martedì 30 giugno 2015

Terme Romane. Il gran ritiro

Luciano Granieri


Il sito archeologico delle terme romane è salvo, come lo skyline intorno alla villa comunale, per ora . L’esito del consiglio comunale di ieri,  dove  avrebbe  dovuto avere luogo la discussione e la successiva votazione in merito   ai destini delle terme, ha determinato il ritiro  da parte del vicesindaco Francesco  Trina delle delibere urbanistiche. Fra esse  spiccava la condanna ad oblio definitivo del sito delle terme romane. Il  consiglio comunale di ieri ha segnato una tappa importante nell’evolversi della consiliatura Ottaviani e, per certi versi, per la storia della società civile   frusinate . Mai prima d’ora il sindaco era mancato ad un consiglio comunale, mai prima d’ora centinaia di persone avevano partecipato ai lavori, determinati a non far passare la condanna  morte  delle terme romane. Si tratta di due fattori importanti, il primo afferente alle dinamiche interne al consiglio, l’altro relativo alla partecipazione politica della cittadinanza. Come detto, mai il sindaco era mancato, forse  aveva fiutato l’aria non propriamente favorevole. Problemi di salute informava il presidente del consiglio Franco Lunghi.  Sia come sia,  porgiamo gli auguri di una pronta guarigione al primo cittadino. Ai fatti  sulla poltrona di Ottaviani si è accomodato il vicesindaco  Trina giunto anch’egli in ritardo.  Inoltre  il percorso  con cui si è arrivati al ritiro delle delibere ha denunciato più di qualche crepa nella coesione  della maggioranza. Era noto come il gruppo Frosinone nel cuore  non fosse convinto delle delibere, una carenza di documentazione tecnica non avrebbe permesso ai consiglieri sodali di Marco Ferrara una valutazione compiuta.  La domanda sorge spontanea, per quale motivo tale documentazione sarebbe risultata sufficiente a tutti i gruppi di maggioranza tranne che a Frosinone nel cuore?  Un eccesso di scrupolo urbanistico da parte di Ferrara &c., o l’esplicitazione del malumore per la scarsa rappresentanza in giunta del gruppo  e per la bizzarra rotazione assessorile imposta dal sindaco? Resta il fatto che la proposta di ritiro è arrivata proprio dai banchi di Frosinone nel cuore, in modo strano per la verità. Prima Ferrara, ha proposto il ritiro delle delibere “7” e “9”,  poi dopo pochi minuti ha coinvolto l’intera pratica urbanistica. Segno questo di una certa confusione. Per altro, stavolta  il soccorso rosso dalla minoranza,  con l’eccezione probabile del consigliere Tucci, non sarebbe arrivato così  massiccio come in altre occasioni. Ciò  grazie anche ad un primo prezioso  tentativo di connessione fra opposizione sociale e opposizione politica.  Un altro  scricchiolio indicativo è giunto dalla forza con cui Luigi Benedetti , membro di spicco del cerchio magico ottavianeo, si è opposto alla volontà del “suo” vicesindaco  rispetto alla volontà di accogliere la  richiesta di ritiro. Benedetti  ha addirittura messo in dubbio la correttezza istituzionale della decisione di Trina. Un atteggiamento per cui, a meno che non ci si trovi in presenza di uno strategico gioco delle parti,  risulta evidente  una crepa fra il cerchi magico  di Ottaviani ed il sostituto dell’inquisito Fulvio De Santis. L’altro elemento che ha reso il consiglio comunale di ieri una tappa storica per la comunità frusinate è stata la grande partecipazione popolare.  Mai si era vista la sala piena di centinaia di persone, pronte a difendere il patrimonio archeologico, ma anche culturale e sociale della propria città, dall’assalto della speculazione fondiaria e finanziaria. Movimenti, associazioni e singoli cittadini,  sono finalmente in  marcia. Ricordiamo che il ritiro delle delibere sull’assassinio delle terme romane è il secondo risultato significativo ottenuto dalla lotta dei movimenti. Segue infatti l’altrettanto importante vittoria che ha determinato il ripristino dei fondi, di provenienza  Cassa Depositi e Prestiti, alla sua originaria finalità:  l’ampliamento del museo archeologico. Finanziamenti che senza la mobilitazione sociale sarebbero stati impiegati per il nuovo stadio. Siamo forse in presenza di un significativo cambio di scenario.  Di fronte a  dinamiche disgregatrici che  stanno minando la coesione della maggioranza, si sta costruendo una opposizione sociale fatta di cittadini più consapevoli, attivi, coesi, determinati  a riprendersi la propria città per sottrarla alle stantie e venefiche combutte fra potentati finanziari e loro esecutori amministrativi. E’ giunto il momento di conficcarsi nelle crepe,  scardinare questo dispositivo perverso. Ma per farlo è necessario continuare nella lotta che non prevede solo la partecipazione ai consigli comunali o alle  manifestazioni di piazza. E’ fondamentale affiancare a tali azioni  momenti di apprendimento e approfondimento delle dinamiche istituzionali, ma soprattutto di confronto fra tutti i cittadini coinvolti. Personalmente ricordo momenti aspri nelle riunioni che abbiamo tenuto per organizzare le attività. Spesso si è sfiorata la rottura. Ma il tutto si è poi ricomposto nella consapevolezza che se si vuole cambiare veramente la città è necessario il contributo di tutti. Avanti dunque con fermezza e senza indugi. La strada da fare è ancora lunga e tortuosa.

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