Giovedì scorso, 13 marzo, anche il sottoscritto ha
partecipato all’incontro con la dottoressa Isabella Mastrobuono direttrice della Asl di Frosinone. La mia partecipazione era in rappresentanza
dell’Osservatorio Peppino Impastato di Frosinone, una delle 34 associazioni con cui la neo dirigente dell’azienda
sanitaria provinciale intendeva confrontarsi per ragionare sulla drammatica
situazione della sanità nella nostra Provincia .
Per cercare
di illustrare al meglio l’infinità di problemi che di fatto impediscono nel
nostro territorio la piena attuazione del dettato costituzionale sul diritto
alla salute riconosciuto ad ogni cittadino, ciascuna associazione, avrebbe
dovuto illustrare una criticità. Noi dell’Osservatorio avremmo dovuto porre il
tema delle liste di attesa e dell’attuazione del decreto 314 2013, da parte
della Asl che regola tale materia. Non è stato possibile affrontare la questione,
per problemi di tempo. Per lo stesso motivo altri temi, come la drammatica situazione del
pronto soccorso, il trasferimento del
centro trasfusionale, la carenza di
posti letto, non sono stati compiutamente sviscerati.
La dottoressa Mastrobuono, comunque ci ha fornito un quadro di come sarà
organizzata la sanità nel prossimo futuro
nella nostra provincia e non solo.
Su tali aspetti vorrei proporre alcune considerazioni che, tengo a precisare, sono a carattere del
tutto personale. Lascio da parte le stronzate profuse a piene mani degli idioti del terzo millennio presenti all’incontro, non
sappiamo a che titolo, visto che i principali devastatori della sanità
del Lazio sono camerati da loro un tempo
venerati. Sorvolo anche sulla disgraziata abilità che questi ignoranti hanno nello
strumentalizzare problemi seri per
pisciare fuori dal pitale.
Preferisco concentrarmi
su quanto ha illustrato la Mastrobuono.
Ho appreso che il fulcro del sistema sanitario 2.0 sono le Case della
Salute. Dei presidi sanitari di prossimità, nella nostra Provincia saranno quattro, in cui verrà attivata “Una rete di servizi per
le assistenze primarie”. Detto in parole meno asettiche nelle case della salute verranno
interconnessi, i servizi di
accettazione, con i laboratori di analisi, di radiologia e di altri esami
diagnostici, in aggiunta alle prestazioni ambulatoriali di terapia medica e di chirurgia a media complessità. Solo i malati più gravi, i codici rossi per
intenderci, dopo essere stati stabilizzati, verranno trasferiti presso gli
ospedali. Per far funzionare il tutto ci si avvarrà di una guardia medica, di medici generali presenti a turno 12 ore , di specialisti incaricati di fornire prestazioni
e a basse e media complessità, ma soprattutto fondamentali saranno gli
infermieri specializzati che dovranno coordinare il tutto.
Con le case della salute il vecchio e
rassicurante posto letto, va in soffitta, è roba di altri tempi. Per assicurare l’assistenza a 3.000 pazienti
trattati chirurgicamente, basteranno
solo due posti letto. Lo confesso questa
sorta di paradigma taylorista applicato alla sanità mi fa un po’ impressione. Un
tizio arriva e viene trattato come un componente di una macchina su una catena di montaggio. Caricato su
un nastro trasportatore, passa dalla guardia medica, transita per il medico di
base, scorre verso il laboratorio di
analisi, si catapulta in sala operatoria,
e dopo l’operazione rimane un po’ su un letto in attesa di collaudo, per
poi essere dimesso più in forma di prima .
Questa sequenza inquietante mi balzava alla mente mentre la dottoressa Mastrobuono parlava.
Poi ho
chiesto se l’attuale disponibilità di personale sanitario, fosse in grado di
far funzionare l’ingranaggio. La
prescrizione della Regione Lazio, in base alla quale dei 1150 addetti andati in
pensioni solo il 10% potrà essere rimpiazzato con nuove assunzioni, cioè
115 medici da distribuire in tutta la Regione,
è stata il principale dubbio che la Mastrobuono ha espresso rispetto alla possibilità che il
personale sia sufficiente a rendere funzionali le case della salute.
Dunque il
nodo si trasferisce ad un livello superiore. Che fosse la Regione responsabile
del proprio sistema sanitario lo indica la riforma del titolo V della
Costituzione sulle autonomie locali. Che
la Regione Lazio sia in confusione lo dimostra
il comma B dell’art.5 del “piano regionale delle liste d’attesa”, in cui è prescritto che “le Aziende Sanitarie
per accorciare i tempi d’attesa possono
prevedere l’estensione dell’utilizzo delle apparecchiature della diagnostica
per “immagini” pesanti, sino ad un massimo di 12 ore lavorative dal
lunedì al sabato”. Ma è del tutto evidente (anche questo è scritto nero su
bianco) che essendo la Regione commissariata e sottoposta al piano di rientro, per cui è attivo il blocco del
turn over, l’applicazione di tale
misura sarà difficoltosa. Della serie: ti
consento di prolungare l’attività dei macchinari, ma con quali medici sono c…
affari tuoi.
