lunedì 28 aprile 2014

IL PRIMO MAGGIO E' DEI LAVORATORI E DELLE LAVORATRICI CHE LOTTANO

Partito di Alternativa Comunista


La giornata del Primo Maggio è nata più di 120 anni fa, in ricordo dei "martiri di Chicago" che furono condannati a morte negli Stati Uniti per aver diretto una lotta contro lo sfruttamento capitalistico. Dal 1889 si decise di realizzare ogni anno, in occasione della ricorrenza, una giornata internazionale di lotta della classe lavoratrice. Da allora, i padroni hanno tentato, a più riprese, di cancellare il Primo Maggio: basta pensare alle ordinanze dei sindaci di centrodestra e centrosinistra che permettono l'apertura delle attività commerciali. O molto più subdolamente, le classi dominanti hanno voluto trasformare questa giornata, con la complicità della burocrazie sindacali, in un momento di celebrazione della collaborazione di classe e della concertazione, che tanti danni ha prodotto nella classe lavoratrice, svuotandola di ogni contenuto conflittuale e anticapitalista.
Il Partito di Alternativa Comunista, sezione italiana della Lega Internazionale dei Lavoratori-Quarta Internazionale, ripudia questa strumentalizzazione della giornata del Primo Maggio e invita a trasformare ogni manifestazione in autentica giornata di lotta!
Il Primo Maggio non può essere una giornata di conciliazione tra padroni e operai: il Primo Maggio è una giornata di lotta contro i padroni, è dei lavoratori e delle lavoratrici che lottano contro lo sfruttamento del lavoro. Lavoratori e padroni, sfruttati e sfruttatori, hanno interessi contrapposti e per questo non ci può essere nessuna conciliazione. Tanto più quest'anno il Primo Maggio deve rappresentare una risposta operaia alla guerra sociale scatenata dai padroni contro i lavoratori. Una guerra che in Italia ha conosciuto già due grandi attacchi nel 2014: la firma dell'Accordo “vergogna” sulla rappresentanza sindacale, che di fatto elimina ogni forma di opposizione all'interno delle fabbriche e cancella la democrazia sindacale imbavagliando il sindacalismo conflittuale e di base (o presunto tale); il secondo grande attacco viene dal “nuovo” governo Renzi che con il suo Jobs act aumenta la precarietà lavorativa (vedere le norme sull'apprendistato) salvo coprire demagogicamente il tutto con la promessa degli 80 euro in busta paga.
Il Primo Maggio non è la giornata della "pace sociale", ma è una giornata rivoluzionaria. Per questo deve rappresentare l'occasione per esprimere una solidarietà militante verso tutti i processi rivoluzionari oggi in corso nel mondo, dalle rivoluzioni ancora aperte in Egitto e in Siria, passando per le gigantesche mobilitazioni che negli ultimi giorni hanno scosso le fabbriche in Cina, fino ai nuovi scenari di lotta di classe che si sono aperti in Brasile dopo le grandiose giornate di giugno dello scorso anno, che hanno visto milioni di persone occupare le strade e le piazze di centinaia di città e  che promettono di esprimersi con ancora più radicalità in occasione della Coppa del Mondo a giugno di quest'anno.
Il Primo Maggio non è una giornata di "festa": è la giornata della guerra di classe con cui i lavoratori devono respingere gli attacchi di un capitalismo sempre più in crisi. I lavoratori devono organizzarsi per rispondere a questi attacchi, devono utilizzare le principali armi che hanno a disposizione per respingere queste misure: lo sciopero generale e prolungato, l'autodifesa proletaria, l'unità di classe contro i padroni.

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