La giornata mondiale dell’acqua non poteva essere onorata
meglio. Sabato scorso 22 marzo il
coordinamento dell’acqua pubblica di Frosinone ha convocato stampa e cittadini
per annunciare l’avvenuta approvazione, all’unanimità da parte della Regione
Lazio, della legge relativa alla “Tutela, governo e gestione pubblica delle
acque”. Severo Lutrario, portavoce del
coordinamento, insieme con Fulvio Pica e
Nadir Alkadibi del coordinamento di Torrice, che ha seguito da vicino le
operazioni di voto alla Pisana, hanno
spiegato l’eccezionale importanza che riveste l’approvazione di questa legge.
Una procedura straordinaria e unica per
come si è determinata.
La legge sulla
tutela, governo e gestione pubblica delle acque è il primo provvedimento di iniziativa
popolare proposto all’esame del
Consiglio regionale, grazie alla raccolta di 37.000 firme e la sottoscrizione
di 40 Comuni, che è stato effettivamente discusso e posto a votazione da un’istituzione pubblica. Il
diritto sancito della Costituzione sull’obbligatorietà dell’ esame delle leggi di iniziativa
popolare, non è stato mai riconosciuto ai cittadini a nessun livello, né locale
e men che meno nazionale. Ciò che è avvenuto quindi presso la Regione Lazio è
un evento fino ad oggi unico anche se
dovrebbe costituire la norma.
Il secondo
elemento di straordinaria rilevanza è che la legge approvata dalla Regione è
una delle prime, se non la prima, che
ristabilisce e applica quanto i
cittadini hanno sancito in materia di gestione pubblica e partecipata del
servizio idrico con il referendum del
2011. Un risultato epocale anche per i
movimenti per l’acqua pubblica, per le associazioni e i cittadini del
Lazio che attraverso il referendum prima,
e l’approvazione della legge
d’iniziativa popolare poi, hanno imposto alla politica spesso schiava delle
lobby multinazionali il rispetto di un
principio inderogabile quale quello
dell’indisponibilità al lucro di risorse
naturali come l’acqua .
La normativa
approvata dalla Regione Lazio all’art.2 stabilisce che “L’acqua è un bene comune e un dritto umano universale. La
disponibilità e l’accesso individuale e
collettivo all’acqua potabile, in attuazione dei principi costituzionali, sono
garantiti in quanto diritti inalienabili ed inviolabili della persona” Inoltre all’art. 4 si stabilisce che ”…..la gestione del servizio idrico
integrato deve essere svolta nel
rispetto dei principi costituzionali, degli esiti referendari…….inoltre la medesima gestione deve essere svolta senza
finalità lucrative e ha come obbiettivo il pareggio di bilancio, persegue
finalità di carattere sociale e ambientale ed è finanziata attraverso risorse
regionali e meccanismi tariffari"
.
Come si vede è un’imposizione,
nero su bianco, dei principi espressi del referendum. Un ulteriore elemento fondamentale introdotto è il
finanziamento del servizio che è di origine tariffaria ma anche sovvenzionato
dai fondi regionali, dunque pubblici . Altro aspetto importante inserito nella norma è il riassetto
territoriale con la definizione di degli
Ambiti di Bacino Idrografico (Abi), zone entro
cui verranno disciplinate la
cooperazione fra gli enti locali, le modalità per l’organizzazione e la gestione
del servizio attraverso il governo delle
varie fasi su cui esso si struttura: la captazione, l’adduzione e la distribuzione
dell’acqua, gli impianti di fognatura e di depurazione il trattamento delle acque reflue.
In pratica negli Abi sono direttamente i comuni responsabili del
corretto funzionamento del
servizio. A loro è demandato il
controllo sulle eventuali perdite della rete idrica. Inoltre qualsiasi proposta
o decisione che un rappresentante del Comune porterà in sede di conferenza dell’Abi dovrà essere il frutto della
discussione e votazione all’interno del
consiglio comunale,il quale dovrà deliberare
anche con il concorso della diretta
partecipazione dei cittadini.
Si determina quindi un’ organizzazione totalmente
diversa da quella adottata fino ad ora, basata sugli Ambiti territoriali ottimali
(ATO). Un carrozzone dove i sindaci
coinvolti, la cui funzione dovrebbe essere quella di
vigilare nell’interesse dei cittadini sul rispetto dei contratti da parte del
gestore privato, non hanno neanche
contezza della conformazione degli impianti, degli investimenti realmente
effettuati dalla controparte, non
possono o non vogliono tutelare gli interessi della comunità spesso operando
nell’interesse di quello stesso gestore che dovrebbero controllare.
Questi sindaci, partecipano alla conferenza
senza aver ricevuto alcun mandato dai propri consigli comunali, possono
allinearsi senza alcuna responsabilità verso la collettività ai desiderata delle multinazionali di
turno. Lo spettacolo che ha offerto e
tutt’ora offre, la maggioranza dei sindaci dell’Ato di Frosinone è
ignobile. Acea ha potuto fare e disfare
a proprio piacimento, non investire i fondi promessi ,
imporre aumenti tariffari retroattivi e bollette
fuori controllo, minacciare gli utenti,
senza che la conferenza di sindaci ponesse la minima obiezione.
I sindaci non hanno neanche avuto la forza di
invocare la rescissione del contratto per colpa nei
confronti di Acea , una prerogativa che
la mala gestione del gestore privato, ampiamente comprovata, avrebbe
dovuto essere esercitata con forza e decisione. Una serie di misfatti si è
dispiegata indisturbata negli anni , culminata con la determinazione delle tariffe avvenuta il 5 marzo scorso. Una
pianificazione tariffaria ottenuta secondo una procedura illegale, basata non
sul piano operativo, che qualora fosse esistito, avrebbe svelato la più che insufficiente
qualità del servizio e previsto il
pagamento di penali, ma prendendo a modello il piano tariffario del tutto
aleatorio e superficiale dell’”Autorità
dell’Energia Elettrica e Gas” gravato da ulteriori aumenti.
Il tutto per assicurare ad Acea
una tariffa più che congrua ai propri profitti e assolutamente vessatoria per i
cittadini. Con l’approvazione della nuova legge regionale tutto ciò non sarà
più consentito. Il controllo sul gestore
pubblico, e non più privato, avverrà da parte dei consigli comunali e dei
cittadini. Sabato 22 marzo, giornata dell’acqua, i cittadini del Lazio hanno celebrato
una vittoria epocale. Il riconoscimento
di un diritto fondamentale, come l’accesso
all’acqua, strappato con la
mobilitazione caparbia e condivisa, alla speculazione del capitalismo finanziario
supportato dalla politica dei comitati elettorali. La via è tracciata non rimane che perseguirla
con maggiore tenacia.
Di seguito i video della Conferenza.
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