Che le Regioni non abbiano
alcuna intenzione di mollare l’osso dell’affare
sanità è altrettanto chiaro. Il mercimonio che le istituzioni regionali
architettano con la sanità privata vale 30 miliardi. Basterebbe fermare questo
losco affare per rimettere in piedi l’intero
sistema.
Ma per altra via si apprende anche che un gruppo di giornalisti e
politici greci nel 2012 ha presentato alla Corte Penale Internazionale dell’Aja
una denuncia per sospetti crimini contro l’umanità ai sensi dell’art.7 dello statuto di Roma della
Corte Penale dell’Aja . La denuncia era a carico del presidente della Commissione
europea Barroso, della direttrice del Fondo Monetario Internazionale Lagarde, del presidente del Consiglio europeo
Van Rompuy, nonché dalla Cancelliera Merkel e del suo ministro delle finanze
Schauble. Tali crimini si configurano in
base alle politiche illegali imposte
alla Grecia le cui conseguenze hanno comportato, fra l’altro, la liquidazione
della sanità pubblica.
Un rapporto
uscito a fine febbraio su una delle più autorevoli riviste mediche “Lancet” indica come, a causa delle politiche di austerità imposte
alla Grecia, un cittadino ellenico che
soffre di cancro non riesce più a procurarsi le medicine necessarie perché troppo costose. Sono ricomparse, dopo
quarant’anni, malaria e tubercolosi. Chi fa uso di droga non dispone più di
siringhe sterili distribuite dal sistema sanitario, per cui utilizza più volte
la stessa siringa. Risultato: i casi di infezione Hiv rilevati sono
passati dai 15 del 2009 ai 484 del 2012.
I suicidi sono aumentati del 45%.
Anche l’Italia per gli stessi motivi appare
avviata sulla medesima strada della Grecia. Da noi i tempi di attesa per le
prestazioni mediche si sono allungati perché i medici che vanno in pensione non
sono rimpiazzati. Molti rinviano o rinunciano alle cure mediche perché non
possono far fronte alla spesa dei ticket
notevolmente aumentata. Chi si reca in un laboratorio convenzionato si
sente dire che la tariffa privata costa meno del ticket. Riassumendo: le politiche di austerità, gli aggiustamenti,
le privatizzazioni imposte agli Staiti membri dai vertici Ue ovvero dalla
Troika, stanno infliggendo privazioni insostenibili, a cominciare dall’impossibilità
di curarsi.
Come è evidente la crisi
della sanità è una questione estremamente complessa, con una serie di
responsabilità che si articolano su più
livelli. Dunque per affrontarla bisogna avere una visone ampia, una salda
consapevolezza politica e preparazione
nel merito. Si può contestare la
direttrice Mastrobuono? E’ legittimo, ma
sarebbe molto più produttivo sfruttare l’occasione che la dottoressa ha offerto
alle associazioni di partecipare ai processi conoscitivi di gestione della Asl attraverso
il coinvolgimento nella conferenza dei servizi.
Verificare se la disponibilità al perseguimento della legalità
attraverso il controllo dei cittadini espressa dalla Mastrobuono, sia reale, o strumentale al governo del dissenso.
Per altro verso invece sarebbe giusto e doveroso, chiedere conto con
forza e determinazione al Commissario, nonché governatore della Regione Lazio Zingaretti , del continuo diniego alle proposte di confronto che gli sono state
inviate dalle associazioni .
In questo
caso la contestazione è sacrosanta perché fino ad oggi non è stata attivata alcuna iniziativa
per risolvere la questione, anzi, i tagli, il blocco del turn over , hanno continuato la loro opera devastatrice,
aggiungendosi allo scempio messo in atto da altri governatori responsabili della
chiusura di sette ospedali.
Né può
essere meno duro un contrasto alle politiche di austerità imposte dalla Troika,
che di fatto hanno estorto ai cittadini europei
un diritto naturale quale quello della sopravvivenza. Strillare a vanvera senza identificare
strategie e obbiettivi di azione e di lotta precisi non ha alcun senso. Ed è necessario per le associazioni e i movimenti che hanno intenzione
di intraprendere un serio percorso di contrasto al disfacimento della sanità,
liberarsi di certi urlatori beceri mossi
dal solo obbiettivo di creare consenso
attorno alla loro paccottiglia pseudo
ideologica fatta di rigurgiti razzisti violenti e discriminatori.
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