mercoledì 26 febbraio 2014

Il reddito rende liberi II appuntamento

Osservatorio Peppino Impastato


Sabato 1 marzo presso la saletta dei soci Coop, in via Monti  Lepini a Frosinone, a partire dalle 16,30 si terrà la seconda parte del seminario “Il reddito rende liberi”. Nel primo incontro del 22 febbraio scorso, abbiamo visto come la crisi quantitativa e qualitativa del lavoro, combinata con una forma di welfare inadeguato, abbia contribuito ad incrementare i livelli di povertà delle famiglie italiane rendendo quindi  indispensabile una forma di sostegno al reddito. In particolare, nel corso del primo appuntamento,    abbiamo ripercorso  la storia del lavoro e la sua incidenza sul progresso, o regresso,  civile e sociale    nelle società occidentali dalla rivoluzione  francese ad oggi. Congiuntamente a quest’analisi  sono state illustrate le inefficienze  e le inadeguatezze del nostro welfare state. In questo secondo incontro, ci concentreremo sulle diverse forme di protezione al  reddito. Ripercorreremo l’evoluzione storica  di questa misura , dalle prime espressioni arcaiche del ‘600, fino ad oggi. Analizzeremo  le differenze fra   reddito minimo garantito, reddito di cittadinanza universale, reddito base d’inserimento e dividendo europeo, specificando l’efficienza, in termini di protezione sociale,  i costi e le coperture  finanziarie necessarie  per   ognuna di queste forme.  Illustreremo inoltre le varie posizioni , favorevoli o contrarie a questa misura,   espresse da economisti e personalità del mondo accademico. 

Di seguito pubblichiamo i video proiettati nel corso del primo appuntamento.  La base di partenza, nel discutere sulla crisi del lavoro, riguardava la funzione sociale che questo ha rivestito dalla sua forma liberata, cioè dalla rivoluzione francese, fino ad oggi.  Il lavoro era ed è elemento distintivo del diritto di cittadinanza e di inclusione sociale, o è strumento di controllo sociale al servizio del capitalismo?  La frase emblematica “Il lavoro rende liberi” evoca la libertà civile, o l’immagine dei campi di concentramento?  E’ questo il senso della prima video clip, con le musiche degli Area, in particolare il brano Arbeit macht frei. La seconda clip con le musiche di Daniele Sepe  su un frammento del film di Charlie Chaplin “Tempi moderni”  è una rapida ma  efficace illustrazione del modello di fabbrica fordista.  Il paradigma taylorista-fordista-keynesiano è stato oggetto di un’attenta analisi nel seminario, inserito in un percorso partito dall’operaio di mestiere ottocentesco,  all’operaio di massa, fino al lavoratore precario figura tipica dell’era dell’accumulazione flessibile.  Altri video saranno proiettati anche nel secondo appuntamento di sabato prossimo.

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