Giustizia e carità sono principi che ogni uomo deve rispettare, perché costituiscono
la base dei diritti naturali della persona umana . Gli uomini liberi danno vita
ad uno Stato non per annullare i diritti
naturali, ma per salvaguardarli . Se il governo non agisce in conformità con
questi fini, il popolo ha il diritto di ribellasi e di abbatterlo. La
ribellione è appunto la garanzia del
rispetto dei diritti naturali.
Questi concetti sembrano attualissimi ma
risalgono alla fine del ‘600. Si trovano scritti nel “Trattato sul governo” di
John Locke. E’ la prima teoria della rivoluzione basata sull’appello alla ragione
e i diritti degli uomini. Circa quattro secoli dopo il concetto di dritti
naturali della persona umana si è riqualificato nella definizione più generale di diritto all’esistenza che racchiude al suo
interno l’entità dei beni comuni. Ossia quei beni giuridicamente definiti come indispensabili per
la soddisfazioni dei bisogni
fondamentali delle persone.
Ovvero , l’accesso all’acqua, al cibo, alla
conoscenza ,da diffondere anche con l’utilizzo
della rete, ai farmaci essenziali, alla tutela del territorio. Come al solito
la nostra Costituzione è illuminante anche su questa materia. L’art 43 infatti
sancisce che la gestione dei servizi
pubblici essenziali sia da affidare a comunità di lavoratori o utenti.
Attualizzando il pensiero di Locke,
non solo è possibile ribellarsi ad un governo che non legifera per la difesa del diritto naturale all’esistenza sancito dalla tutela dei beni comuni, ma è
doveroso, perché la ribellione è garanzia del rispetto di questi diritti.
E' obbligo civico e indispensabile
ribellarsi a quei governi che hanno favorito la privatizzazione dell’acqua, che,
imponendo le regole ultraliberiste, hanno
concesso mano libera alle multinazionali in materia di imposizione di copyright
sui semi genericamente modificati, sullo sfruttamento intensivo dei terreni
agricoli, privatizzando di fatto la filiera agroalimentare, hanno consentito
alle stesse multinazionali di speculare e accumulare enormi profitti sulla diffusione dei farmaci essenziali, hanno promosso la privatizzazione in generale della sanità. E, infine, hanno permesso il saccheggio del territorio
fornendo terreno alle scorribande cementizie degli speculatori
fondiari colpevoli di devastazioni ambientali che spesso presentano il conto con alluvioni e frane. Un conto salato in termini di danni alla
comunità e di perdita di vite umane come testimonia l’ennesima tragedia di
queste ore in Sardegna.
Dal momento che
questi governi sono emanazione politica di un potere più ampio e ramificato
incarnato nel capitalismo finanziario ultraliberista, ecco che il dovere civile
della ribellione si deve esercitare, per diventare realmente efficace, contro il capitalismo in generale. Lo dicono
i movimenti anticapitalisti, i vari movimenti occupy, ma soprattutto già
quattocento anni fa lo diceva Locke e
con lui Brauch, Spinoza, Pufendorf,
tutti quei filosofi e giuristi europei che
alla fine del ‘600 si battevano per il
rispetto dei diritti naturali dell’uomo.
E’ tempo quindi di riappropriarsi del vero
concetto di difesa dei propri diritti, non più basato sulla loro elemosina
quasi fossero privilegi , regalie elargite dai potenti , ma come patrimonio inalienabile naturale dell’umanità,
da difendere anche con la rivoluzione. Una rivoluzione civile sancita dalla storia.
Nessun commento:
Posta un commento