mercoledì 4 settembre 2013

Nasce a Frosinone il comitato promotore per la difesa della Costituzione

Luciano Granieri

Anche il sottoscritto ha partecipato al primo incontro per la difesa della Costituzione  tenutosi a Frosinone presse la sede della Confederazione  Italiana Agricoltori, organizzato dal costituendo Comitato promotore per la difesa della Costituzione. 

Ho aderito al comitato  che,  in sede locale vede la partecipazione di esponenti locali di partito, movimenti e sindacati:  Sel, M5S,  PdCI, Rifondazione, FIOM Cgil, ANPI . Il programma  consiste nel  promuovere la firma dell’appello in difesa della Costituzione proposto  dal “Fatto Quotidiano e aderire al percorso pianificato in difesa della carta  da Stefano Rodotà, Maurizio Landini FIOM,  a cui si sono aggiunti Gustavo Zagrebelsky  di Libertà e  Giustizia, don Luigi Ciotti di Libera e  Lorenza Carlassarre , l’ex saggia  che ha abbandonato i 42 membri  della commissione riforme  incaricati di mettere a punto le riforme istituzionali,   in polemica con le modalità operative e decisionali imposte dall’esecutivo  

Il percorso prevede la costituzione di comitati locali che l’8 settembre potranno dare vita ad un’assemblea nazionale a Roma e  indire una manifestazione, sempre nella capitale,  per il 5 ottobre prossimo. All’incontro organizzato per costituire il Comitato di Frosinone, hanno partecipato i deputati Nazareno Pilozzi di Sel e Luca Frusone del  Movimento 5 Stelle. 

I parlamentari,  esponenti della minoranza,  hanno illustrato alla platea le enormi difficoltà e la strenua lotta che stanno affrontando in Parlamento per bloccare l’approvazione del progetto di legge costituzionale che intende manomettere, seppure in deroga, l’articolo 138. Come è noto questo articolo regola le modalità per modificare la seconda parte della costituzione. 

Essendo la materia estremamente delicata l’art. 138 impone che la proposta di modifica costituzionale debba essere approvata dai due terzi del Parlamento attraverso quattro votazioni in aula, due alla Camera e due al Senato.  I passaggi fra le camere devono avvenire in un  arco di tempo previsto per ogni convocazione di tre mesi.  Nel caso in cui dopo i quattro passaggi alle camere, che avverranno quindi  almeno in un anno,  il disegno di riforma costituzionale fosse  approvato a maggioranza semplice, cioè con una maggioranza inferiore ai due terzi del Parlamento, si dovrà consultare il popolo per chiederne   l’approvazione a mezzo referendum confermativo. 

 Nelle intenzioni del governo si vorrebbe ridurre il tempo di passaggio fra una Camera e l’altra da tre mesi a 45 giorni, in modo da velocizzare l’approvazione delle riforme costituzionali proposte dai 42 saggi nominati dal Presidente della Repubblica. Tali proposte, fra l’altro,  non potranno essere emendate, è  quindi del tutto evidente che  si agirebbe secondo le modalità di un decreto legge prassi del tutto fuori luogo per la discussione di modifiche alla Costituzione. 

Dopo l’illustrazione da parte  dei parlamentari di queste perverse e contorte dinamiche è iniziato il dibattito che ha visto protagonisti esponenti di partiti movimenti e sindacati. A moderare gli interventi  è stato   il segretario provinciale del PdCI Oreste Della Posta. Al di là del fatto che tutti hanno aderito al Comitato, il dibattito si è sviluppato attraverso contributi differenti fra di loro. 

Molti hanno puntato l’ìndice sulle dinamiche di esproprio del potere legislativo al Parlamento da parte dell’esecutivo, altri hanno messo in risalto le storture anticostituzionali della legge elettorale.   C’è  stato chi ha fatto notare come si stia compiendo il piano pidduista, Rinascita Democratica. Con il sovvertimento del dettato costituzionale a cui manca la sottomissione della magistratura al potere politico e la svolta presidenzialista per realizzarsi completamente.  

Angelino Loffredi del blog Unoetre  ha messo in risalto come in nome della difesa della Costituzione si  stesse riformando un movimento  unitario comprendente esponenti di formazioni  spesso in contrasto fra di loro. Una partecipazione ampia che va da Sel alla FIOM, dal Prc al PdCI, dal Movimento 5 Stelle alla CGIL, all’ANPI, fino ad arrivare ad esponenti di posizioni molto radicali come il sottoscritto e Francesco Notarcola della consulta delle associazioni e presidente dell’Osservatorio Peppino Impastato.  

Proprio dal mio intervento, da quelli di Giovanni Morsillo presidente provinciale dell’Anpi  e di Francesco Notarcola è scaturita una analisi che è andata oltre il presente e ha messo in luce come la Costituzione  sia stata fatto oggetto in passato di continui attacchi da parte di una classe borghese che ha sempre mal digerito l’architettura solidaristica della Carta. 

Se fino ad oggi si è minimizzato e anzi si sono agevolati continui strappi ai danni dello spirito costituzionale, diventa ora difficile arginare l’assalto definitivo al sistema di protezione dell’articolo 138. Nessuno nelle varie legislature che si sono succedute dal dopoguerra ad oggi si è battuto affinchè, ad esempio,  l’articolo 41 venisse rispettato totalmente.  Non solo nella prima parte dove si promuove la libertà dell’iniziativa privata,  ma anche nella seconda dove si precisa che la medesima  iniziativa  privata non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana. I molteplici casi di aziende che chiudono per delocalizzare la produzione all’estero lasciando nel dramma della disoccupazione intere famiglie, sta a dimostrare come l’articolo 41 sia stato sempre disatteso. 

E che dire dell’art.33 in cui si determina la titolarità assoluta dell’istruzione pubblica,  e si concede il diritto ad enti privati di istituire scuole ed istituti di educazione, senza oneri  per lo Stato?  Una norma che   per  decenni    è stata disattesa  e lo è ancora di più oggi per foraggiare le scuole private cattoliche ed altri istituti funzionali a formare le future classi elitarie. 

Di esempi come questi ce ne sono molti altri. Ma ciò che è ancora più grave riguarda gli sfregi anche lessicali che ancora oggi si perpetuano ai danni dello spirito Costituzionale. La parola “Premier” è anticostituzionale, esiste il Presidente del consiglio. Indire le primarie per far scegliere agli elettori  il candidato premier che verrà scritto sulla scheda elettorale è profondamente anticostituzionale . Il Presidente del Consiglio (non il premier) viene nominato dal Presidente della Repubblica e non dagli elettori. Eppure queste storture sono ancora oggi maldestra consuetudine che coinvolge anche un partito, Sel, il quale sostiene  il comitato in difesa della Costituzione.  

In conclusione la lotta per la difesa della Costituzione è sacrosanta, ma si  deve partire dalla consapevolezza che è necessario adoperarsi affinchè  venga finalmente attuata e rispettata rigorosamente. E’ difficile difendere un fortino quando già gran parte delle sue strutture difensive sono  state espugnate senza neanche combattere. 

 Dunque  con entusiasmo ho aderito al comitato.  Attraverso Aut e con la collaborazione del blog Unoetre,  che condivide con noi questa battaglia, informeremo e daremo conto della varie iniziativa che animeranno questo progetto. Resta il fatto però che la difesa della Costituzione deve essere un impegno permanente e costante e non plasmabile ad esigenze che con lo spirito costituzionale non hanno nulla a che fare.

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