lunedì 24 marzo 2014

Un passo verso la giustizia

Di Ben Dangl fonte: http://znetitaly.altervista.org/
Con la presidenza di José  “Pepe” Mujica, negli scorsi anni l’Uruguay ha  prodotto molti titoli di giornali a livello internazionale grazie a iniziative  progressiste come la legalizzazione dei matrimoni  tra persone dello stesso sesso, dell’aborto e della coltivazione e del commercio della marijuana, e anche del ritiro delle truppe dell’Uruguay da Haiti. Questa settimana Mujica si è offerto di accogliere i detenuti dal centro di detenzione degli Stati Uniti nella  base della Baia di Guantanamo, a Cuba.
Il presidente uruguaiano ha accettato una proposta dall’amministrazione Obama di ospitare i detenuti. “Verranno come rifugiati e ci sarà un posto per loro in Uruguay se vogliono portarvi le loro famiglie,” ha spiegato Mujica. “Se vogliono costruirsi i loro nidi in Uruguay e lavorare qui, possono restare nel paese.”
“Sono stato imprigionato per molti anni e so che cosa vuol dire,” ha spiegato. Il presidente di sinistra è un ex guerrigliero rivoluzionario che è stato detenuto per 14 anni prima e durante la dittatura dell’Uruguay durata dal 1973 al 1985. Dopo il suo rilascio, ha posto fine alle sue attività di guerriglia ed è entrato in politica, diventando Ministro dell’agricoltura nel 2005 nell’amministrazione di Tabaré Vázquez, e nel 2010 è stato eletto alla presidenza.
Mujica, che è stato pubblicizzato come “il presidente più povero del mondo” per via del suo stile di vita frugale e per il fatto che regala circa il 90% del suo stipendio di presidente alle organizzazioni benefiche e per i programmi sociali, vive ancora nella sua fattoria fuori della capitale, e  dove si coltivano fiori, con sua moglie, e va al lavoro con un Maggiolino Volkswagen malconcio. All’inizio di quest’anno è stato nominato per il Premio Nobel per la Pace per il suo programma progressista di legalizzazione della marjiuana e per le sue idee contro il consumismo eccessivo. La sua iniziativa più recente contro le violazioni dei diritti umani che comporta la guerra al terrore lo hanno riportato alla ribalta mondiale.
Opporsi a un simbolo della guerra al terrore
Il centro di detenzione nella base degli Stati Uniti nella Baia di  Guantanamo è stata a lungo un simbolo delle violazioni dei diritti umani che sono arrivati a definire la cosiddetta guerra al terrore. Dopo l’11 settembre, l’amministrazione di George W. Bush ha cominciato a usare la struttura per trattenere i sospetti terroristi. E’ diventata rapidamente famigerata come luogo di trattamento inumano, di tortura e di illegalità; un decennio dopo molti dei detenuti sono trattenuti prigionieri lì senza accuse o processi.
Circa 800 uomini e ragazzi sono stati tenuti a Guantanamo come parte della “raccolta” fatta dagli Stati Uniti di persone  sospettate  di terrorismo.   Ora ne restano soltanto 154, e l’amministrazione Obama, con l’appoggio del Congresso sta cercando di tenere fede alla  sua promessa di chiudere il centro di detenzione. Nel quadro  di queste decisioni, Washington sta cercando nuove nazioni che ospitino i detenuti rilasciati.
L’Uruguay è la prima nazione latino-americana che ha accettato la proposta di Obama di accogliere gli ex prigionieri sul suo suolo. Da quando Obama è stato eletto, 38 detenuti di Guantanamo sono stati rilasciati e inviati nei loro paesi, e 43 si sono trasferiti in 17 nazioni diverse. Secondo l’Osservatorio per i Diritti Umani, gli Stati Uniti vogliono mandare i detenuti in paesi che possono fornire la sicurezza che gli Stati Uniti cercano in base ai termini del trasferimento. La stampa uruguaiana riferisce che probabilmente il trasferimento coinvolgerebbe 5 detenuti che dovrebbero stare in Uruguay per almeno due anni.
Mentre Mujica e l’ambasciatore statunitense dicono  chiaramente che i piani circa il trasferimento non sono conclusi, i motivi per cui Mujica ospita questi uomini,  sono un segno che l’Uruguay sta facendo passi importanti verso la giustizia e contro la guerra di lunga data al terrore fatta da Washington.
Per anni, innumerevoli attivisti, governi e gruppi per la difesa dei diritti umani, hanno chiesto la chiusura del centro di detenzione della Baia di Guantanamo. Lo scorso luglio, l’attivista Andrés Conteris che si occupa da decenni dei problemi dei diritti umani in America Latina, ha fatto uno sciopero della fame per oltre tre mesi in solidarietà con i prigionieri che facevano lo sciopero della fame Guantanamo.
Lo sciopero denunciava il trattamento inumano e illegale dei detenuti; nel corso degli anni sono stati ampiamente riportati numerosi casi di torture fisiche, psicologiche, religiose, e mediche contro i prigionieri. E’ a  questo trattamento inumano che i oppone il Presidente Mujica accogliendo i detenuti.
“Data l’esperienza che ha avuto Mujica di torture a lungo termine,” mi ha spiegato Conteris, riferendosi alla prigionia di Mujica, “questo gesto di offrirsi di far trasferire i prigionieri di Guantanamo in Uruguay, non soltanto esprime l’impegno del suo paese per i diritti umani, ma mostra un rapporto che questo presidente ha con coloro che subiscono trattamenti inumani perpetrati dalle forze armate.”
Benjamin Dangl ha lavorato come giornalista in tutta l’America Latina, occupandosi dei movimenti sociali e politici di quell’area per oltre un decennio. E’ autore dei libri: Dancing with Dynamite: Social Movements and States in Latin America [Danzare con la dinamite: movimenti sociali e stati in America Latina] e The Price of Fire: Resource Wars and Social Movements in Bolivia [Il prezzo del fuoco: guerre per le risorse e movimenti sociali in Bolivia].
Attualmente Dangl è dottorando in Storia Latino Americana all’Università McGill.e cura UpsideDownWorld.org un sito web che tratta di attivismo e di politica in America Latina, e anche TowardFreedom.com.(rivista on line e cartacea), con  una prospettiva progressista sugli eventi mondiali. La sua mail è: BenDangl@g.mail.com

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