venerdì 16 maggio 2014

XI Congresso della LIT-CI: dai fuochi della lotta di classe

Segretariato Internazionale della Lit-Quarta Internazionale

A San Paolo, in Brasile, tra il 6 e il 12 aprile si è svolto l'XI Congresso della Lega Internazionale dei Lavoratori - Quarta Internazionale. L'assise, massima istanza di direzione della nostra Internazionale, si è data nel quadro di una realtà molto ricca e dinamica.
Da un lato, questa realtà è segnata dalla persistenza dell'impatto della crisi economica iniziata nel 2007. Anche se non è al suo punto più basso, soprattutto negli Usa, continua a livelli quasi recessivi in Europa e ora colpisce con più forza i cosiddetti “Paesi emergenti”, tra i quali quelli latinoamericani, mentre è sempre più evidente un rallentamento dell'economia cinese.
D'altra parte, alla continuità dei processi della lotta di classe cominciati negli scorsi anni, come quelli che (con tutte le loro contraddizioni) vivono l'Europa o il mondo arabo, in particolare l'Egitto e la Siria, si somma l'inizio di una forte instabilità in America Latina. Si percepisce la fine della tranquillità relativa degli anni precedenti, la quale a sua volta aveva chiuso la turbolenza dei processi rivoluzionari della prima metà del primo decennio del XXI secolo. Comincia così una forte crisi, o perlomeno un'importante logoramento, di vari governi di fronte popolare o populisti di sinistra che negli anni passati hanno dominato indiscutibilmente la scena politica continentale. Si chiude il ciclo di crescita di questi governi e si apre, in questo processo, un profondo logoramento della corrente castro-chavista.
A questo bisogna aggiungere, a differenza di quanto accaduto agli inizi del XXI secolo, l'incorporazione del Brasile, attraverso le “giornate di giugno” del 2013, che hanno espresso la profonda insoddisfazione di importanti settori di massa della società brasiliana.
Le caratteristiche specifiche di quest'ultimo processo, la “spontaneità” e i tratti “anti-partito” di settori d'avanguardia, possono essere comprese solo a partire dalla crisi di direzione rivoluzionaria e dalla confusione che permane in molte settori per la caduta del “socialismo reale”. Quest'ultima caratteristica (la crisi di direzione), in realtà, è presente anche in tutti gli altri processi e spiega molte delle loro contraddizioni e disuguaglianze, come nel caso del mondo arabo.
Una nuova fase della Lit-Quarta Internazionale
Un altro elemento presente nel dibattito del Congresso è stato la continuità dello sviluppo e della crescita della Lit-QI.
Così come abbiamo segnalato, la crisi di direzione rivoluzionaria e i suoi riflessi in ogni Paese sono la spiegazione ultima di come i processi si sviluppano, con le loro fortissime contraddizioni e diseguaglianze.
Allo stesso tempo, come Trotsky afferma nel Programma di Transizione, la risposta a questa crisi di direzione rivoluzionaria è il compito più strategico e allo stesso tempo il più urgente per i rivoluzionari. Compito che la Lit esprime attraverso la prospettiva di “Ricostruzione della Quarta Internazionale”.
In questo senso, la situazione mondiale va aprendo sempre maggiori possibilità di intervento della Lit e, con ciò, di crescere e svilupparsi nel quadro di questo intervento. Lo stesso congresso ha discusso della necessità di distinguere tra gli spazi di “intervento” nei movimenti e di “costruzione” di partito, avendo quest'ultima leggi proprie e compiti specifici.
Nel contesto di questa discussione si è constatato che la Lit-Quarta Internazionale ha continuato a crescere dal suo congresso precedente.
Da un lato, estendendo le sue aree di attività a nuovi Paesi e regioni. In questo congresso, ciò si è espresso nella incorporazione della delegazione della nuova sezione della Lit in  Senegal, che è stata accolta con un grande applauso, ma anche nei piccoli ma “grandi" progressi (giacché si partiva quasi da zero) nell'intervento nei processi del mondo arabo, in particolare nella guerra civile siriana. O nella presenza del delegato della Turchia, con la nuova realtà del Paese e la sua enorme importanza come “cerniera” tra l'Europa e il mondo musulmano.
D'altra parte, sono anche cresciute l'inserimento e la partecipazione di diverse sezioni della LitI nei processi della lotta di classe (scioperi, manifestazioni, scontri) e altri fatti della realtà, come partecipazione elettorale di diverse sezioni (che è un segnale della crescita di queste organizzazioni).
Come esempio, citiamo il Pstu brasiliano, attivo partecipante nei processo del giugno 2013 e promotore di un sindacato, relativamente minore [3 milioni di aderenti, ndt] ma reale e dinamico, come la Csp-Conlutas. O la partecipazione elettorale simultanea di tre sezioni centroamericane ( Pt del Costa Rica, Pst dell'Honduras e Ust di El Salvador).
