Barbera
Augusto, De Vergottini Giuseppe, docenti dell’Università di Bologna, Salazar Carmela,
dell’Università di Reggio Calabria, Violini Lorenza, dell’Università di Milano,
Caravita di Toritto Beniamino, della sapienza di Roma, sono fra le 38 persone
denunciate dalla guardia di finanza di Bari per truffa, corruzione, atti contrari ai doveri d’ufficio e falso
ideologico per aver costituito un’associazione a delinquere allo scopo di
pilotare negli ultimi tre anni i concorsi nella università italiane.
Che c’è di
così clamoroso! Ci troviamo di fronte all’ennesima brutta storia
di corruzione maturata nell’ambiente
accademico. Ma non è tutto. La professoressa Violini aveva appoggiato la legge
ad personam del legittimo impedimento, dichiarata incostituzionale dalla Consulta.
De Vergottini e Caravita di Toritto avevano firmato un’appello in favore del
lodo Alfano, anch’esso cassato dalla Corte Costituzionale perché violava gli
articoli: 3 (principio di uguaglianza) e 138 (procedimento per la revisione
della Costituzione e per l’approvazione delle leggi costituzionali)
quest’ultimo non a caso ritornato sotto attacco del governo Letta 2.0.
Inoltre Caravita di Toritto e De
Vergottini, insieme con un certo Zanon,
firmavano un parere “pro veritate” a sostegno del ricorso inoltrato a
Strasburgo da Berlusconi contro la legge Severino. Un documento nel quale si sosteneva la ben nota tesi delle
inapplicabilità della pena di decadenza per reati commessi prima della
promulgazione della legge stessa. Parere originale in quanto, come spiegato più
volte da illustri giuristi, la Severino
non determina una pena, ma un atto da applicare in conseguenza di una pena, per
cui se non si definisce una pena non si possono neanche definire i tempi della
sua applicabilità. Ma perché scandalizzarsi anche di questo?
Non sarà né la prima né l’ultima volta che accademici indagati per
truffa e associazione a delinquere, si spendono a venire in soccorso di ben
noti e accertati delinquenti, mostrando consapevolmente o inconsapevolmente la
loro incompetenza in materia costituzionale. Già perché scandalizzarsi?
Stavolta un motivo ci sarebbe. Si da il
caso infatti che Barbera, De Vergottini, Salazar, Violini e Caravita di
Toritto, facciano parte dei 42 saggi, nominati per decreto da Letta, su input di Napolitano, incaricati di
stravolgere la Costituzione. E per approvare in tempi brevi i loro strafalcioni
si sta tentando di manomettere per via parlamentare le difese dell’articolo 138.
Dal momento che si aspira a modificare, di fatto, anche
la prima parte della Carta, ossia i
principi fondamentali, ammesso
che tale operazione fosse ritenuta così
indispensabile, decenza vorrebbe che in luogo dei saggi si eleggesse una costituente formata da giuristi votati
dal popolo.
Perché è chiaro che la Costituzione non va toccata, ma se proprio
si ritenesse necessario il suo sovvertimento, che sia un collegio di
rappresentanti democraticamente eletti a
farlo e non ambigui giuristi definiti insigni solo dalla parte politica a cui
interessa lo smembramento di importanti tutele sociali.
E’ evidente come tutta questa operazione sia l’ennesimo e
forse più subdolo tentativo di rimuovere l’ultimo ostacolo all’alienazione
della partecipazione politica dei cittadini, al pieno dispiegamento del potere capitalistico
finanziario, al libero fluire dell’accumulazione di risorse per pochi, con il
conseguente aumento della diffusione della povertà per molti.
E’ quindi ancora
più impellente scendere in piazza sabato 12 ottobre per difendere la Costituzione come
ultimo baluardo dei principi di uguaglianza e solidarietà. E, a seguito del
genocidio di Lampedusa, è necessario esibire, durente il corteo, il lutto al braccio
perché le stragi del mediterraneo indicano brutalmente che anche l’articolo 10
della Costituzione non viene rispettato nel suo principio per cui si afferma che “Lo straniero, al quale sia impedito nel suo paese l’effettivo esercizio
delle libertà garantite dalla Costituzione italiana, ha diritto d’asilo nel
territorio della Repubblica secondo le condizioni stabilite dalla legge”. Arrivederci
a Roma
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