mercoledì 23 ottobre 2013

Quelli che se la cantano e se la suonano

Luciano Granieri




La manifestazione del 19 ottobre sarà riuscita? Non sarà riuscita? Probabilmente fra noi che ce la raccontiamo e ce la suoniamo il 18 e 19 ottobre non possono essere che valutati come un successo. Forse per la prima volta le ragioni del diritto alla casa, al lavoro, all’istruzione, alla salute, alla sovranità dei cittadini sul proprio  territorio,   insieme alle ragioni dei migranti che ogni giorno  subiscono privazioni e soprusi,  si sono imposte tutte insieme  nella  piazza.  Probabilmente c’è stato un primo forte segnale di rottura della guerra fra poveri. Finalmente invece di addossare le colpe della propria precarietà al vicino si è indirizzata la rabbia verso il vero colpevole che è la dittatura ultra liberista messa in atto dai governi europei, compreso quello italiano. Un segnale importante senza dubbio, ma temo confinato fra noi che ce la cantiamo e ce la suoniamo. La contro offensiva, ormai consolidata dell’establishment finanziario, dispiegatasi  con  il solito abnorme arsenale di delegittimazione e derubricazione dei soggetti in piazza da persone che lottano per la giustizia sociale a pericolosi black blok, ha sortito il suo effetto.  Addirittura la paura ha colto anche i manifestanti stessi,  diffidenti e terrorizzati da possibili infiltrazioni di violenti. Chi   non era riconoscibile nel proprio spezzone di corteo era immediatamente sospettato di essere un sabotatore. L a cultura del sospetto ha, in alcuni momenti ingessato la protesta creando delusioni e malumori.  Molti hanno partecipato  spontaneamente rappresentando solo se stessi e hanno dovuto subire l’ostracismo della diffidenza  .  La macchietta andata in scena davanti al ministero dell’ economia  è diventato il solo e unico evento documentato dai media.  Dobbiamo imparare a ribellarci ancora più fermamente allo sconvolgimento della realtà. Perché purtroppo , anche se in misura minore il messaggio prevalente che hanno fatto passare, fra quelli che non se la cantano e se la suonano come noi, è che i soliti guastatori, anche se stavolta  si sono limitati nel mettere a ferro e fuoco la città, hanno comunque danneggiato i negozianti del centro che sono dovuti rimanere chiusi perdendo centinaia di migliaia di euro e hanno deturpato   Porta Pia con le loro tende piene di negri e disadattati.  Il problema  è che la cassa di risonanza della menzogna è suonata da partiti, movimenti e organi di stampa così detti riformisti. L’edizione di domenica di Repubblica è stata scandalosa. Due pagine dedicate allo  scontro davanti al ministero dell’economia  e null’altro. La manifestazione è stata un semplice problema di ordine pubblico. La realtà vera è che per provare ha rompere il muro di indifferenza di quelli che non se la cantano e se l suonano, bisogna sbarazzarsi quanto prima dalla melma riformista  che avvolge nel su pantano buonista ogni tentativo di rivolta. Prima lo si capirà e meglio sarà.

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