sabato 24 maggio 2014

L’Istituto Agrario Angeloni e l’Osservatorio Peppino Impastato ricordano Falcone Borsellino e Peppino Impastato.

Luciano Granieri

Gli interventi sul tema della legalità , la discussione e  il confronto all’interno delle scuole è una delle attività più importanti e, personalmente ritengo,  più appaganti svolte dall’Osservatorio Peppino Impastato.  Confrontare la storia del movimento  antimafia sociale e istituzionale, le sue implicazioni nel presente, con le speranze e i desideri dei ragazzi è affascinante, a volte anche spiazzante.  E’ un confronto  anche conflittuale con cui si riesce, se non a capire, quantomeno ad intuire quell’universo di aspirazioni e bisogni che circonda il mondo adolescenziale e giovanile. 

L’esperienza maturata nel corso dell’incontro con gli studenti dell’istituto agrario Angeloni  di Frosinone,  grazie all’invito della  professoressa Caterina Basso, in occasione dell’anniversario dalla morte di Giovanni Falcone,  è stata diversa rispetto alle altre.  Per la prima volta abbiamo avuto come interlocutori , non studenti dell’ultimo anno, prossimi alla maturità, ma ragazzi dei primi corsi di studio, adolescenti appena usciti dalla scuola media inferiore. La differenza è stata enorme.  

Ad una grande curiosità ed interesse che ha coinvolto alcuni ragazzi, si è affiancato il rifiuto, tipico dell’età adolescenziale,  dell’autorità, identificando anche  noi dell’Osservatorio come autorità da rifiutare. Un ruolo che, tanto  il sottoscritto quanto  Mario Catania, cerchiamo sempre di evitare nel porci davanti ai ragazzi. 

Ma spesso dietro al rifiuto disgraziatamente dilaga il vuoto.  Sono i danni che produce  il vento malefico dell’individualismo imperante,  danni  spesso irreparabili se vanno a violare della personalità sprovviste degli strumenti  necessari a difendersi. Individualismo che si trasforma in indifferenza per tutto ciò che è al di fuori di se , ecco il vuoto, il  puro nichilismo. Uno stato che annienta la capacità di avare desideri, aspirazioni e speranze .  

Purtroppo questo vuoto viene riempito da messaggi sbagliati, fra cui il più aberrante è  quello che identifica nella mafia un soggetto in grado di sostituirsi allo Stato e di fornire una speranza, una prospettiva per un futuro migliore.  La responsabilità di fornire gli strumenti affinchè i ragazzi possano attrezzarsi per combattere quel vuoto,   che inevitabilmente li destina a soccombere, è  di tutti noi. Dei genitori, spesso anche loro investiti da un disarmante nichilismo, dei docenti,  alcuni dei quali si impegnano oltre ogni immaginazione per salvaguardare le coscienze dei propri alunni, ma sovente vengono lascati  soli davanti alla diffidenza quando non aperta ostilità  dell’ambiente e delle istituzioni in cui si trovano operare, è responsabilità, infine, dei  membri  della società civile. 

Non ci vuole molto, è sufficiente spiegare quanto la vita sia bella e preziosa e quanto sia odioso e da contrastare, tutto ciò che attenta alla bellezza di una esistenza  fatta di condivisione, di passione, di gioia. La violenza, la prevaricazione, il sopruso, il dominio dell’uomo sull’uomo, questi sono gli elementi che attentano alla bellezza della vita, elementi propri delle mafie ,  di chi diffonde illegalità, e questi  sono gli elementi da combattere perché sono, di fatto,  MORTE. 

Il lavoro da fare è notevole, ma quando in un istituto tecnico agrario degli adolescenti poco più che bambini, sollecitati  dai docenti appassionati del loro lavoro di educatori, riescono a produrre due eccellenti contributi video su Falcone e Borsellino,  abbelliscono il cortile della loro scuola con l’albero della legalità, si interessano a come combattere la MORTE mafiosa,  forse qualcosa è stato già fatto, esiste ancora qualche speranza. 


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