venerdì 3 ottobre 2014

Comunicato dell'assemblea sindacale del Liceo Benedetto da Norcia

I lavoratori del Liceo Benedetto da Norcia, riuniti in assemblea sindacale il giorno 1 ottobre 2014, fanno propria la piattaforma dell’assemblea delle scuole di Roma. Inoltre, i lavoratori del BdN sostengono, per rilanciare e riqualificare l’istruzione pubblica statale, la Legge di Iniziativa Popolare “"Per una buona scuola per la Repubblica"”. 

L’assemblea dei lavoratori del Liceo Benedetto da Norcia si impegna a partecipare con un proprio spezzone insieme agli studenti alla manifestazione in occasione dello sciopero del 10 di Ottobre.

Inoltre l’assemblea risponde all’invito del governo a sviluppare in modo decentrato la consultazione sul progetto La buona scuola, raccogliendo le firme per la convocazione di un Collegio dei docenti straordinario, un Consiglio di Istituto e un’assemblea di Istituto di lavoratori, studenti e genitori. A questo scopo rivolge l’invito ai rappresentanti degli studenti e al Comitato genitori di organizzare a loro volta un’assemblea in cui analizzare e prendere posizione, all’interno della consultazione promossa dal governo, sul progetto La buona scuola.


Piattaforma dell’Assemblea delle scuole di Roma e provincia

1)      Lotta in difesa della democrazia della scuola e dell’orizzontalità degli organi collegiali e delle assemblee degli studenti, di contro al tentativo di ulteriore gerarchizzazione della scuola promosso dal governo, che intende accentrare tutte le decisioni nella figura del Dirigente-Manager, coadiuvato dai privati, fino alla chiamata diretta dei lavoratori.

2)      Lotta contro l’ingresso dei privati nella gestione della scuola (che ricalca la proposta di legge Aprea sconfitta dalla mobilitazione unitaria di studenti e lavoratori) e la conseguente privatizzazione dell’istruzione pubblica.


3)      Lotta alla falsa meritocrazia, che nasconde gli ulteriori tagli alle retribuzioni dei lavoratori della scuola e conferma la pesantissima riduzione di risorse alla scuola statale realizzata dalla (contro)-riforma Gelmini, che non a caso oggi esalta le misure del governo rivendicandone la paternità.

4)      Lotta alla demagogia di un governo, che sotto la pressione delle mobilitazioni e di una imminente condanna a una pesante multa dalla Unione Europea, ora che ne ha la presidenza, promette 150.000 assunzioni di docenti (mentre il personale Ata rischia di essere ulteriormente ridotto e le sue funzioni esternalizzate), senza però mantenere le reiterate promesse di mandare in pensione i 4.500 lavoratori di Quota 96, che hanno da tempo raggiunto tutti i requisiti. Tanto più che la giustificazione del governo per gli impegni non mantenuti, “non ci sono le risorse economiche”, è smentita, ad esempio, dalle sempre crescenti spese militari.


5)      Lotta per lavorare meglio, lavorare tutti, contro l’aumento dell’orario dei docenti di ruolo, chiamati dal governo a fare, senza retribuzione, le supplenze brevi, con conseguente soluzione finale dei precari delle graduatorie di istituto che, dopo aver lavorato per anni nella precarietà più totale e aver investito soldi e tempo per conseguire abilitazioni e titoli conferenti punteggio, verrebbero rispediti a casa. L’aumento dell’orario di lavoro, inoltre, andrà necessariamente a discapito della qualità dell’offerta formativa, che va al contrario rifinanziata come chiedono anche le famiglie.

6)      Lotta per migliorare la qualità dell’istruzione riabbassando il numero di alunni per classe,  ripristinando il tempo pieno e i posti tagliati dalla riforma Gelmini e dall’innalzamento dell’età pensionabile, per immettere in ruolo i precari (personale Ata e insegnanti) sui posti disponibili e non su un indefinito organico funzionale.


7)      Lotta per il rinnovo e la salvaguardia del Contratto nazionale di lavoro e degli scatti, che sono stati ulteriormente bloccati dal governo, e che rischiano ora di essere definitivamente eliminati da un presunto merito stabilito in modo arbitrario dai dirigenti e dai test Invalsi. Si tratta, al contrario, di recuperare in pieno il potere di acquisto, calato di almeno 200 € al mese, perso dai lavoratori della scuola negli ultimi anni di blocco delle retribuzioni, mediante la richiesta di un significativo aumento uguale per tutti, di fronte ai tentativi di divisioni portate avanti dal governo.




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