Nel caso dell'Europa, che era stato individuata come priorità nel congresso precedente, abbiamo assistito ad un rafforzamento delle nostre sezioni, due delle quali potranno presentare proprie liste alle elezioni europee (come il Mas portoghese e Corrente Rossa di Spagna) e intervenire attivamente nei processi di riorganizzazione come in Spagna (attraverso la partecipazione ai Cobas e a “Hay Que Pararle los Pies”) e in Italia (dove contribuiamo alla costruzione di No Austerity, un coordinamento delle lotte ) .
Intensi dibattiti
Questa realtà ricca e dinamica è stata oggetto di analisi lungo i vari punti del congresso. E, come non avrebbe potuto essere altrimenti, su diversi punti si sono prodotti dibattiti molto intensi, risultato di approcci e percezioni differenti della realtà, che si riflettono a loro volta in differenti tattiche o proposte di azione.
Così è successo, per esempio, nei punti sulla Siria ed Egitto. Sulla Siria, si è dibattuto il carattere della guerra civile siriana, la definizione di ciascuno dei suoi campi e la posizione da adottare di fronte a questa. Sull'Egitto, si è discussa la dinamica generale della rivoluzione, il significato della assunzione diretta del governo da parte dei militari e come affrontare la repressione di cui sono stati oggetto i Fratelli Musulmani. Un altro punto molto dibattuto è stato quello che ha analizzato le migliori tattiche e forme di organizzazione per lottare contro l'oppressione delle donne.
Altri intensi dibattiti ci sono stati sull'Europa, specialmente sulle migliori tattiche e programmi per intervenire nelle lotte e sviluppare le nostre organizzazioni. E sul Brasile e su come dare risposta alla situazione aperta nel giugno 2013.
Questi dibattiti, sfumature e differenze si danno nel quadro di una profonda unità strategica. Ci ricordano gli intensi dibattiti e le discussioni della corrente bolscevico russa lungo tutta la sua storia, che forgiarono il partito che diresse la rivoluzione del 1917. Sono l'espressione di un'organizzazione internazionale viva e, allo stesso tempo, articolata con il suo inserimento nelle differenti realtà e con le percezioni di queste realtà.
La costruzione dei partiti rivoluzionari
Un altro dibattito che ha attraversato il congresso è decisivo per la costruzione di organizzazioni operaie rivoluzionarie in questo periodo.
La crisi capitalista e lo sviluppo e la polarizzazione della lotta di classe aprono per i rivoluzionari grandi possibilità di crescita. Settori ampi dell'avanguardia operaia e giovanile avanzano verso posizioni combattive e si radicalizzano. Entrano nei processi rivoluzionari con tutta la loro forza e freschezza, e alle volte, con le loro false illusioni sull'“approfondimento della democrazia”. Spesso non riconoscono un riferimento socialista né una prospettiva di distruzione del capitalismo.
Sopra tali limiti nella coscienza si innestano le brutali pressioni che la borghesia e i suoi meccanismi esercitano su tutte le organizzazioni (tanto rivoluzionarie come centriste e riformiste), nella misura in cui cresce lo spazio per il loro sviluppo. Questo è inevitabile, è una legge della realtà: quanto più cresce un'organizzazione, maggiori sono le pressioni che esercitano su di essa le istituzioni della democrazia borghese, i processi elettorali, i mezzi di comunicazione di massa, gli apparati sindacali, ecc.
È stato sempre così, e tale condizione si approfondisce con l'acuirsi della lotta di classe. La stragrande maggioranza delle organizzazioni della sinistra anticapitalista, anche quelle che provengono dal trotskismo (come l'ex Segretariato Unificato [l'organizzazione di cui faceva parte, in Italia, la recentemente disciolta Sinistra Critica, ndt]), soccombono a queste pressioni, abbandonando le strategie, il programma e la concezione del partito e dell'internazionale, trasformandosi in organizzazioni elettoralistiche, riformiste, economicistiche.
Questo non è un problema astratto. Ad esempio, chi accede ad un incarico sindacale, comincia a ricevere pressioni per essere “moderato” o per “restare fuori dalla politica”. Chi viene eletto parlamentare, comincia ad avere accesso ai mezzi, alle risorse finanziarie a sua disposizione, a “essere importante” e ad avere un trattamento differenziato, è sottoposto alla pressione di ottenere voti ad ogni costo... E quello che diciamo per le persone è doppiamente valido per le organizzazioni e si riflette nella tentazione di cercare “scorciatoie” verso le masse e nella costruzione del partito.
È quella che abbiamo chiamato “alluvione opportunistica”, che ha portato molti a capitolare al chavismo pochi anni fa, come fanno ora in molti con la greca Syriza; una deriva che si intensifica con l'evoluzione della situazione. E che noi della Lit continuiamo a contrastare.
