sabato 15 marzo 2014

Il paradigma taylorista applicato alla sanità. Ecco la nuova frontiera

Luciano Granieri

Giovedì scorso, 13 marzo, anche il sottoscritto ha partecipato all’incontro con la dottoressa Isabella Mastrobuono  direttrice della Asl di Frosinone.  La mia partecipazione era in rappresentanza dell’Osservatorio Peppino Impastato di Frosinone, una delle  34 associazioni con cui la neo dirigente dell’azienda sanitaria provinciale intendeva confrontarsi per ragionare sulla drammatica situazione della sanità nella nostra Provincia  .  

Per cercare di illustrare al meglio l’infinità di problemi che di fatto impediscono nel nostro territorio la piena attuazione del dettato costituzionale sul   diritto alla salute riconosciuto ad ogni cittadino,  ciascuna associazione, avrebbe dovuto illustrare una criticità. Noi dell’Osservatorio avremmo dovuto porre il tema delle liste di attesa e dell’attuazione del decreto 314 2013, da parte della Asl  che regola tale materia.  Non è stato possibile affrontare la questione, per problemi di tempo.  Per  lo stesso motivo  altri temi, come la drammatica situazione del pronto soccorso,  il trasferimento del centro trasfusionale,  la carenza di posti letto, non sono stati compiutamente sviscerati.  

La dottoressa Mastrobuono,  comunque ci ha fornito un quadro di come sarà organizzata la sanità nel prossimo futuro   nella nostra provincia e non solo.  Su tali aspetti vorrei  proporre alcune considerazioni  che, tengo a precisare, sono a carattere del tutto personale.  Lascio da parte le  stronzate profuse  a piene mani  degli idioti del terzo millennio presenti all’incontro,  non  sappiamo a che titolo, visto che i principali devastatori della sanità del Lazio sono camerati  da loro un tempo venerati. Sorvolo anche  sulla  disgraziata abilità che questi  ignoranti  hanno  nello  strumentalizzare problemi seri per pisciare fuori dal pitale.  

Preferisco concentrarmi su quanto ha illustrato la Mastrobuono.  Ho appreso che il fulcro del sistema sanitario 2.0 sono le Case della Salute. Dei presidi sanitari di prossimità, nella nostra Provincia  saranno quattro,  in cui  verrà  attivata “Una rete di servizi per le assistenze primarie”.   Detto in parole meno asettiche nelle case della salute verranno interconnessi,  i servizi di accettazione, con i laboratori di analisi, di radiologia e di altri esami diagnostici, in aggiunta alle prestazioni ambulatoriali  di terapia  medica e di chirurgia a media complessità.  Solo i malati più gravi, i codici rossi per intenderci, dopo essere stati stabilizzati, verranno trasferiti presso gli ospedali. Per far funzionare il tutto ci si avvarrà di una guardia medica, di  medici generali presenti a turno 12 ore , di  specialisti incaricati di fornire prestazioni e a basse e media complessità, ma soprattutto fondamentali saranno gli infermieri specializzati che dovranno coordinare il tutto.  

Con le case della salute  il vecchio e rassicurante posto letto, va in soffitta, è roba di altri tempi.  Per assicurare l’assistenza a 3.000 pazienti trattati chirurgicamente,  basteranno solo due posti letto.  Lo confesso questa sorta di paradigma taylorista applicato alla sanità mi fa un po’ impressione. Un tizio arriva e viene trattato come un  componente di una macchina su una catena di montaggio.  Caricato su un nastro trasportatore, passa dalla guardia medica, transita per il medico di base,  scorre verso il laboratorio di analisi, si catapulta in sala operatoria,  e dopo l’operazione rimane un po’ su un letto in attesa di collaudo, per poi essere dimesso più in forma di prima .  Questa sequenza inquietante  mi balzava  alla mente mentre la dottoressa Mastrobuono parlava.  

Poi  ho chiesto se l’attuale disponibilità di personale sanitario, fosse in grado di far funzionare l’ingranaggio.  La prescrizione della Regione Lazio, in base alla quale dei 1150 addetti andati in pensioni solo il 10%  potrà essere rimpiazzato con nuove assunzioni, cioè 115 medici da distribuire in tutta la Regione,  è stata il principale dubbio che la Mastrobuono  ha espresso rispetto alla possibilità che il personale sia sufficiente a rendere funzionali le case della salute. 

