venerdì 6 dicembre 2013

L’UOMO DI FRONTE ALLE CATASTROFI NATURALI VA TUTELATO

Giuseppina Bonaviri
Dibattiamo sulla tutela del cittadino agli eventi naturali

Non dobbiamo arretrare, in questo particolare momento storico, dove virtù e saperi di uno Stato garante della tutela dei cittadini e dei loro diritti appare sempre più esiguo. Non ci si può arrendere all’evidenza di amministratori che, dimentichi della loro missione di servizio ad intere popolazioni,  non garantiscono equità di prestazioni verso il loro elettorato e si disinteressano al loro territorio, svendendolo. Non ci possiamo, però, consentire scoramenti mentre la nostra indignazione freme. Ma altresì, non possiamo biasimarci e piangere sulle ceneri ardenti lasciateci in patrimonio ripensando a quello che fu il Bel Paese ora  decadente. Tocca alla base rilanciare seriamente azioni  e virtù del fare.
La Rete La Fenice, da sempre attenta alle logiche innovative, politiche sociali ed ambientali locali ha messo in atto, con il supporto tecnico di esperti -a partire dal 12 dicembre degli incontri aperti  a cui si alterneranno escursioni esterne sul nostro territorio provinciale - un ciclo di conferenze con interventi diretti alla salvaguardia e protezione del cittadino che, lasciato solo, oggi si ritrova a doversi difendere da eventi naturali come terremoti,  alluvioni, frane spesso causate dalla non curanza o dai ritardi accumulati da enti, amministrazioni,  categorie di settore che tra burocratizzazione, malaffare, incapacità sfuggono ai propri doveri. Si affronteranno le criticità presenti nel capoluogo e di tutte quel le zone a rischio della nostra provincia.
Un uso saggio del territorio può ri­durre i danni provocati dalle catastrofi naturali. Quando si parla di ambiente e di tutela degli equilibri naturali non si fa mai vuota retorica, ma si pone l'attenzione su un pro­blema di estrema importanza . Chi può difendere il territorio meglio di chi ci abita? Chi ne ha più interesse? Appare utile, allora, sensibilizzare i cittadini che in tal modo sapranno anche intervenire autonomamente con  interventi preventivi per la propria salute.  Nulla vieta che la volontarietà della cittadinanza attiva, sotto dovuto tutoraggio, arrivi dove non ce la fanno i servizi con operazioni, ad esempio,  di pulizia dei letti di fiumi o operazioni di rimboschimento contro le frane e altri possibili interventi a difesa del territorio ma anche per potere fronteggiare situazioni imponenti  di pericolo tramite azioni di aiuto reciproco .
Le catastrofi naturali non sono poi tanto lontane da tutti noi per cui ci pare che par­lare dei rischi che conseguono ad un uso improprio del territorio, che non tiene conto del­l'impatto ambientale, non  fa inutile allarmismo anche perché, troppo spesso,  assistiamo a drammaticità causate da disinvolte dimenticanze speculative o immobiliari  -passati gli interrogativi del giorno dopo, passata l'emergenza- che tendono a devasta­re il territorio. Gli effetti dannosi possono dal­l'uomo essere contenuti con una saggia ope­ra di prevenzione e con l’ uso  razionale e rispettoso degli equilibri am­bientali. Per giunta la tecnologia con i suoi sofisticati sistemi  di avvistamento e trasmis­sione dei dati attraverso le reti satellitari, può rendere possibile in tempi reali la salvezza di intere popolazioni. Non ci può essere consumo del territorio e del suolo senza un adeguata pianificazione ambientale che rimane, dalle nostre parti, solo scritta sulla carta.
Il Prof.Mario Catullo Gentilcore, tra gli ideatori, ci ha illustrato i rischi tecnico funzionali di alcune tra le situazioni pericolose che possono intervenire  a Frosinone come quelle dei sotto passaggi  della città capoluogo, a partire dalla stazione ferroviaria. Molte zone della città, come appunto i sottopassaggi , risultano a rischio esondazione ossia alluvione perché, essendo stato il fiume Cosa costretto nella sua canalizzazione da cementificazioni inadeguate negli anni e da pompe elettriche inserite e nascoste dietro i muri degli stessi viadotti non è stato posto il dovuto rispetto alla fascia fluviale. Per giunta la situazione appare aggravata dal fatto che questo eccesso di cemento a ridosso del fiume non consente la giusta e naturale espansione delle acque che, di conseguenza, vanno ad erodere direttamente la base della collina su cui giace il centro storico di Frosinone che, anche per questo, continua  a franare. Un grave rischio, poi, è presente per monumenti storici come i ponti dell’età romana presenti sul fiume, che necessiterebbero invece di tutela e rispetto adeguato, dove in alcune particolari condizioni atmosferiche l’ acqua non scorre sotto i ponti ma passa sopra con le conseguenze immaginabili.  I rischi ambientali si trasformano velocemente in rischi sanitari che vanno così ad aumentare la difficoltà di gestione dei pochi fondi comunitari anche delle zone limitrofe.
Dobbiamo affrontare sobriamente e con determinazione la riqualificazione urbana e delle periferie della nostra terra di concerto con le città metropolitane e i comuni della macroarea per fronteggiare il gravissimo problema del dissesto idrogeologico in un piano infrastrutturale più vasto e comprensoriale dei servizi. Il disordine urbanistico va fermato al di là degli schieramenti  storici di parte.

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