domenica 30 marzo 2014

“Piazza delle tre culture”, la rivista sportiva di sinistra mai uscita.

Pasquale Coccia . da “Alias” del 24 marzo 2014

Quando “il manifesto”, “Lotta Continua” e “Il Quotidiano ei lavoratori” volevano unirsi per raccontare gli intrecci tra sport e politica.

Un settimanale sportivo da diffondere attraverso i tre quotidiani della sinistra radicale, “il manifesto”, “lotta continua” e “Il Quotidiano ei lavoratori”. Il nome era già pronto “Piazza delle tre culture”, a ricordo del massacro perpetrato  sulla pelle degli studenti messicani  una settimana prima delle olimpiadi di Città del Messico  del 1968. L’idea maturò dopo i risultati di alcune  mobilitazioni politiche a seguito  di avvenimenti sportivi di rilievo internazionale, avvenuti tra il 1972 e il 1978, a testimonianza del fatto che gli eventi sportivi sono parte integrante dei progressi economici, politici e sociali. Tre avvenimenti in particolare avevano segnato quegli anni sul fronte politico-sportivo: l’assalto del gruppo palestinese Settembre Nero effettuato il 5 settembre al villaggio olimpico di Monaco di Baviera, in occasioni delle                Olimpiadi del 1972, che si concluse con  il sequestro e la morte degli ostaggi, undici atleti israeliani. L’irruzione venne effettuata per ricordare il dramma del conflitto palestinese e la questione dei campi profughi.  Si aggiungono la vasta mobilitazione che precedette la finale di Coppa Davis Italia-Cile nel 1976, la denuncia sulla fine dei desaparecidos  e le mobilitazioni contro la giunta militare capeggiata da generale Videla  in occasione  dei mondiali disputati in Argentina nel 1978. L’idea di dar vita a un settimanale sportivo all’interno della sinistra radicale  era maturata nel bel mezzo di quegli eventi, che caratterizzarono il fronte politico-sportivo  degl anni Settanta del secolo scorso. La galassia italiana  dei partiti, gruppuscoli, quotidiani, riviste, radio della sinistra extraparlamentare, raccolti sotto la sigla “Nuova Sinistra” era notevole, ma lo sport  ebbe sempre un ruolo di minoranza se non di totale trascuratezza. In  Francia erano stati più bravi, il quotidiano “Rouge”  e ben sei riviste della sinistra radicale diffondevano contemporaneamente un inserto  realizzato anche grazie alla collaborazione volontaria dei giornalisti sporti vidi “Liberation”, e qualche  copia di quel tentativo di dare r voce politica allo sport, era arrivata anche in Italia. Il titolo ironico “L’Epique”, beffava con un sottile gioco di parole il più diffuso e popolare quotidiano sportivo d’Oltralpe L’Equipe” , rispondente alla nostra “Gazzetta dello Sport” . In Italia sull’intreccio sport e politica la Nuova Sinistra non si era spesa molto, vittima di un retaggio  culturale che vedeva le manifestazioni sportive solo come oppio dei popoli e dal quale politicamente stare lontani il più possibile, lasciando mano libera ai fascisti e ai democristiani, dagli apparati organizzativi come il Coni alla radio alla televisione di Stato, senza trascurare  le pagine sportive dei quotidiani, cui si  aggiungevano nel panorama dei media ben quattro quotidiani sportivi. Seppur a fatica, il tentativo di dare vita a un settimanale sportivo  si fece strada: “L’Epique   è uscito come supplemento  a sei riviste ella Nuova Sinistra e al quotidiano Rouge…. Senza entrare nel merito o nella critica  di questo esperimento  dei compagni francesi, ci sembra giusto sottolineare che “LEpique” è uscito unitario. La nostra proposta è di vedere se ci sono le possibilità (noi pensiamo di si) di fare la stessa cosa in Italia” scrivevano Daniele Barbieri della polisportiva Giovanni Castello  ed Ely Peirot  di Città Futura sul quotidiano “Lotta Continua”  nel settembre 1976, in un articolo intitolato “Proposta di una rivista sullo sport”.  La buona volontà dei propositori , animati dall’aiuto di altri compagni impegnati  nel mondo dello sport, portò all’uscita del numero zero di “Piazza delle tre culture”. “Prendiamo coscienza di cosa significa lo sport, come inserire la pratica sportiva  nella ricerca che la ‘nuova sinistra’ faticosamente porta avanti per un mondo nuovo mettendo in evidenza  i legami tra politica dello sport e tutti gli altri piani su cui marcia il nostro nemico di classe. Gli effetti psicologici di massa dello ‘spettacolo sportivo’  sono gli effetti di uno scopo culturale che non mira soltanto al rintontolimento delle teste dei lavoratori ma tende alla formazione di valori culturali di cui non conosciamo gli esiti reali”  scrivevano i promotori dell’iniziativa editoriale.  Ad animare il progetto una riunione nazionale che si svolse a Roma a fine ottobre del 1976, presso l’associazione sportiva popolare Alessandrino, cui  parteciparono alcuni lavoratori del Coni, i rappresentanti di varie radio democratiche , che trattavano lo sport nei loro programmi  e i delegati di associazioni sportive provenienti da Milano, Portici, Brindisi, Genova, Napoli, Chieti, Lucca, Assisi, Prato e Firenze, nel corso della quale si discusse del progetto e della necessità di costituire un coordinamento nazionale di tutte le realtà sportive di base  e “della necessità di creare una struttura di controinformazione e di un comitato permanente contro ogni rapporto sportivo con i paesi fascisti e razzisti”. Nonostante la buona volontà , una serie di fattori impedirono che l’idea di un settimanale politico-sportivo potesse veder la luce. La crisi della sinistra extraparlamentare,  compresi i rispettivi organi di stampa, fecero arenare il progetto. Oggi,però, i  tempi per la pubblicazione di un settimanale portavoce della galassia sportiva di sinistra sono maturi, si tratta d unire le forze.

Video a cura di Luciano Granieri.

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