domenica 1 giugno 2014

2 giugno. Il Re se ne va, W il Re

Luciano Granieri


Il 2 giugno del 1946 con  un referendum l’Italia sceglieva la Repubblica in luogo della monarchia. Ma siamo sicuri che ciò è quanto volesse il popolo? Qualcuno parlò di brogli, tanto che re Umberto si rifiutava di partire. In realtà per noi la democrazia è affare complicato e faticoso.  Ci piace che qualcuno decida per noi,  il Re ci piace. Tanto che per mantenere  un ricordo dei bei tempi andati  abbiamo lasciato che le nazionali sportive italiane indossassero le magliette con l’azzurro dei Savoia. 

Che la democrazia non fosse cosa per noi l’abbiamo realizzato immediatamente. La Costituzione? Mamma mia che fatica rispettarla! E allora dopo un comprensibile spaesamento abbiamo incoronato il Papa Re, ma il Papa o fa il Papa, o fa il Re, per cui,  il regno non fu così risoluto. Dopo poco meno di trent’anni di dominio quattro teste calde scesero in piazza. Si erano messe in testa di esercitarla veramente la democrazia, pensate avevano osato ottenere diritti civili, migliorare le condizioni dei lavoratori. 

Anche l’operaio voleva  il figlio dottore. Troppo casino, troppa fatica. Che si erano messi in testa questi quà?  I decreti delegati nelle scuole, i consigli di quartiere, tutta roba da togliere il sonno e far rovinare la salute.  Meglio individuare e incoronare  al più presto un nuovo Re.

 Dopo un ventennio di spaesamento si trovò il nuovo monarca. Un greve industrialotto brianzolo tolse le castagne dal fuoco allo stanco popolo italiano. Silvio Berlusconi da Arcore trasformò l’Italia in una grande reggia di Versailles. Come  Luigi XIV, ma  molto più gretto, egli la popolò, non di artisti, scrittori e intellettuali, ma di lacchè, leccaculo, scioperati  corrotti, corruttori, attricette, puttanelle da quattro soldi ai quali diede anche importanti incarichi di governo. 

Si pensi che a queste sciacquette mise in mano, oltre che diversi membri dei suoi sodali, e il  suo,  le sorti  di consigli regionali, della scuola pubblica della  tutela dell’ambiente e del rispetto delle pari opportunità  . Mentre li popolo italiano, rincoglionito dalle sue televisioni e prostrato dalla grettezza culturale che il suo regno diffondeva,  lo osannava come uomo della provvidenza capace di sconfiggere anche il cancro , lui, il Re, si affidava a mafiosi e camorristi di ogni specie e risma, frodava il fisco, spacciava  qualche mignottella a lui cara come nipote di capi di Stato . 

Il suo motto “ghe pensi mi” era musica per le orecchie  per la pigra gente italica. Sotto il suo regno l’Italia si  impoverì  economicamente e culturalmente.  Il notevole numero di  sgherri  in grado di ricattarlo, essendo a conoscenza delle sue malefatte,  lo indebolì tanto da costringerlo ad abdicare. In realtà in alcune parti degradate della Nazione, come nella nostra provincia, molti lo riconoscono ancora come Re. 

L’abdicazione di Re Silvio avvenne in favore di un altro grande monarca. Re Giorgio Napolitano. Il bi-presidente riportò la calma fra le genti italiche, sconquassate dalla decadente fine del monarca di Arcore. Re Giorgio si fece garante della pax capitalistica e mafiosa, assicurando   le costanti ruberie delle èlite  ai danni dei lavoratori. Osannato dal popolo che lo incensava  come un vecchio saggio Il  suo è stato un interregno. Si è avvalso della collaborazione  , per un certo periodo,  di  un banchiere e di un autorevole burocrate. Ma poi la sua avanzata età lo ha convinto a passare la mano al suo delfino precedentemente ammaestrato . 

Re Matteo. Questi dopo aver pugnalato alle spalle l’autorevole burocrate si è preso di forza il trono. Anche Re Matteo, come il suo predecessore di Arcore è circondato da truppe cammellate,  da leggiadre pulzelle, ligie studentesse, che non hanno la discinta sfacciataggine delle cortigiane berlusconiane, ma sono sempre pronte ad osannare il sovrano.  Così come  altri studentelli usciti dai boy scout sono pronti a ripetere la lezioncina delle sulle  riforme, sull’elemosina degli 80 pauli roventi  gettati alla plebe per bruciargli le mani come fece il Marchese del Grillo. 

Re Matteo ha lo stesso carisma di Berlusconi ed è di quasi quarant’anni più giovane. Eccolo il nuovo Re osannato e riverito, pronto a cambiare il regno lancia in resta lottando contro  gufi e rosiconi. Anche lui è stato incoronato dal popolo con un plebiscito. E mentre le genti italiche sono tranquille consapevoli che per decenni avranno un sovrano che li guiderà, questi continua ad assicurare la pax capitalistica e la disfatta delle classi meno abbienti.  

Ma che ci volete fare? A noi italiani piace che qualcuno ci dica cosa dobbiamo fare. A noi piacciono i Re che ci sollevano dall’incombenza di esercitare le prerogative democratiche.  Oggi è il 2 giugno si festeggia la nascita della Repubblica. Quanta fatica sprecata! Meno male che c’è la parata dei militari, e chi se ne frega se l’articolo 11 della Costituzione dice che l’Italia ripudia la guerra. Vuoi mettere la soddisfazione di agitare la bandierina tricolore mentre i soldati calcano l’asfalto dei fori imperiali!

Buon 2 giugno dannazione!

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