lunedì 15 dicembre 2014

Per una "d" al posto sbagliato

Andrea Cristofaro


Verrebbe da dire: ma in tutti questi anni nessuno ci aveva mai pensato, possibile? Fior di marxisti, leninisti, militanti e dirigenti, filosofi e studiosi: possibile mai che a nessuno di loro sia mai venuta in mente una soluzione così  geniale ma al tempo stesso di una semplicità così disarmante? E’ proprio vero che i veri geni non sono coloro che hanno la testa piena di trattati enciclopedici, o coloro che si inventano le cose più inimmaginabili; i veri geni sono coloro che vedono nella realtà le cose che le persone normali non vedono pur avendole sotto gli occhi. Così l’idea di spostare quella “d” del nome del Pdci, da prima a dopo la “c”, un’azione semplicissima, ha risolto agli occhi di molti il problema della mancanza di un grande partito comunista  che finalmente torni ad essere punto di riferimento politico del popolo italiano. Ho assistito su invito di un compagno, ad una delle assemblee che si stanno organizzando in diverse località, con argomento: “ricostruiamo il partito comunista italiano”. La saletta era piena di compagni (in realtà quasi tutti tesserati del Pdci), e questo nei tempi che corrono non è un elemento secondario: il tema evidentemente interessa. Ho rivisto facce che da quando non ho la tessera del Prc non avevo più visto: certe facce se si esce dalle sale di partito è difficile incontrarle. Nelle ultime occasioni in cui le avevo viste mi ero scontrato con loro insieme ai miei compagni di circolo perche insistevano nel voler per forza accordarsi con il partito democratico alle comunali di Frosinone, e non essendo riusciti a spuntarla avevano pensato bene di farlo comunque l’accordo, a nostra insaputa, per il ballottaggio. Ma questa è un’altra storia. Qualche momento simpatico, involontariamente comico, si è avuto quando il segretario provinciale del Prc ha avuto un lapsus, e parlando dello scioglimento del Pdci  ha detto fallimento del Pdci, “tanto ci siamo capiti”, si è corretto fra gli sguardi esterrefatti dei dirigenti nazionali del Pdci. Tranquillo, segretario, non si sono sciolti, hanno solo cambiato nome: ora il loro partito si chiama Partito Comunista d’Italia, lo statuto e il simbolo esistono già e sono già da un notaio. Un po’ stonato invece il fatto che lui vorrebbe che il Prc si sciogliesse: questa cosa detta da un segretario provinciale mi sembra un’affermazione anomala: quest’idea è maggioritaria nel Prc di Frosinone?. A già, ma lui ha anche firmato il documento di sinistra e lavoro, che gli addetti ai lavori indicano come un soggetto che dal Prc punta dritto verso Sel, e allora forse le cose si spiegano.
Che dire dell’assemblea? I compagni in sala hanno fatto diversi interventi, dai quali traspariva la voglia di rivedere finalmente un partito di massa che difenda i lavoratori, dia speranza ai disoccupati, ridia fiato alla società: tutti interventi appassionati e pieni di rabbia e speranza. E i relatori? I relatori erano tutti dirigenti locali e nazionali del Pdci e del Prc. Era presente anche il portavoce della FGCI locale, su posizioni decisamente più moderate rispetto a alcuni interventi della platea, ma in piena sintonia con le posizioni dei dirigenti più anziani. Abbiamo sentito parlare di tante cose: l’internazionalismo, l’opposizione al Pd di Renzi, il successo dello sciopero generale, la mancanza del Pci, la Bolognina, qualche frecciatina a Bertinotti, qualcun’altra a Ferrero, i sondaggi, Tsipras, le elezioni; ma poi? Sul tema delle alleanze elettorali la contrapposizione al Pd di Renzi non è poi così scontata, visto che localmente la maggioranza dei relatori, FGCI compresa, sarebbe disposta anche a valutare alleanze con il Pd: d’altronde alle ultime regionali in Calabria il Pdci era appunto alleato del Pd. Si guarda anche a Sel e, anche se nessuno lo ha mai citato, una voce, simile a quella di Robin Williams quando sussurrava “carpeee……. diem” ai suoi studenti davanti alle foto dei vecchi studenti del college nell’ “attimo fuggente”, sembrava sussurrare alle orecchie di tutti i presenti “Civaaatiiiiii……….. Civaaatiiiii…….. Civaaatiiiii…..”.                                       Davvero geniale la trovata della “d” spostata, ma a parte questo, io personalmente non sono riuscito a carpire nient’altro dalle relazioni. Nessun accenno di autocritica: nessun accenno alla necessità di radicamento nelle lotte, nei luoghi di lavoro, nei  territori; tanti accenni invece a percentuali e tattiche elettorali. Tanti accenni con tono di rimprovero ai compagni che votano Grillo, a quelli dei “cespugli”, ai settarismi, ma nessun accenno al partito degli assessori, al partito dei voti a favore dei bombardamenti, al partito che ha tradito il movimento no global in cambio di una presidenza, di un ministero e di qualche sottosegretariato, al partito che partecipa imperterrito alle primarie del centrosinistra. Le forti discussioni degli ultimi anni, i contrasti, le critiche, i voltagabbana, gli opportunismi….tutto ciò che è successo fra i comunisti in Italia non conta più, l’autocritica, come ho già detto, è un optional di cui si può fare a meno: un forte partito di massa e comunista è necessario, solo questo conta. Loro hanno spostato la D e sono andati dal notaio, il resto verrà da sé…..secondo loro; basta farsi trovare pronti da Civati, quando e se prenderà la decisione tanto agognata a sinistra…..aggiungo, malpensante come al solito, io. Sel, Sinistra e lavoro, lista Tsipras, P.C.d’I. …..Onorevole Civati, aspettano tutti a te, e tu cosa aspetti?
P.S.: naturalmente si tratta di mie impressioni, che probabilmente saranno smentite dai fatti. Non voglio fare l’uccello del malaugurio, quindi faccio tanti auguri ai compagni impegnati in quest’impresa.


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