“O ragazza dalle guance di pesca, o ragazza dalle guance d’aurora.
Io spero che a narrarti riesca la mia vita all’età che tu hai ora”
Con questi versi, scritti da Italo
Calvino, inizia una delle più famose canzoni della
resistenza “Oltre il ponte”. Nel brano un partigiano vuole narrare ad una
ventenne come era la sua vita quand’egli stesso aveva vent’anni ed era
impegnato nella lotta di liberazione.
Quali fossero le sue speranze e le sue aspirazioni per un mondo migliore
dopo la tragedia della guerra.
Orbene sabato scorso 25 aprile, nel corso dell’evento
“25 aprile Frosinone si racconta” - organizzato dal nostro blog, in collaborazione
con le associazioni “Oltre l’Occidente”, “Osservatorio Peppino Impastato”, “Federazione
Provinciale Giovani Socialisti di Frosinone”, “Forming” e “Alle venti”,
tenutosi presso L.go Turriziani - la ragazza delle guance di pesca con altri
giovani ci ha rivelato le aspirazioni della loro generazione, quale tipo
di società avrebbero voluto fosse nata dai drammatici avvenimenti della resistenza.
Non
c’è stato modo migliore di celebrare il settantesimo della liberazione. Dare la parola ai ragazzi, quelli di allora
come la scrittrice Floriana Curti, che ha descritto in tre libri: Caramelle e Pidocchi, La ragazza di Via Quintino Sella e Davide il Soldato,
la sua guerra di liberazione a Frosinone. Le sue atroci sofferenze di adolescente in una Ciociaria sferzata dalla crudeltà fascista e
degli occupanti tedeschi, ma anche dalla devastazione dei bombardamenti alleati.
Le intense
emozioni, drammatiche, ma anche pervase di speranza per un ritorno alla
semplice spensieratezza di una ragazza di 14 anni, hanno preso una forma solida
nel nostro immaginario liquido grazie alla voci appassionate di Francesca di
Fazio, un’attrice dalla bravura sconvolgente, ed Alfonso Cardamone, intellettuale e scrittore autore della
prefazione dei primi due libri di Floriana. In una piazza invasa dal
sole del tramonto, compresa fra l’attenzione ipnotica degli ascoltatori e la spensieratezza dei bambini che giocavano
a pallone, Francesca e Alfonso hanno riportato fra noi quella solare
adolescente.
Ma altre ragazze dalle guance d’aurora erano presenti, in carne ed
ossa come Serena Vona. Una giovane che partendo dal racconto della nonna ha
elaborato la sua idea di resistenza, e ha rimarcato come le narrazioni a lei
giunte fino ad oggi non siano state decisive e sufficientemente finalizzate ad
una giusta comprensione degli eventi storici. L’intervento di Daniele Riggi, un
altro splendido ragazzo, è stato potentissimo. In due parole ci ha
spiegato, come e perché le guerre sono devastanti, ci ha spiegato come siano le
mire , le arroganze, le prepotenze di pochi ricchi burocrati a gettare l’intera
umanità nella disperazione.
Poi siamo
intervenuti noi, con le nostre rivendicazioni, le nostre grida sacrosante, ma da sempre inascoltate: il sottoscritto,
lo storico Maurizio Federico, il vecchio compagno di tante battaglie Francesco
Notarcola, Paolo Iafrate, che da anni sta conducendo una lotta con i suoi
colleghi della Multiservizi per riottenere il posto
di lavoro, drammaticamente sottrattogli dalle mire consociative ed affaristiche
del sindaco “Podestà” di Frosinone.
Ma
le nostre puntuali denunce sul tradimento di quello
spirito resistenziale da cui nacque la Costituzione, pur se legittime e
sacrosante, sono state sovrastate, in quel frangente dai ragionamenti e dalle idee dei ragazzi e delle
ragazze dalle guance di pesca e dalle guance di aurora.
In verità non credevamo
che la celebrazione del settantesimo della liberazione, da noi organizzata in modo avventuroso, frettoloso,
senza un’adeguata campagna informativa, potesse riscuotere un tale successo. E’
il segno che quando si stabilisce una vera condivisione fra partigiani, di
ieri, di oggi e le nuove generazioni, forse dalla celebrazione della resistenza
può nascere una nuova e forse
definitivamente vittoriosa lotta di
liberazione.
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