(a cura del Comitato di Lotta di Frosinone)
Rapporto tra rigore e crescita , visto dalla parte dei licenziati e disoccupati.
Cosa c’entrerà mai l’Europa, lontana, invisibile, con le drammatiche situazioni dei disoccupati e licenziati ciociari?
Il dato principale è sconvolgente, per dirla con le parole del Presidente del Consiglio: la disoccupazione sul nostro territorio provinciale è più che allarmante, 14,14%, (raddoppiata negli ultimi 5 anni), il precariato sta rimanendo una l’unica forma di occupazione e gli ammortizzatori sociali stanno terminando; coloro che non cercano più lavoro sono decine di migliaia.
Tale processo di arretramento nell’occupazione è sicuramente congenito nell’organizzazione economica e produttiva del territorio voluta dal “capitale”, ma quello a cui stiamo assistendo dal 2008 è una vera e propria precipitazione degli eventi che vedono lacerarsi tessuti sociali e lavorativi con una rapidità inconsueta e incontrollabile.
Non solo sono venuti meno investimenti, sostegno alle imprese, politiche di sviluppo, valorizzazioni dei territori, che pure poco portavano nelle tasche dei cittadini, ma parallelamente sono scomparse politiche sociali politiche di redistribuzione del reddito (il numero delle famiglie con risorse scarse è 1/3 in più di 15 anni fa, arrivando quasi al 45% della popolazione, fonte ISTAT), politiche sociali volte all’espansione della spesa (salute e sanità prima di tutto), trasferimenti di risorse ai territori per far fronte alla quotidianità. Mentre con la sedicente crisi le banche europee venivano foraggiate con €.500 miliardi, gli Enti locali hanno assistito a tagli giganteschi (almeno 15 miliardi) dei trasferimenti pubblici alle autonomie negli ultimi dieci anni.
L’impegno degli enti a qualsiasi livello è stato quello di impoverire interi settori pubblici e privati con una azione politica che negli ultimi anni non ha visto soluzioni di continuità anche in luogo di avvicendamenti politici.
Gli enti hanno diminuito le assunzioni, non sostituito chi andava via, si sono disfatti di attività in proprio, hanno reso precario ciò che prima tendeva ad essere stabile. Possiamo parlare di circa il 30% di dipendenti pubblici in meno negli ultimi 10 anni. Contestualmente hanno aumentato il costo dei servizi, alzato le tasse, introdotto il pagamento per servizi gratuiti, distrutto il territorio, alienato il patrimonio, contratto debiti… Hanno accelerato nell’esternalizzare, privatizzare, vendere, alienare.
Il tutto nell’interesse dei cittadini? Non proprio. La situazione occupazionale, quella reddituale, quella delle reti familiari, quella delle politiche sociali volte all’aiuto, quelle della formazione, della trasmissione di saperi, dell’abitare, sono tutte situazioni fortemente peggiorate ai limiti del collasso.
I cittadini inoltre sono chiamati a pagare il debito rintracciato negli oscuri bilanci comunali con ulteriori accelerazioni delle azioni che hanno accompagnato la “crisi”. Ce lo dice l’Europa di avere i conti in ordine, di pareggiare i bilanci. Ecco la spending review che racconta come sia indispensabile attuare una attenzione alle spese degli enti, a coprire i debiti pregressi, ma nello stesso tempo salva la classe politica che li ha generati: si introduce il famigerato “piano di riequilibrio economico finanziario”. “ L’ente è tenuto a porre in essere i vincoli imposti all’ente al fine di garantire il graduale riequilibrio finanziario pluriennale”, afferma la Corte dei Conti.
Il piano di riequilibrio economico finanziario adottato dal Comune di Frosinone è un paradigma: riparare la massa passiva di 14,6 mln (5,5 disavanzo, 7,2 debiti fuori bilancio, 1,85 compensi avvocati fuori enti). La procedura di riequilibrio finanziario pluriennale (decennale precisamente) affida agli organi ordinari dell’ente l’individuazione e la concreta gestione delle iniziative per il risanamento alla faccia della politica che ha indebitato i cittadini…
Rideterminazione della pianta organica, con conseguente blocco delle assunzioni (salvo poi prevedere però alcuni particolari eccezioni…)
- alienazione dell’ex motorizzazione civile €.9,3 mln (i cui proventi però non sono iscritti in bilancio non essendo sicuri che qualcuno risponderà a tale prezzo
- riduzione delle indennità di funzione di assetto organizzativo generale dell’ente
- riesame e verifica dei presupposti per il mantenimento delle partecipazioni azionarie (leggasi fine della Frosinone Multiservizi e regalo alle cooperative locali con precarizzazione del lavoro)
- incremento delle tariffe dei servizi a a domanda individuale (leggasi dimezzamento dell’accesso alle mense scolastiche, ai trasporti, ecc.)
- IMU Ie aliquote per I’anno 2013 sono state incrementate del 50% per I’abitazione principale e Ie relative pertinenze aumentandole dallo 0,4 per cento allo 0,6%, mentre I’aliquota base era gia prevista nella misura massima dell’ 1,06%;
- Ie tariffe Tares a copertura totale del costo del servizio, alla faccia se esso sia svolto correttamente o meno (vedi alla voce corruzione);
- L’addizionale IRPEF alla misura massima consentita dello 0,8%
- riduzione della spesa dei servizi a domanda individuale (taglio dei trasporti, asili ecc.)
- riduzione della spesa per il personale (ma non per i dirigenti e p.o.);
- riduzione delle spese per servizi e trasferimenti;
- riduzione della spesa per prestazioni in servizio e trasferimenti sociali (nonostante la raddoppiata domanda)
- riduzione del 25% della consistenza dei debiti accertati o riconosciuti (si “chiede” ai creditori una stretta del loro credito del 25%!)
Rimane sottaciuto
- il fatto che « Il piano prevede maggior peso finanziario negli ultimi anni esso finisce sostanzialmente per rinviare alle gestioni successive la completa copertura di parte dei debiti» deliberazione Corte dei Conti 256/2013
- Che la capacita di riscossione in conto competenza del Titolo I nell’ultimo rendiconto è pari al 64,5 per cento, mentre quella del Tit. III è pari al 65 per cento (evviva chi paga!).
- che l’Amministrazione ha un contratto Collar-swap con Unicredit di cui non si conoscono le esposizione finanziarie e i probabili pericoli
- che la riduzione delle spese della politica, oltre ad essere di facciata, mettono a rischio l’aspetto democratico e partecipativo della vita della città
- lo €. 0,9 milioni in meno per le partecipate dal 2014 è solo il taglio ai servizi della Frosinone Multiservizi, tralasciando gli effetti esternalizzazioni dei servizi con il carico economico sulle spalle dei cittadini e i redditi da fame di chi ci lavora;
- che dal 2017 l’avanzo di parte corrente con saldo positivo di quasi 2 milioni di euro è tutto da dimostrare e anche la Corte dei Conti ha qualche dubbio in merito.
RIGORE, quindi, per i cittadini, le famiglie, i lavoratori, i giovani, gli assistiti, CRESCITA dei profitti privati, delle tasse, del costo dei servizi, ma anche della corruzione, dei favori alle ditte amiche, della speculazione, dell’inquinamento, ecco cosa producono le politiche dell’Unione Europea per l’87% delle famiglie che fa fatica ad arrivare a fine mese.
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