mercoledì 24 settembre 2014

Elargizioni di II livello

Luciano Granieri

Tutte le nefandezze della legge Delrio sulla riorganizzazione delle Provincie si sono manifestate nella miserrima vicenda delle   candidature, per le elezioni di presidente e consiglio  della nostra  Provincia. Un triste campionario di lotte fratricide, di sordidi opportunismi, ha invaso  giornali,  social-media. Vecchi e nuovi attori del panorama  politico-affaristico locale si sono uniti in una indegna recita da fratelli coltelli  senza pudore e senza vergogna. Sono sicuro che gli stessi squallidi scenari si riprodurranno anche in altre realtà provinciali. Frosinone non sarà né la prima né l’ultima. 

Non oso pensare a cosa potrebbe accadere, qual’ora dovesse andare in porto la disgraziata riforma del Senato non elettivo! Un seggio senatoriale, lavacro di fedine penali, per coloro i quali (consiglieri regionali e sindaci) dovessero approdarvi, con la possibilità di incidere sull’elezione del Presidente della Repubblica, sarà oggetto del desiderio di molti. Altro che trattativa fra una poltrona di presidente e la guida di un ente intermedio!  Quello che è accaduto per la Provincia, in confronto a ciò che potrebbe succedere  nelle elezioni di II livello al Senato, rischia di diventare una innocua disputa fra indisciplinate e innocenti mammolette. 

Ma torniamo alle faccende locali. Ora che le squadre sono formate i candidati definiti, come si svolgerà la campagna elettorale? A parte la compagine “Acqua, Rifiuti, Sanità, Lavoro", che già nel nome ha insito una sorta di  programma, le altre variegate e deideologizzate  liste,   raccolte  da Scalia a sostegno di Antonio Pompeo, e quella dello schieramento antagonista, facente capo all’altra anima del Pd in  appoggio ad Enrico Pittiglio, non hanno reso noto alcun obbiettivo programmatico. Sulla carta, considerando gli schieramenti politici  di sindaci e amministratori chiamati al voto, la vittoria  del primo cittadini  di Ferentino Antonio Pompeo dovrebbe essere scontata. 

Ma non è  da escludere  che la campagna elettorale possa giocarsi su altri  e ben più intricati terreni. Cioè la capitalizzazione in  consenso  dell’immenso patrimonio, di beni e servizi pubblici,  nella disponibilità dell’ente provinciale. Un affare prolifico che fa gola a molte organizzazioni imprenditoriali pronte a mobilitare i propri sindaci di riferimento per strappare il vantaggioso appalto,  o la  ricca gestione di un determinato servizio. Non sono cosette da nulla. Si va dalla viabilità provinciale all’edilizia scolastica, all’erogazione dell’acqua. Toccherà al candidato presidente  confezionare l’offerta migliore in grado di  aggregare il consenso del maggior numero di consiglieri comunali e sindaci  a loro volta capaci  di strappare gli appalti migliori per i loro sponsor elettorali. Della serie “Se mi voti, mi fai votare e vinco, l’appalto sulla manutenzione della viabilità provinciale sarà nella disponibilità dei tuoi amici palazzinari  che  già sono padroni nella tua città e ti ringrazieranno ulteriormente  impegnandosi a farti diventare deputato” 

La conseguenza per noi "popolo monnezza", privati del diritto di voto, è  scontata: aumento di tariffe e abbattimento della qualità del servizio. Qualcuno potrà obbiettare certe trattative esistevano anche prima, quando cioè per il consiglio provinciale votavano i cittadini. E’ vero. Ma almeno con le vecchie regole  anche il "popolo monnezza" poteva rimediare  qualche osso spolpato da rosicchiare. Che so’ un buono di benzina, piuttosto che una bolletta pagata, o anche i semplici  50 euro comparsi magicamente sotto il piatto della cena elettorale. Oggi non più. C’è la crisi e anche le briciole servono per assicurarsi consensi ben più influenti. Ma non sarà che tutta stà moina delle elezioni di II livello (per la Provincia e per il Senato)  è stata architettata non per restringere l’ agibilità democratica, ma per risparmiare su buoni di benzina, bollette, e cene popolose elettorali ?
  




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