Dunque il nodo si trasferisce ad un livello superiore. Che fosse la Regione responsabile del proprio sistema sanitario lo indica la riforma del titolo V della Costituzione sulle autonomie  locali. Che la Regione Lazio sia in confusione lo dimostra  il comma  B  dell’art.5 del “piano regionale delle liste d’attesa”,  in cui è prescritto che “le Aziende Sanitarie per accorciare  i tempi d’attesa possono prevedere l’estensione dell’utilizzo  delle apparecchiature della diagnostica per  “immagini” pesanti,  sino ad un massimo di 12 ore lavorative dal lunedì al sabato”. Ma è del tutto evidente (anche questo è scritto nero su bianco) che essendo la Regione commissariata e sottoposta al piano  di rientro, per cui è attivo il blocco del turn over,  l’applicazione di tale misura  sarà difficoltosa. Della serie: ti consento di prolungare l’attività dei macchinari, ma con quali medici sono c… affari tuoi.  

Che le Regioni non   abbiano  alcuna intenzione di mollare l’osso dell’affare sanità è altrettanto chiaro. Il mercimonio che le istituzioni regionali architettano con la sanità privata vale 30 miliardi. Basterebbe fermare questo losco affare per rimettere in  piedi l’intero sistema.  

Ma per altra via  si  apprende anche che un gruppo di giornalisti e politici greci nel 2012 ha presentato alla Corte Penale Internazionale  dell’Aja  una denuncia per sospetti crimini contro l’umanità  ai sensi dell’art.7 dello statuto di Roma della Corte Penale dell’Aja . La denuncia era a  carico del presidente della Commissione europea Barroso, della direttrice del Fondo Monetario Internazionale  Lagarde, del presidente del Consiglio europeo Van Rompuy, nonché dalla Cancelliera Merkel e del suo ministro delle finanze Schauble.  Tali crimini si configurano in base alle politiche illegali  imposte alla Grecia le cui conseguenze hanno comportato, fra l’altro, la liquidazione della sanità pubblica. 

Un  rapporto uscito a fine febbraio su una delle più autorevoli riviste mediche “Lancet” indica  come,  a causa delle politiche di austerità imposte alla Grecia,  un cittadino ellenico che soffre di cancro non riesce più a procurarsi le medicine necessarie  perché troppo costose. Sono ricomparse, dopo quarant’anni, malaria e tubercolosi. Chi fa uso di droga non dispone più di siringhe sterili distribuite dal sistema sanitario, per cui utilizza più volte la stessa siringa. Risultato: i casi di infezione Hiv rilevati sono passati  dai 15 del 2009 ai 484 del 2012. I suicidi sono aumentati del 45%. 

Anche l’Italia per gli stessi motivi appare avviata sulla medesima strada della Grecia. Da noi i tempi di attesa per le prestazioni mediche si sono allungati perché i medici che vanno in pensione non sono rimpiazzati. Molti rinviano o rinunciano alle cure mediche perché non possono far fronte alla spesa dei ticket  notevolmente aumentata. Chi si reca in un laboratorio convenzionato si sente dire che la tariffa privata costa meno del ticket.   Riassumendo:  le politiche di austerità, gli aggiustamenti, le privatizzazioni imposte agli Staiti membri dai vertici Ue ovvero dalla Troika, stanno infliggendo privazioni insostenibili, a cominciare dall’impossibilità di curarsi.  

Come è evidente la crisi della sanità è una questione estremamente complessa, con una serie di responsabilità che si articolano  su più livelli. Dunque per affrontarla bisogna avere una visone ampia, una salda consapevolezza politica  e preparazione nel merito.  Si può contestare la direttrice Mastrobuono?  E’ legittimo, ma sarebbe molto più produttivo sfruttare l’occasione che la dottoressa ha offerto alle associazioni di partecipare ai processi  conoscitivi di gestione della Asl attraverso il coinvolgimento nella conferenza dei servizi.  Verificare se la disponibilità al perseguimento della legalità attraverso il controllo dei cittadini espressa dalla Mastrobuono,  sia reale, o strumentale al governo  del dissenso.  Per altro verso invece sarebbe giusto e doveroso, chiedere conto con forza e determinazione al Commissario, nonché governatore della Regione Lazio  Zingaretti , del continuo diniego alle proposte di confronto che gli sono state inviate dalle associazioni .  

In questo caso la contestazione è sacrosanta perché fino ad  oggi non è stata attivata alcuna iniziativa per risolvere la questione, anzi, i tagli, il blocco del turn over ,  hanno continuato la loro opera devastatrice, aggiungendosi allo scempio messo in atto da altri governatori responsabili della chiusura di sette ospedali.  

Né può essere meno duro un contrasto alle politiche di austerità imposte dalla Troika, che di fatto hanno estorto ai cittadini europei  un diritto naturale quale quello della sopravvivenza.   Strillare a vanvera senza identificare strategie e obbiettivi di azione e di lotta precisi  non ha alcun senso. Ed è necessario per  le associazioni e i movimenti che hanno intenzione di intraprendere un serio percorso di contrasto al disfacimento della sanità, liberarsi  di certi urlatori beceri mossi dal solo obbiettivo  di creare consenso attorno alla loro paccottiglia  pseudo ideologica fatta di rigurgiti razzisti violenti e discriminatori.

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