venerdì 19 giugno 2015

I Santi Patroni leggono la lettera enciclica Laudato Si’ e scrivono ai consiglieri comunali di Frosinone

Comitato di lotta Frosinone


Carissimi Consiglieri Comunali, 
eccoci tornare a Frosinone a festeggiare la città ed a rinnovare la nostra protezione per essa.
Come l’anno passato, così oggi incrociamo nella piazza che vedrà la festa, ancora, quella tenda che da 440 giorni è lì presente, i cui lavoratori e lavoratrici un anno fa ci invocavano, nel tentativo di sensibilizzare la città e le istituzioni, per una soluzione al problema occupazionale davanti ad una situazione economico-sociale insostenibile: “spesso non si ha chiara consapevolezza dei problemi che colpiscono particolarmente gli esclusi. Oggi sono menzionati nei dibattiti politici ed economici internazionali, ma per lo più sembra che i loro problemi si pongano come un’appendice, come una questione che si aggiunga quasi per obbligo o in maniera periferica, se non li si considera un mero danno collaterale. Di fatto, al momento dell’attuazione concreta, rimangono frequentemente all’ultimo posto” (Enciclica papale Laudato Sì, prg 38).
Una lotta che verteva sulla loro esclusione dal posto di lavoro e dall’idea che i beni pubblici potessero generare profitto. Anche l’enciclica papale Laudato Sì fa appello ad un ragionamento diverso: “Il principio della subordinazione della proprietà privata alla destinazione universale dei beni e, perciò, il diritto universale al loro uso, è una “regola d’oro” del comportamento sociale, e il “primo principio di tutto l’ordinamento etico-sociale”(prg 93).
Noi abbiamo fatto il possibile per andare incontro a tale situazione:
Abbiamo fatto sì che il Comune di Alatri e l’Amministrazione Provinciale non abbandonassero la partita; abbiamo infuso speranza ogni qualvolta l’Amministrazione frusinate caracollava sotto i colpi di affidamenti diretti quando invece a parole si diceva disponibile ad una soluzione attraverso una società pubblica;
abbiamo protetto il lavoro e trasmesso coraggio alla magistratura nelle indagini chiamate “mafia-capitale” dove sono venute fuori situazioni drammatiche i cui protagonisti hanno alcuni riferimenti nelle vicende delle coop sociali di tipo B e negli affidamenti di appalti. 
abbiamo ridestato interesse in un membro della giunta che è riuscito a dimostrarsi disponibile nella vicenda ed ha preso parte con fatti e con interventi a questa causa;
abbiamo seguito con partecipazione le cause davanti al Tribunale del lavoro oggi vinte che ricostruiscono e danno un senso all’intera vicenda in maniera così differente da come l’Amministrazione e una parte della stampa l’aveva ricostruita, distribuendo a destra e manca grosse responsabilità soprattutto economiche che dovranno essere soddisfatte rapidamente. L’abbiamo fatta coincidere con l’incontro di Roma proprio per dare un segnale chiaro all’accordo che da lì a poco si sarebbe preso sulla newco!
Tanti passi quindi sono stati fatti, nonostante qualcuno non abbia voluto comprendere fino in fondo la tenacia e le ragioni dei lavoratori e lavoratrici attendati. I segni, quindi, sono inequivocabili. E tali dovrebbero apparire a chi ha responsabilità di governo. Si prendano le dovute contromisure, si assuma la corretta responsabilità e si riapra un tavolo di discussione. “La speranza ci invita a riconoscere che c’è sempre una via di uscita, che possiamo sempre cambiare rotta, che possiamo sempre fare qualcosa per risolvere i problemi”(prg 61).
“Il bene comune richiede la pace sociale, vale a dire la stabilità e la sicurezza di un determinato ordine, che non si realizza senza un’attenzione particolare alla giustizia distributiva, la cui violazione genera sempre violenza. Tutta la società – e in essa specialmente lo Stato – ha l’obbligo di difendere e promuovere il bene comune”(prg 157).

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