“Voglia di lavorare, voci dal disagio della disoccupazione e
della precarietà” E’ il titolo di un’iniziativa organizzata dal blog Unoetre.
Una no stop di 10 ore (dalle 10 alle 20)
in cui si sono succedute testimonianze sulla disoccupazione e la precarietà che flagella la nostra Provincia. Hanno partecipato
donne e uomini della Provincia di
Frosinone che hanno dovuto misurarsi con la perdita del lavoro.
All’incontro, svoltosi domenica 11 gennaio presso la saletta delle arti di Corso della Repubblica , hanno
anche presenziato esponenti sindacali, politici eletti nel nostro territorio e
amministratori per lo più di provenienza Pd. Fra un
dibattito e l’altro si sono alternati esibizioni artistiche, musicali, teatrali
e pittoriche.
Sull’evento artistico vogliamo focalizzare in primis la nostra attenzione. Come
è noto la Ciociaria è stato un territorio ad alta vocazione agricola.
Attitudine naturale smembrata dall’avvento della grande industria che ha
invaso le campagne , grazie ai
finanziamenti pubblici resi disponibili dalla Cassa del Mezzogiorno negli anni
’60. Una sorta di colonizzazione industriale che ha divorato pezzi importanti di territorio. Uno sciame di grandi
aziende ha riempito il cielo, la terra e le acque di putrido inquinamento,
fornendo un benessere volatile e limitato nel tempo. Imprese che sono poi scappate
con le tasche sature di soldi pubblici elargiti a piene mani, anche in
epoche successive agli anni del boom, dagli enti locali, e hanno lasciato vuoto
e devastazione.
Campagne annientate e disoccupazione dilagante questo è
l’epilogo della stagione delle grandi industrializzazioni. Le opere pittoriche che Livio Antonucci e Paolo D’Amata
hanno creato proprio sotto i nostri occhi, hanno reso in modo esauriente, con
la loro espressività artistica, la
storia del lavoro in Ciociaria. Nel quadro di Paolo D’Amata è rappresentata l’attività dei campi, un’opera dai colori sgargianti con una contadina intenta a lavorare la
terra. L’Opera di Livio Antonucci ritraeva uno scorcio del centro storico di Frosinone animato da un corteo di protesta di
lavoratori. Il soggetto era tratto da una fotografia scattata durante una manifestazione svoltasi negli anni ’70. Sul
palco della sala, i discorsi, le
variegate descrizioni dello stato dell’arte dell’occupazione nel nostro
territorio, le promesse, e gli impegni presi, non sono state così potenti come
l’espressività di questi due artisti.
Ma veniamo a quanto è emerso dagli
interventi succedutisi nel corso della mattinata. Per verità di cronaca è
necessario sottolineare che queste note si riferiscono esclusivamente a quanto accaduto la mattina di domenica, in quanto non mi è stato possibile partecipare
all’evento pomeridiano. Gli ex dipendenti presi nella morsa del licenziamento
dalle crisi aziendali succedutesi nella
nostra Provincia, hanno fornito un quadro desolante, ma significativo, su cosa
significhi rimanere senza lavoro. Ma nella difficoltà di una vita in cui è
difficile intravedere un’ipotesi di futuro, queste persone hanno conservato un
briciolo di fiducia nei riguardi di chi li rappresenta in Parlamento, nelle
istituzioni locali, nei sindacati.
E’ fiducia ben riposta? Personalmente avrei
qualche dubbio. Mi riferisco a quanto affermato con estrema sincerità dalla
Senatrice Spilabotte in relazione all’Accordo di Programma messo a punto dal
Ministero della Attività produttive in collaborazione con la Regione Lazio relativo al comprensorio industriale di
Anagni-Frosinone e al polo turistico di Fiuggi. Come si è appreso dalla
Senatrice, membro, fra l’altro, della Commissione lavoro a Palazzo Madama,
questo programma, affidato nella fase operativa ad Invitalia spa, prevede un
contributo di 40 milioni di euro, suddivisi in 30 milioni a carico del
Ministero e 10 milioni a carico della Regione Lazio. Per accedere a tali
finanziamenti però è richiesto un contributo minimo delle entità interessate compreso fra i 7 e i 20 milioni di euro. Una
precondizione che solo grandi aziende possono soddisfare e che non si confà alle
esigenze produttive del nostro territorio composto da piccole e medie imprese. Infatti
al bando hanno risposto solo due aziende.
Dunque, o questo accordo è stato
pensato senza tener in minimo conto il tessuto produttivo a cui andava applicato, o è l’ennesimo regalo
alla grande imprenditoria. Sia nell' uno, che nell’altro caso, la risposta
politica al grave problema della disoccupazione è stata più che insufficiente
addirittura deleteria. In verità la senatrice Spilabotte è impegnata anche sul
fronte della possibile integrazione di 300 ex lavoratori VDC nel programma di
accompagnamento alla pensione determinato dalla legge di salvaguardia per gli
esodati approvata nell’ottobre scorso. Ma come precisato dalla stessa Senatrice
la proposta è stata avanzata direttamente dai lavoratori. In buona sostanza le uniche proposte che
hanno una possibilità di successo non sono state promosse della politica ma dai
lavoratori stessi. Come sempre più spesso mi capita di constatare, a curare gli
interessi dei lavoratori devono pensarci i lavoratori medesimi .
In realtà sullo sfondo di questa interessante kermesse
aleggiava un convitato di pietra che, pur presente, nessuno, almeno nella
mattinata, ha avuto il coraggio di evocare. Ed è il macigno del jobs act. Avrei
avuto il piacere di sottoporre alla senatrice, nonché membro della commissione
lavoro al Senato, il seguente quesito: Quale sviluppo avrebbero avuto
determinate vertenze locali importanti, inerenti a licenziamenti collettivi, se fosse stato in
vigore il jobs act, che annulla gli effetti a tutela dei lavoratori in caso di licenziamento senza giusta causa anche ai contratti
collettivi?
Sollevati dall’obbligo del
reintegro i datori di lavoro non si sarebbero minimamente degnati di intavolare
trattative, a partecipare a tavoli di contrattazione. Avrebbero scucito quei
quattro soldi di indennizzo e risolto il problema senza curarsi del dramma in
cui avrebbero gettato migliaia di famiglie. Plaudiamo comunque all’iniziativa dei colleghi
di Unoetre che ha avuto il merito di portare all’attenzione di media e
collettività la drammatica situazione occupazionale nella nostra Provincia, ma
forse alla pur necessaria visibilità mediatica avrebbe dovuto essere associato un discorso
più realistico scevro da derive auto celebrative da parte del politico o
amministratore di turno.
Nessun commento:
Posta un commento