giovedì 28 agosto 2014

Amministrare o fare politica? This is the question

Luciano Granieri

L’indegno mercimonio in atto per decidere il prossimo presidente della Provincia del nostro territorio, mostra tutte le nefaste conseguenze dell’investitura  di una istituzione pubblica sottratta al voto popolare. Non che in precedenza,  quando consiglieri e presidente della Provincia venivano eletti dai cittadini, non esistessero accordi sottobanco, ma adesso liberati,dal giudizio della sovranità popolare  i nostri amministratori stanno dando sfogo alle peggiori derive consociativo-lobbistiche. 

Tutto questo non è altro che l’anticipazione di quanto potrebbe avvenire in occasione dell’elezione del nuovo Senato, altra istituzione la cui composizione è sottratta alla scelta dei cittadini. La speranza è che essendo questa riforma, scritta da incompetenti, piena di strafalcioni costituzionali, passata in prima lettura al Senato con una maggioranza fittizia, estorta a suon di minacce e soprusi,  essa non sopravviva all’iter costituzionale dell’art.138 e in ultima analisi venga bocciata dai cittadini attraverso il referendum conservativo. 

 In realtà, fra la nuova determinazione delle giunte provinciali e le mire che si dispiegano sul Senato è in atto nel Paese un vero e proprio tentativo di esautorare ulteriormente i cittadini dalle decisioni, prese  ormai sulle loro teste dai comitati elettorali che compongono lo sciagurato  quadro istituzionale.  L’ultimo baluardo democratico rischia di restare il Comune, (personalmente preferirei usare la parola Municipio) . Un presidio di prossimità democratica in cui il cittadino ha ancora un minimo di possibilità per scegliere chi amministrerà la propria città, facendo che cosa. 

Mi piacerebbe inoltre pensare che nelle potenzialità democratiche insite nella gestione dei Comuni possa rinascere quel famoso sistema di democrazia partecipata ormai sepolto e dimenticato dalla deriva autoritaria imposta alle istituzioni dal potere economico e finanziario globalizzato. Mi piacerebbe pensare che il Municipio - gestore per conto dei cittadini proprietari e fruitori di  opere e servizi pubblici,  oggetto delle fameliche mire speculative del capitale finanziario, transfuga ormai dal mercato delle merci, già pienamente saccheggiato e lasciato esangue - possa costituire l’ultima fortezza a difesa  dei beni comuni non commercializzabili. 

E il pensiero non può non andare  alla gravissima situazione della sanità in Provincia di Frosinone. La distruzione della sanità di un’intera Provincia non può non interessare massicciamente sindaci e consigli comunali dei comuni in essa compresa. Nell’incontro organizzato il 25 agosto scorso dal coordinamento provinciale per la sanità, si è tentato di coinvolgere affianco delle associazioni, proprio i sindaci. Membri fra l’altro, della conferenza sulla sanità. Un organo ufficiale  il quale   una parola autorevole a contrasto del disastro , soprattutto se supportata dal coinvolgimento dei cittadini, può  dirla. 

A loro è stato illustrato il letale piano aziendale con cui la Regione ha intenzione di dilaniare la sanità del territorio dividendone i resti fra la gestione privata e  il pagamento delle cambiali elettorali romane. I 21 primi cittadini partecipanti, insieme con consiglieri e assessori comunali, hanno mostrato di capire la gravità della situazione e alcuni di loro hanno promesso un forte  impegno nel portare avanti questa battaglia di dignità con i proprio cittadini. Restano i sindaci assenti , la  provincia di Frosinone conta 91 comuni, a loro non interessa assicurare il diritto alla salute costituzionalmente sancito ai propri cittadini?  

In realtà ci sarebbe comunque poco da fidarsi. L'esperienza vissuta   con la consulta dei sindaci in ATO 5, nell’ambito della questione dell’acqua è stata   drammatica. In un quadro in cui i primi cittadini coinvolti hanno preferito perorare gli interessi del gestore privato, piuttosto che difendere i propri amministrati, la casta dei sindaci non meriterebbe molto credito. Ma sono loro ormai gli ultimi paladini dei diritti democratici di una comunità. 

Un sindaco può scegliere del tutto legittimamente  se amministrare, in presenza, fra l’altro, di continui tagli di fondi dallo Stato centrale,  risparmiando sui servizi, privatizzandoli, eliminandoli, svendendo la propria città ai privati, tenendo  i conti in ordine, oppure fare politica. Questa seconda opzione è forse meno comoda e più rischiosa. Prevede qualche strappo alle algide regole, perchè si tratta spesso di mettersi contro le altre istituzioni per difendere i cittadini.  E' necessario finanche assumere atteggiamenti di disobbedienza civile, magari rifiutandosi di applicare il dettami del patto di stabilità. Ma in realtà è il fine vero per il quale sono stati eletti, cioè assicurare il benessere della comunità a tutti i costi. 

Ora nella difficile situazione della sanità provinciale ai sindaci  del nostro territorio si pone il dilemma: amministrare o fare politica? Fare i ragionieri, o porsi a fianco dei cittadini privati del diritto alla salute? Non sappiamo quale sarà la decisione. Una cosa è certa, noi cittadini non possiamo subire delle decisioni così gravi sulla nostra pelle. Andremo avanti lo stesso. Se i sindaci saranno al nostro fianco,  i più numerosi possibile, bene altrimenti ce ne faremo una ragione e ce ne ricorderemo al momento di rivotarli.

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