Oreste Scalzone
Prima puntata di una sequenza di Giornale immaginario quotidiano, che esce nei giorni 23, 24, 26, 27, 28 aprile :
DUE, TRE MODESTE PROPOSTE per la piazza, le piazze, 'di movimento' nelle giornate attorno al primo maggio a Milano, contro l'evento dell'apertura dell'Expo
1. apertura
Come una risata a un funerale. Uno sghignazzo, un berciare sguaiato, una rissa per motivi futili e sordidi, un pisciare per sfregio sulla bara, un far mercimonio del lutto.
Così ci appare l'Evento, il gran rito planetario dell'Apertura dell'Expo, Esposizione Universale il Primo Maggio a Milano – simil-Kolossal, sagra e rituale da Mondovisione, baraccone di cartapesta impastata con sangre y mierda, sudore e lavori forzati', nido di affari-malaffare, crocevia di 'economie politiche' in mortifera sinergia.
Quest'inaugurazione è come il pendent del Radeau de la Meduse che – nell'epoca della riproducibilità tecnica all'infinito – si replica con frequenza ossessiva, con velocità crescente come virale nelle acque del Mediterraneo.
« ...E da Genova – cantava gia un lamento ormai antico – il Sirio partivano/ per l'America/ varcare i confin [...] Ma dal mare/un orribile scoglio/fu di tanta gente/ la mi...la misera fin // Padri e madri/ abbracciava i suoi figli/ che si sparivano/tra le onde...le onde del mar ».
Storie di migranze, esodi, storie di fuggiaschi, profughi, di boat people, naufragî e nàufraghi – una specie di Maëlstrom sempre più vasto, vite inghiottite a ritmi ed orrore crescenti.
La ''verità'', il paradigma sommerso di tutto ciò che è evocato dall' Evento-Expo, sta in questa specie di Atlantide, in questo non-cimitero, neanche-cimitero in fondo alle acque.
Il fondo della cosa, non sono le oscenità dell' ordinaria corruttela, la cadenza tragicomica di ''scandali'' annunciati e di corrispondenti «esibizioni della propria Pubblica Moralità», le disgustose alternanze di «auto-garantismi» e di giustizierismi, di negazionismi e di sospetti decretati sommariamente «verità», storica e giudiziaria ; di innocentismi ecolpevolismi, di pesi e misure, criterî, metodi, invocati affermati reclamati.
Il fondo della cosa, non è nemmeno la doppiezza tra delinquenza e sbirrismo che connota con flagrante evidenza LorSignori. Non è nemmeno, il fondo, l'alta tossicità dei miasmi esalati dall'ormai quotidiano spettacolo di infime dialettiche di mafie & antimafie, di segreti e disvelamenti, di ''traffici e mercati'' illegali e legali, e via così.
Ciò che più lascia atterriti, è quello che appare come effetto di una vera lobotomizzazione che ha azzerato l'elementare capacità di inferire – da una «regolarità» osservata – una legge nel senso delle scienze fisiche, delle 'leggi di movimento', delle relazioni causali, delle radici, un'eziopatogenesi... Principî attivi, codici genetici, natura di relazioni, dispositivi, effetti, funzionamento, risultanti, tra caso e necessità, variazioni, traiettorie e 'scarti', prevedibilità...
Discendono dalle regìe e in circolo vizioso risalgono da cooptati riformattati figuranti, strida, slogans di réclame, gridìo confuso, giaculatorie di truismi e vuote straparole, vaniloqui performativi enov.langues all'unisono, con effetto di orrida cacofonia. Eruttano da questo overload scoppî di risate livide, singhiozzi, ordini secchi mortiferi... Ne risulta un accecamento non già da tenebre, ma da abbacinazione, un effetto di decerebrazione. Uno scenario da letteratura distopica, questo ci viene addosso in queste ore.
La ''verità'' nascosta non già da tenebre di ''segreto'' come nelle puerili paranoiche sicumère cospirazioniste, ma bensì nascosta dalla sua abbagliante evidenza, questo nodo di «ambivalenze delle ambivalenze» risolventesi in ambiguità, in ingiunzioni a 'doppio vincolo' e normativi ossimori, si mostra ed è mostrata e rimostrata 'a cielo aperto', in orgia di informazioni narrazioni che hanno effetto d'ipnotizzare sull'incessantespettacolo del male, incollando attenzioni ed anche passioni agli epifenomeni, facendo di essi diversivo, abbagliamento che acceca, acufène che assorda.
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