venerdì 13 febbraio 2015

I muti cantano l'Aida a Maastricht

Luciano Granieri


L’era di Maastricht, ve la ricordate? La moneta unica, l’euro, la libera circolazione dei capitali, un mercato di 500milioni di consumatori,  questo era il sol dell’avvenire, ricchezza e prosperità per tutti. Ma per iscriversi al  club era necessaria sobrietà nella spesa , morigeratezza dei conti. Il deficit di uno Stato che voleva entrare nella virtuosa cerchia europeista non doveva superare il 3% del Pil. 

  Ma l’Europa degli Stati di fine ‘900 era popolata di ricchi,  e di straccioni. Non tutti avevano i conti a posto. Alcuni Paesi denunciavano  un deficit di gran lunga superiore al 3% rispetto al Pil.  Come fare, dunque,  per succhiare il sangue anche ai disperati? Come consentire  agli straccions tipo  la Grecia, ma anche l’Italia ed altri Paesi europei , di entrare nell’esclusivo club ?  Imbrogliando. E quali migliori imbroglioni  se non i buontemponi banchieri di Goldman Sachs e J.P Morgan?  

Fingendo un commercio di valuta, per  mascherare quello che era un prestito a tutti gli effetti, Goldman Sachs ha inondato la Grecia di soldi freschi  (300 milioni di dollari). Con questi denari, avvelenati anche da  forme speculative pericolose come i derivati, Goldman Sachs,  nel 1999, consentiva al Governo greco   di livellare  il deficit  al di sotto del 3% del Pil, con modalità poco ortodosse e  truffaldine e di favorirne l’entrata nell’area euro. In cambio gli Ellenici, per anni, avrebbero dovuto destinare  i magri introiti fiscali, flagellati da una evasione monstre, al pagamento di un debito nascosto verso la spietata banca d’affari statunitense. In poche parole per entrare nell’euro, i proventi delle tasse anziché essere spesi  a favore dei servizi sociali, andavano a riempire i forzieri di Goldman Sachs. Così la Grecia, consegnando il proprio popolo agli aguzzini della banca d’affari più spietata del mondo è entrata nella moneta unica. 

Nell’avanzarsi degli anni 2000, dopo un discreto periodo di  relativa tranquillità, a fronte della crisi del 2008, i nodi sono venuti al pettine. Fra prestiti da restituire agli investitori e il pizzo da corrispondere alle banche i soldi sono finiti. Che si fa, si esce dall’euro? Giammai, alla Goldman Sachs si sostituisce un’altra associazione a delinquere formata dagli estorsori di Ue Bce e Fmi, la famigerata troika . 

Questi signori si sono dichiarati  pronti a resuscitare le esangui casse elleniche, ma in cambio  hanno preteso   una straordinaria trasfusione di denaro dal reddito al profitto.    Privatizzazioni, distruzione della  scuole e della sanità pubblica, licenziamenti, triplicazione del numero dei disoccupati, aumento della povertà, questo è il pizzo da pagato alla troika , quanto più il debito aumentava  tanto più si infieriva  sulle persone, negandogli la dignità di una vita decente. 

Ma che vantaggio c’è stato ad entrare nell’euro, se tutta l’operazione è iniziata consegnandosi alle banche per occultare il deficit, e  continuata  nella  spoliazione dei diritti dei cittadini a fronte dell’aumentare vorticoso del debito?  

Oggi l’importo dovuto ai creditori è proibitivo e impossibile da restituire. Yanis  Varoufakis il ministro delle finanze del nuovo governo Greco, ha avanzato   una soluzione, proponendo un rinvio dei pagamenti, un prestito ponte,  depurato dalle condizioni imposte dalla troika,  per mettere un po’ di soldi in tasca ai Greci e permettere ad essi  di sopravvivere . Il  tutto in attesa che finalmente si riesca a  recuperare, attraverso una nuova politica fiscale, il bottino dei grandi evasori, si riducano privilegi, sprechi e si possa    mettere insieme, con queste misure, una parte di denaro necessario a pagare il debito.  E’ l’unico modo che hanno i creditori di vedere qualche quattrino.  Concedere altri denari in cambio di ulteriore smembramento dello stato sociale dell’alienazione del bene pubblico, come pretende l’Unione europea,  non è funzionale a recuperare un debito fuori controllo. 

Allora il dubbio sorge spontaneo. Siamo sicuri che lo scopo sia quello di rientrare del prestito? Non è che la strategia sia un'altra? Cioè mantenere e aumentare il debito, usandolo come pretesto per permettere la schiavizzazione dei lavoratori, la privatizzazione di tutti i servizi l’acquisizione  delle proprietà pubbliche  a favore del profitto delle èlite finanziarie private?  La seconda ipotesi sembra essere quella vera e il neo presidente greco Tsipras  ha rivelato il gioco. Ecco perché sta combattendo  con un eurogruppo intransigente , con dentro anche il nostro ministro delle finanze, per sottrarre  i propri cittadini dalle grinfie della troika.  

Ecco perché la battaglia intrapresa dalla Grecia dovrebbe essere appoggiata da un’ampia parte di popolazione europea, quella popolazione stanca di essere  sfruttata dal potere finanziario capitalista. Un potere che usa con maestria le istituzioni per ottenere  i proprio privilegi. Ma dirò di più, ormai è chiaro il reale obbiettivo dell’adozione della moneta unica. E’ un piano  ordito dalle ricche lobby finanziarie in combutta con i loro burattini politici, per allargare smisuratamente il campo del profitto  travolgendo i cittadini. E il  puntuale intervento delle  banche  d’affari pronte a speculare sin dagli albori di Maastricht per consentire ad alcuni Stati di entrare nell’euro ne è buona testimonianza. 

Dunque  forse uscire dall’euro potrebbe costituire un primo atto di sabotaggio al piano capitalista. Con questi signori non si tratta, anche se il nuovo governo greco, dopo aver ostentato fermezza,  sembra intenzionato a farlo . Questo è l’avversario di classe e come tale va combattuto. L’uscita dall’euro il ritorno alla moneta nazionale,  un audit sul debito ed un eventuale moratoria sono  le prime azioni di questa battaglia. Ormai e diventata  una questione di sopravvivenza. Prima li si capisce, meglio sarà.

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