonostante tutto provo a suggerire una proposta seria in merito al trattamento fiscale della prima casa.  

Sottolineo seria, perché la soluzione che va per la maggiore, cioè l’abolizione totale dell’imposta,  non è seria per due motivi fondamentali. Il primo perché a proporla è l’associazione a delinquere che occupa il Parlamento e la utilizza  come mera propaganda all’avanzo di galera, capo della  suddetta associazione,  che siede  abusivamente   in   Senato.  Il secondo perché un qualsiasi progetto di  legge, come quello proposto dal già citato avanzo di galera,  se  non ha copertura finanziaria è impraticabile e quindi poco serio. 

Per evitare le solite accuse di sfascismo e provare a fornire un piccolo contributo alla causa  propongo il seguente ragionamento. Condividendo il giudizio per cui non è giusto tassare un bene  necessario alla vita delle persone, spesso realizzato con enormi sacrifici, ritengo sacrosanto togliere l’imposta sulla prima casa. 

Risulta però che coloro i quali  sono riusciti a costruirsi un alloggio al prezzo di privazioni e rinunce abitino in case del tutto normali. Chi invece possiede ville, villini e altre sciccherie simili, ha realizzato la sua magione non a prezzo di particolari sacrifici personali, ma probabilmente imponendo rinunce e privazioni ad altri. 

Ai primi va tolta l’Imu.  Ai secondi, al contrario,  l’imposta deve essere aumentata per un importo quantomeno necessario a  recuperare gli introiti mancanti dall’esenzione della tassa applicata a chi possiede una casa normale. 

Per entrare maggiormente nel merito della questione. Il gettito della   prima rata sulle prime case , quella che è stata abolita  giugno per capirci  ammonta a 4 miliardi di euro. Con la nuova rimodulazione, tenendo presente le categorie catastali, i possessori di immobili A/2, abitazioni di tipo civile - A/3 abitazioni di tipo economico- A/4 e A/5 abitazioni di tipo popolare e ultra popolare – A/6 abitazione di tipo rurale, sarebbero esentati dal pagare la tassa. Il gettito mancante derivato da questa agevolazione verrebbe compensato da un aumento dell’imposta a carico dei possessori di immobili catalogati con le categorie A/1 – A/7 – A/8 – A/9  - A/10, ovvero abitazioni di tipo signorile, ville villini, castelli o palazzi storici di eminente pregio artistico e storico, uffici e studi privati. 

E’ compresa l’esenzione anche per i locali destinati a opificio e ad attività produttive, (banche ed istituti finanziari esclusi). Sulle seconde e terze case invece la mannaia dovrebbe essere implacabile. Prima di adottare questa soluzione però i comuni dovrebbero procedere ad una verifica del rispetto delle categorie catastali relativa agli immobili presenti nel territorio. Potrebbe capitare infatti che  ad un edificio accatastato come stalla, corrisponda una mega villa. 

Già che ci siamo superiamo l’Imu e azzardiamoci ad ipotizzare un nuovo piano casa. Chi  si appresta a costruire un nuovo immobile o un gruppo di villini, proprietari o fondazioni edilizie che siano, avrà  l’obbligo di vendere  o occupare gli alloggi edificati entro un anno dalla loro certificazione di abitabilità. 

Se ciò non accadrà  significa che queste case non rispondono alla domanda abitativa del luogo. O perché non ci sono abitanti a sufficienza, o perché, e la cosa è molti più frequente, il prezzo è troppo elevato e non esistono persone che possano premettersi una tale residenza. 

Dunque se entro un anno questi alloggi non verranno occupati, saranno espropriati dal comune che li destinerà ad edilizia popolare, a ospitare rifugiati politici o indigenti. Così si risolverebbero tante  drammatiche vicende come quella che ha visto protagoniste le famiglie sfrattate di Cassino, per cui non esisterebbe più gente senza casa e case senza gente. E’ una proposta troppo comunista?  Sicuramente,  ma sarebbe ora che un po’ di sano comunismo, una decongestionante fase di dittatura del proletariato, s’impossessasse della scena governativa. Sa dio, anzi Marx,  quanto sarebbe salvifico! 

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