sabato 13 giugno 2015

Libertà per Samantha

Fiore Haneen Sarti

Samantha Comizzoli è tuttora detenuta nella prigione nazisionista dell'aeroporto di Tel Aviv, in isolamento. Sta fisicamente bene, e si considera prigioniera politica, iniziando uno sciopero della fame affinchè tutti i bambini nelle carceri sioniste vengano liberati,ha rifiutato l'avvocato assegnatogli dall'ambasciata e si rifiuta di rispondere alla domande della polizia sionista, come rifiuta la sua deportazione forzata in Italia.
Ricordo che è stata arrestata dall'esercito sionista ieri, 12 giugno, a Nablus, Palestina, col pretesto del visto scaduto, e condotta prima ad Ariel e poi alla prigione dell'aeroporto.
Inutile (o forse utilissimo) ricordare che per la sua coerenza di attivista, per la sua integrità morale e per la sua passione per la verità, era nel mirino di Israele da tempo, e forse della sua cattura hanno beneficiato anche le classi dirigenti palestinesi conniventi con l'occupazione, ed alcune sigle sedicenti "pro Palestina" che finora l'hanno bellamente ignorata, quando non ostacolata con l'indifferenza e tramite mezzucci da burocrati di partito, per convenienza ideologica, interessi politici e sete di supremazia nell'informazione sulla Palestina.
Ignorata perfino quando, alcuni giorni fa, ci scrisse da Nablus che si era trovata in casa, messo lì apposta, quacosa che l'avrebbe esposta a pericolo; e perfino quando fu colpita dai soldati nazisionisti mentre difendeva un'azione dimostrativa degli shebabs: 
Il giorno prima dell’arresto, Samantha prese le difese di un altro internazionale, come racconta lei stessa sul suo blog:
Per noi che la conosciamo e la stimiamo, sapendo (come lei stessa vorrebbe) che la sua liberazione e la sua lotta sono inscindibili dalla causa Palestinese, e sapendo altresì che con questo arresto Israele ed i suoi servi stanno tentando di tacitare ogni critica DISINTERESSATA sull’occupazione illegale della Palestina, l’imperativo principale è ora che NON LE VENGA TORTO UN CAPELLO, e che si continui a denunciare l’occupazione sionista su basi più autentiche e quanto più indipendenti possibile dalle omissioni di convenienza politica.
A Nablus, o in Cisgiordania, non ci sono “salafiti” a cui attribuire colpe per coprire i reali beneficiari dell’espulsione o della sorte degli attivisti, come accadde per il nostro Vittorio Arrigoni; e per questo sappiamo bene che nulla di davvero grave può accaderle. Ma con israele bisogna comunque stare all’erta, anche considerando il servilismo delle istituzioni nostrane ed occidentali.
In questo paese ed in questo sistema, bisogna arrivare a gesti estremi per sollevare anche solo di poco la pesante coltre che cala sui crimini di ogni oppressione. Per questo, confidando nell’indubbia lucidità che Samantha conserva, e nella sua lungimiranza, facciamo nostra la sua passione e il suo obiettivo, approfittando (nel vero senso della parola) di questa ingiustizia per far circolare informazione sull’occupazione quanto più possibile.
I media tacciono, allora parliamo noi, con la voce di Samantha e dei Palestinesi.

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