Salvatore Avella
Che i cinghiali (Sus scrofa) non
sono animali aggressivi e non sono pericolosi lo sanno tutti: sono animali che si
nutrono prevalentemente di bulbi, radici e frutta e non aggrediscono
l’uomo. Anzi, come tutti gli animali selvatici lo temono ed evitano. L’unico
vero pericolo per la nostra incolumità è determinato dal rischio di incidenti
stradali, soprattutto notturni, legati ad incontri con i cinghiali. Ma se i
limiti di velocità all’interno del comprensorio venissero rispettati, nemmeno questo
sarebbe un vero problema. I cinghiali
sono prevalentemente notturni o crepuscolari, soprattutto in zone fortemente
antropizzate. E’ più facile incontrarli di notte, quando si spostano in cerca
di cibo. La sottospecie di cinghiale che possiamo osservare in questa zona,
come in gran parte dell’Italia, non è quella originaria della nostra penisola,
ma è stata introdotta a scopo venatorio dall’Ungheria. Questi cinghiali
hanno dimensioni maggiori, si riproducono più spesso della sottospecie italiana
e hanno determinato la quasi totale scomparsa di quest’ultima. Hanno un
tasso di riproduzione annuo che varia dal 120% al 200%, raggiungendo in alcuni
casi favorevoli anche il 300%. Stanno quindi causando seri problemi dal punto
di vista ecologico e anche agricolo, visto che spesso si nutrono nei campi
coltivati. Il cinghiale tende a riprodursi di più non appena se ne diminuisce
il numero degli esemplari presenti in un habitat, quando cioè si liberano
nuove “nicchie trofiche” (aree di pascolo). In pratica il tasso di
natalità è in funzione della quantità di cibo a sua disposizione
(perché meno sono gli individui e più cibo è a disposizione sulla stessa
superficie). Non ha quindi nessun senso cacciare o eliminare in altro modo gli
individui che osserviamo, in quanto verrebbero immediatamente sostituiti da
altri. Anche la rimozione dei cinghiali in modo incruento (cattura e
traslocazione) non è fattibile perché molto costosa, con efficacia limitata (i
cinghiali tornerebbero o verrebbero rimpiazzati da altri) e inattuabile dal
punto di vista legale (essendo considerata una specie nociva, non è possibile
liberare i cinghiali catturati in zone naturali o tantomeno agricole). L’esperienza
dimostra che l’unica soluzione per impedire ai cinghiali di penetrare nel
comprensorio sarebbe quella di utilizzare recinzioni elettrificate a basso
voltaggio anti-cinghiale. I cinghiali non sono animali pericolosi per l’uomo.
Lo dimostrano principalmente l’evidenza e le statistiche: non ci sono casi
documentati di ferimenti o danneggiamento di persone da parte dei cinghiali, al
contrario esistono diversi casi documentati di incidenti di caccia. Da questo
punto di vista la pratica della caccia è più pericolosa degli animali che vuole
eliminare. Non sussiste alcun motivo valido per sparare ai cinghiali, se non
quello di accontentare momentaneamente pochi cittadini insofferenti, incapaci
di adattarsi ad una realtà naturalistica, per fortuna ancora presente. Considerando
poi che la stagione venatoria ha inizio il 21 settembre 2014 e termina
il 31 gennaio 2015 compresi, che soluzioni come l'abbattimento e la caccia
("braccata") sono da considerarsi non idonei alla soluzione definitiva,
che la caccia non
sembra un rimedio efficace per contrastare i danni dei cinghiali
all'agricoltura, anzi, attraverso la perdita della sincronizzazione dell’estro
e l’aumento della fecondità, potrebbe essere considerata come una causa dei
danni stessi. Metodi alternativi, quali recinzioni elettriche e foraggiamento
dissuasivo, sembrano al contrario molto efficaci. Ricordiamo - commenta Avella
di Fare Verde Onlus - che in data 10 settembre 2014 è stato istituito a Cassino un tavolo
tecnico composta da: Parco degli Aurunci, Corpo Forestale dello Stato, Polizia
Provinciale, Comune di Cassino e Associazioni ambientaliste allo scopo di sviluppare
idonee strategie di contenimento e gestione del suide sia in aree protette e
non, e soprattutto per censire il numero degli ungulati nel nostro territorio.
Per questo motivo abbiamo scritto al sindaco di Sant'Elia Fiumerapido, al
Prefetto di Frosinone, al Comando di Polizia Provinciale e al Corpo Forestale
dello Stato affinché revochi immediatamente l'ordinanza di abbattimento dei
cinghiali, in attesa di un censimento della popolazione dell'animale. In
mancanza verranno prese tutte le misure di legge del caso.
Nessun commento:
Posta un commento