Pasquale Coccia . da “Alias” del 24 marzo 2014
Quando “il manifesto”, “Lotta Continua” e “Il Quotidiano ei
lavoratori” volevano unirsi per raccontare gli intrecci tra sport e politica.
Un settimanale sportivo da
diffondere attraverso i tre quotidiani della sinistra radicale, “il manifesto”,
“lotta continua” e “Il Quotidiano ei lavoratori”. Il nome era già pronto “Piazza
delle tre culture”, a ricordo del massacro perpetrato sulla pelle degli studenti messicani una settimana prima delle olimpiadi di Città
del Messico del 1968. L’idea maturò dopo
i risultati di alcune mobilitazioni politiche
a seguito di avvenimenti sportivi di
rilievo internazionale, avvenuti tra il 1972 e il 1978, a testimonianza del
fatto che gli eventi sportivi sono parte integrante dei progressi economici,
politici e sociali. Tre avvenimenti in particolare avevano segnato quegli anni
sul fronte politico-sportivo: l’assalto del gruppo palestinese Settembre Nero
effettuato il 5 settembre al villaggio olimpico di Monaco di Baviera, in
occasioni delle Olimpiadi
del 1972, che si concluse con il
sequestro e la morte degli ostaggi, undici atleti israeliani. L’irruzione venne
effettuata per ricordare il dramma del conflitto palestinese e la questione dei
campi profughi. Si aggiungono la vasta
mobilitazione che precedette la finale di Coppa Davis Italia-Cile nel 1976, la
denuncia sulla fine dei desaparecidos e
le mobilitazioni contro la giunta militare capeggiata da generale Videla in occasione
dei mondiali disputati in Argentina nel 1978. L’idea di dar vita a un
settimanale sportivo all’interno della sinistra radicale era maturata nel bel mezzo di quegli eventi,
che caratterizzarono il fronte politico-sportivo degl anni Settanta del secolo scorso. La
galassia italiana dei partiti,
gruppuscoli, quotidiani, riviste, radio della sinistra extraparlamentare,
raccolti sotto la sigla “Nuova Sinistra” era notevole, ma lo sport ebbe sempre un ruolo di minoranza se non di
totale trascuratezza. In Francia erano
stati più bravi, il quotidiano “Rouge” e
ben sei riviste della sinistra radicale diffondevano contemporaneamente un
inserto realizzato anche grazie alla
collaborazione volontaria dei giornalisti sporti vidi “Liberation”, e
qualche copia di quel tentativo di dare r
voce politica allo sport, era arrivata anche in Italia. Il titolo ironico “L’Epique”,
beffava con un sottile gioco di parole il più diffuso e popolare quotidiano
sportivo d’Oltralpe L’Equipe” , rispondente alla nostra “Gazzetta dello Sport”
. In Italia sull’intreccio sport e politica la Nuova Sinistra non si era spesa
molto, vittima di un retaggio culturale
che vedeva le manifestazioni sportive solo come oppio dei popoli e dal quale
politicamente stare lontani il più possibile, lasciando mano libera ai fascisti
e ai democristiani, dagli apparati organizzativi come il Coni alla radio alla
televisione di Stato, senza trascurare
le pagine sportive dei quotidiani, cui si aggiungevano nel panorama dei media ben
quattro quotidiani sportivi. Seppur a fatica, il tentativo di dare vita a un
settimanale sportivo si fece strada: “L’Epique
è uscito come supplemento a sei riviste ella Nuova Sinistra e al
quotidiano Rouge…. Senza entrare nel merito o nella critica di questo esperimento dei compagni francesi, ci sembra giusto
sottolineare che “LEpique” è uscito unitario. La nostra proposta è di vedere se
ci sono le possibilità (noi pensiamo di si) di fare la stessa cosa in Italia”
scrivevano Daniele Barbieri della polisportiva Giovanni Castello ed Ely Peirot
di Città Futura sul quotidiano “Lotta Continua” nel settembre 1976, in un articolo intitolato “Proposta
di una rivista sullo sport”. La buona
volontà dei propositori , animati dall’aiuto di altri compagni impegnati nel mondo dello sport, portò all’uscita del
numero zero di “Piazza delle tre culture”. “Prendiamo coscienza di cosa
significa lo sport, come inserire la pratica sportiva nella ricerca che la ‘nuova sinistra’ faticosamente
porta avanti per un mondo nuovo mettendo in evidenza i legami tra politica dello sport e tutti gli
altri piani su cui marcia il nostro nemico di classe. Gli effetti psicologici
di massa dello ‘spettacolo sportivo’
sono gli effetti di uno scopo culturale che non mira soltanto al
rintontolimento delle teste dei lavoratori ma tende alla formazione di valori
culturali di cui non conosciamo gli esiti reali” scrivevano i promotori dell’iniziativa editoriale. Ad animare il progetto una riunione nazionale
che si svolse a Roma a fine ottobre del 1976, presso l’associazione sportiva
popolare Alessandrino, cui parteciparono
alcuni lavoratori del Coni, i rappresentanti di varie radio democratiche , che
trattavano lo sport nei loro programmi e
i delegati di associazioni sportive provenienti da Milano, Portici, Brindisi,
Genova, Napoli, Chieti, Lucca, Assisi, Prato e Firenze, nel corso della quale
si discusse del progetto e della necessità di costituire un coordinamento
nazionale di tutte le realtà sportive di base e “della necessità di creare una struttura di
controinformazione e di un comitato permanente contro ogni rapporto sportivo
con i paesi fascisti e razzisti”. Nonostante la buona volontà , una serie di
fattori impedirono che l’idea di un settimanale politico-sportivo potesse veder
la luce. La crisi della sinistra extraparlamentare, compresi i rispettivi organi di stampa, fecero
arenare il progetto. Oggi,però, i tempi
per la pubblicazione di un settimanale portavoce della galassia sportiva di
sinistra sono maturi, si tratta d unire le forze.
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