mercoledì 28 maggio 2014

Il doposcuola deformante

Aida Clandestina


Non scoraggiamoci, però riflettiamo un po' di più. La mia generazione è sicuramente colpevole di questo disastro ma ne è in parte vittima, quanto i più giovani. Vittime, si. Formati tutti nella stessa scuola, obbligatoria come opportuntà di crescita ma non per questo in grado di creare menti libere e alimentare lo spirito critico. Al contrario, anzi, la competizione è iniziata tra quei banchi, dove spesso è morta la co-operazione. Essere migliori, non di sé stessi ma all'interno di un contesto, quindi prevalere e magari prevaricare, o sfruttare quelle fortune come vantaggio personale anziché riconoscerle come privilegi. Plasmati, più che formati, rinchiusi, più che liberati. Moralizzati nell'apparenza in quelle Chiese dove i genitori ti mandavano ma si guardavano bene dall'accompagnarti. nell'apparenza, perché nella sostanza era una questione di fortuna trovare "una guida spirituale", mentre il più delle volte se eri bambina trovavi quella mano morta che dalla tonaca si infilava sotto il tuo gonnellino... 

La prima delega da distruggere è quella nell'educazione, e invece negli anni è cresciuta, non mi pare di aver visto genitori sbraitarsi per la qualità dei programmi ma spesso si litiga per i menu' della mensa o perché non tutte le scuole fanno "il continuato" e come fanno i genitori che lavorano a lavorare?
Siamo tutti talmente omologati che se ci mettiamo a giocare a "trova la differenza" in meno di due secondi abbiamo un'etichetta per tutti. Siamo tutti talmente simili che persino scorrere i profili su FB è ormai monotono, copia e incolla o link senza alcun commento condivisi cosi', senza capire se quello che condividi ti piace, ti fa cagare, o ti ha solo incuriosito.
Facciamo una proposta rivoluzionaria: creiamo un #doposcuola deformante. Che prenda tutte le certezze consolidate dalla scuola ed insegni a queste piccole creature a ribaltarle. Un doposcuola autogestito. Creativo. Ribelle. Irriverente. Libero. 
Eh, ma avercelo il tempo, siamo già pronti a rispondere. Dobbiamo lavorare, qui, senno' non si campa. Certo. E anche questo è ormai assodato. Intere famiglie sotto pressione con genitori che stanno fuori casa 12 ore al giorno, che vivono in case dormitorio dove tra vicini ci si scanna solo alle riunioni condominiali perché c'è tizio che ha il cane che abbaia e piscia per le scale, e non c'è nessuna "comunità" a poter supportare questi progetti, non c'è da oltre quarant'anni, ormai. Non c'è e ci siamo rassegnati, adattati. Camminiamo in mezzo alla gente spesso digitando su quei display, senza neanche uno sguardo o un saluto per chi ci passa accanto. I nostri corpi non comunicano più senza un intermediario, che sia da borsetta o da scrivania non ha importanza, purché sia un filtro tra noi e gli altri.
E poi la scusa pronta ce l'abbiamo: è la TV che ha rovinato tutto. Certo. La cultura di massa. L'informazione di massa.
Statene certi, è andata cosi'.
Parola di chi dalla massa si protegge. Isolandosi. Come il resto della massa.

Nessun commento:

Posta un commento