sabato 28 giugno 2014

Come risolvere i problemi della sanità? La parola ai cittadini...ma anche no

Luciano Granieri


La situazione sanitaria della Provincia di Frosinone è drammatica. Quasi ogni giorno il bollettino di guerra dal fronte dell’Ospedale Spaziani, piuttosto che dal S.S. Trinità di Sora, o da altro presidio ospedaliero,  riempie intere pagine dei media locali quando non nazionali. Al grido di dolore di amministratori locali e politici del centro sinistra oggi si affiancano gli alti lai dei novelli paladini della salute Ciociara di provenienza berlusconiana post diaspora. I quali, liberati dal vergognoso fardello della gestione Polverini,  gridano allo sfascio contro la giunta Zingaretti. Presi da una strana amnesia patologica ,  hanno rimosso tutte le malefatte in materia sanitaria, e non solo, perpetrate dalla signora dello shopping in contromano,  della festa del peperoncino raggiunta  con l'elicottero della protezione civile, e del suo porcaio di giunta.  In realtà  anche i presidenti dell’altra sponda politica ci hanno messo del loro.  

Ma non interessa qui il rimpallo delle responsabilità.  In concreto delle urla e degli strepiti di questi soggetti la cittadinanza non ne cava un ragno dal buco.  La situazione sanitaria della nostra Provincia è, e resta, al di fuori di ogni legalità, perché non assicura quel diritto alla salute sancito dalla Costituzione.  Sulla scia del clamore di scioperi della fame e altre eclatanti atti di protesta dei sindaci della zona di Sora, anche nel Capoluogo, grazie in particolare all’interessamento dei consiglieri   di centrosinstra, si è voluto battere un colpo.  

Ecco dunque convocato,  giovedì  26 giugno,  un consiglio comunale aperto a movimenti e associazioni del territorio attive nel campo della sanità.  A fornire risposte alle doglianze dei cittadini  la manager Asl, di nuova e già molto contestata nomina, D.ssa Isabella Mastrobuono. In realtà dal momento che la sanità nel Lazio è commissariata e il commissario è il presidente Zingaretti , la presenza del “capo” della Regione sarebbe stata più consona. 

Come sarebbe stato più consono consentire, visto che il consiglio comunale si fregiava dell’appellativo di “Aperto” , gli interventi dei cittadini ad orari decenti. Non nel cuore della notte quando l’attenzione per colpa o per dolo  va scemando. Il sottoscritto, che pure era iscritto a parlare, ha dovuto rinunciare al suo intervento a causa di un altro impegno. Un impegno che avevo programmato ben due ore dopo l’orario di apertura previsto del consiglio “Aperto”. 

  Ci siamo dunque dovuti sorbire gli interventi del sindaco,  di quel consigliere che chiedeva conto del ridimensionamento di un certo  reparto, del tal altro  consigliere che reclamava  per la ventilata  chiusura di quella particolare unità terapeutica e così via. Nulla di diverso di quanto questi stessi ciambellani comunali  vanno dispensando al popolo  ogni giorno attraverso i media locali, a parte qualche utile richiesta in merito al monitoraggio epidemiologico della Valle del Sacco. 

Abbiamo pure assistito ad una lezione di retorica  in puro stile razziano da parte di un consigliere il cui eloquio  ha spiccato per folclore, con tutto il rispetto per il folk,  ed inconcludenza, e  sopportato  l'auto promozione di un'altro consigliere ginecologo sentitosi offeso nell'orgoglio. Le  giuste lamentazioni sulla insufficienza di posti letto  nella nostra Provincia, nei confronti di Roma ,   e la richiesta di ottenere  maggiori  deroghe al blocco del turn-over   per l’assunzione dei medici,  hanno  avuto le stesse arcinote  risposte dal manager. Di più non si può fare perché la sanità regionale  è commissariata e il piano aziendale deve essere sottoposto alla mannaia del ministero dell’economia. 

Dunque bisogna sopperire con l’organizzazione.  Non si capisce come, una migliore organizzazione possa per incanto risolvere il problema della  mancanza dei posti letto attualmente inferiore a quanto prescritto  dalla legge   (1,8 per ogni 1000 abitanti, in luogo dei 3 previsti).  Ma questa è l’antifona. Nulla di quanto già non si sapesse dunque. L’unica notizia è stata la disponibilità a istituire finalmente il registro dei tumori, a condizione di trovare i 56mila euro necessari all’operazione. La Asl sti’ soldi non ce l’ha per cui,  cari cittadini se lo  volete, il registro, pagatevelo da soli attraverso i tributi locali  E’ questo il senso della richiesta fatta dalla Mastrobuono ai sindaci della Provincia  affinchè finanziassero con soldi comunali l’impresa. 

Tante chiacchiere trite e ritrite ma il nodo centrale non è stato neanche questa volta sviscerato. La questione della crisi sanitaria va affrontata in tutt’altra ottica. La salute è un bene primario che in un paese civile va assicurato comunque, anche a debito.  Poi sarebbe ora di sfatare  il mito che la nostra spesa sociale è talmente alta da produrre un  debito insostenibile.  Sono anni che l’Italia chiude gli esercizi di bilancio  in “AVANZO PRIMARIO”.  Cioè  la partita contabile  fra entrate, in tasse e tributi (comprensive dell’evasione e della corruzione)   e uscite per spese sociali, è in attivo! Il nostro Stato spende meno di quanto incamera. 

Poi però c’è da fare i conti con l’enorme mole di debito finanziario e annessi interessi. Siamo nell’ordine dei duemila miliardi. In tempi di crisi un ente  detentore di titoli  pubblici, soprattutto se si tratta   di un fondo di investimento  privato o di una banca d’affari  , può tranquillamente aspettare di riscuotere qualche cedola se  quei soldi servono ad assicurare la salvaguardia della salute pubblica. Come pure se in un territorio non si riescono ad assicurare i livelli essenziali di assistenza nella sanità pubblica, si limitino o si riducano le convenzioni con le strutture private. 

Ognuno ha il diritto di curarsi come meglio crede, ma se decide di rivolgersi ad una clinica privata lo deve fare senza oneri per lo Stato. I discorsi  sulla riorganizzazione dell’attività sanitaria, sulla lotta agli sprechi,  sulla cattiva gestione, spesso procurata da corruttele e ruberie , oltre che da incapacità, sono tutti giusti, ma costituiscono solo una parte del problema . 

Il dovere imprescindibile è quello di rispettare l’art.32 della Costituzione dove si afferma che :” La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività e garantisce cure gratuite agli indigenti….” Se ciò lo si ottiene con le case della salute, piuttosto che con la riorganizzazione di presidi sanitari e ospedalieri, ha poca importanza, l’importante è che un tale fondamentale diritto necessario allo sviluppo della dignità umana venga assicurato. 

Questo era il contenuto del mio intervento  al consiglio comunale aperto.  Molto aperto alle giaculatorie e mal di pancia, spesso orientati all’ottenimento di un facile consenso, dei vari consiglieri, poco aperto, anzi chiuso e avvolto  nelle tenebre alle istanze dei cittadini.




Nessun commento:

Posta un commento