Queste pressioni, che hanno cambiato il carattere di molte di queste organizzazioni, agiscono anche sui partiti rivoluzionari e su noi stessi. Il futuro e il carattere di qualsiasi organizzazione è determinato dalla sua capacità di affrontare queste pressioni. E il primo passo per combatterle, è riconoscerle, identificarle. In generale, la capitolazione a queste pressioni comincia dalla negazione delle stesse.
Non si tratta di adottare la sterile “purezza” dei settari che, per non contaminarsi, non intervengono nei processi. Non abbiamo vocazioni settarie.
Si tratta di intervenire con tutta la nostra determinazione, lottando con audacia affinché le nostre sezioni crescano e si sviluppino, aumentino la loro influenza, senza abbandonare il programma, la politica e il carattere di un'organizzazione rivoluzionaria, e allo stesso tempo lottando contro queste pressioni e pericoli. Sebbene non esistano ricette o schemi, è bene ricordare l'avvertimento che dava Nahuel Moreno alle organizzazioni e ai partiti che orientava: “essere più operai, più marxisti e più internazionalisti che mai”, come meccanismo di difesa da tutte le pressioni della realtà.
L'elaborazione teorica e programmatica
Tra gli aspetti segnalati da Moreno, ce ne è uno che ha particolare risalto: la consapevolezza che non potremo avanzare e, allo stesso tempo, combattere le pressioni se non partiamo da uno studio profondo della realtà internazionale e delle realtà nazionali. E, a partire da questo studio, avanziamo nell'elaborazione di risposte teoriche e programmatiche a questa realtà. In particolare, ai nuovi processi e fenomeni, come quelli derivati dalla restaurazione nell'ex Urss e nell'Europa dell'Est.
Insieme a questa risposta alla realtà, questa elaborazione deve essere al servizio della lotta ideologica tanto contro le correnti burocratiche e riformiste, quanto contro il ritardo nella coscienza delle masse su cui queste correnti si appoggiano.
Molte volte si commette l'errore di credere che la lotta ideologica sia solo per “tempi tranquilli” e non per quelli di più acuta lotta di classe. È bene viceversa ricordare il criterio di Friedrich Engels che i rivoluzionari devono sempre portare avanti tre tipi di lotta: economica, politica e ideologica.
In realtà, è nei momenti più critici della lotta di classe che la battaglia ideologica si fa più necessaria, perché sono i momenti in cui i nostri partiti hanno maggiori possibilità di crescere ed è più dura la disputa con le altre correnti.
Uno di questi aspetti dell'elaborazione è lo studio profondo e permanente delle rivoluzioni precedenti. Prendiamo, a questo proposito, quanto segnalato da Trotsky quando diceva che per i bolscevichi sarebbe stato impossibile dirigere la rivoluzione russa del 1917 senza aver studiato e aver riflettuto profondamente sui processi che andavano dalla Rivoluzione Francese alla rivoluzione del 1905 in Russia.
Coerentemente con questa analisi, una delle principali risoluzioni del Congresso è stata quella di votare come compito prioritario lo studio e l'elaborazione di un'attualizzazione teorico-programmatica. Insieme a questo, si è deciso di destinare notevoli risorse, dunque fondi e quadri con esperienza, per questo compito di formazione e istruzione 
dei quadri dell'Internazionale, utilizzando strumenti quali i seminari e i corsi.
La proletarizzazione
Altrettanto importante è stata la riaffermazione della necessità di proletarizzare (radicare nella classe operaia) l'Internazionale e le sue sezioni, come strategia di costruzione che rafforzi sempre più la nostra appartenenza di classe e il nostro carattere di rivoluzionari.
Sempre Moreno ribadiva che legarci e inserirci nel proletariato è, da un lato, l'unica garanzia per costruire organizzazioni molto solide e non soggette alle “mode” ideologiche passeggere della sinistra. E anche perché il nostro obiettivo di un socialismo coniugato con la democrazia operaia può costruirsi solo con la mobilitazione permanente e autodeterminata delle masse dirette dalla classe operaia. Così intendiamo l'“essere più operai che mai”.
Un finale entusiasmante
Attraverso questo intenso dibattito [una settimana di congresso, ndt], stanchi per l'intensità delle sessioni e dei dibattiti, ma soddisfatti per il lavoro svolto, i delegati e gli invitati hanno terminato il congresso cantando le strofe dell'Internazionale in varie lingue. È stato un modo di dire: siamo determinati e pieni d'entusiasmo nel proseguire la lotta, ora meglio armati politicamente dopo i ricchi dibattiti e l'approvazione delle risoluzioni del congresso mondiale.
Infine, una festa con musica e balli ha permesso la fraternizzazione e lo svago, dopo tanto lavoro. Come amava citare il vecchio Marx: "Homo sum, humani nihil a me alienum puto" (Sono un uomo, non ritengo a me estraneo nulla di umano).
(traduzione dall'originale spagnolo di Giovanni "ivan" Alberotanza)

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