lunedì 27 luglio 2015

Ci hanno rotto l'urbanistica.

Luciano Granieri


Torniamo al consiglio comunale del 23 luglio scorso. Al di là dell’ennesimo enorme regalo recapitato dal sindaco antisociale agli Unni costruttori, al netto delle buffonate   profuse a colpi di cartelli   dalle truppe cammellate guidate dal podestà frusinate, si è anche discettato di cose serie. Di urbanistica ad esempio. 

Il sindaco Nicola Ottaviani esordisce, ricordando gli esiti di un seminario sull’urbanistica organizzato dall’amministrazione nello scorso gennaio. Al convegno aperto presero parte fior di cattedratici,  urbanisti ed alcuni professionisti locali che ora si agitano contro le delibere comunali. Gente che , secondo il buon Nicola, da sempre ha  campato a spese del comune senza fornire alla collettività il benché minimo contributo legato alla loro attività professionale. Cioè dell’illuminazioni degli esimi professori avrebbero usufruito anche  professionisti la cui  principale attività sarebbe quella, sempre secondo il sindaco, di scaldare le sedie istituzionali a spese dei contribuenti. Una grave accusa mossa verso persone i cui nomi il pavido Ottaviani si guarda bene dal citare.

 Qui s’impone un inciso. Nei pochi giorni in cui le delibere urbanistiche per ben due volte sono passate al vaglio del Consiglio comunale, l’acrimonioso sindaco ha insultato nell’ordine: I propri consiglieri - accusati di pusillanimità - i movimenti e le associazioni - apostrofati come fascisti e stalinisti ( tanto per non far torto a nessuno) -  esponenti della  precedente amministrazione -  accusati di avere fatto  affari con la vendita di noccioline e pop corn nell’ambito delle passate rassegne cinematografiche estive - i soprannominati professionisti, alcuni membri del panorama culturale di Frosinone che avevano osato pronunciarsi per la salvaguardia delle terme romane -bollati come intellettuali da strapazzo - ancora una volta i movimenti - compatiti, bontà sua, come congrega di attivisti  volenterosi, ma ignoranti. Uno così, in guerra perenne  con il mondo intero, secondo il mio personalissimo parere, qualche problema a socializzare con gli altri ce l’ha. 

Ma torniamo al seminario. Gli illustri  cattedratici decretarono l’incompatibilità fra i tempi della pianificazione urbanistica, e i moderni processi economici. Cioè la titolarità sui processi edificatori di un territorio non, è né delle istituzioni, né dei cittadini che lo abitano, ma è subordinato  alla domanda. Ossia ove esiste  la domanda per l’edificazione di un palazzo, deve obbligatoriamente rispondere  l’offerta dell’area da edificare.  Anche i tempi  per soddisfare l’ esigenza del costruttore, non possono dilatarsi nell’attesa dell’espletamento   delle  pratiche tese ad accertare la  compatibilità ambientale , idrogeologica o sismica del progetto.  Sono  tutti orpelli superati non compatibili con la velocità del processo economico. In pratica in quell’assise  si decretò la morte della pianificazione urbanistica. 

A questo assunto Ottaviani lega il senso dell’art.28 bis sull’edilizia, presente nel decreto sblocca Italia approvato dal governo Renzi. Un provvedimento che il sindaco di Frosinone descrive come ultraliberista. Talmente ultraliberista che se presentato,  dallo schieramento opposto a quello renziano, vi sarebbe stata la  sollevazione da parte  dell’attuale  partito guidato  dall’ex sindaco di Firenze. Su questa indubitabile verità invito a riflettere gli amici del Pd, locale che pure hanno opposto una dura quanto numericamente inutile resistenza alle decisioni del Consiglio.

 Per quanto abbiamo capito noi, poveri ignoranti, l’articolo 28 bis prevede che,  qualora esistessero urgenti ed improrogabili necessità di costruire, il privato incaricato dell’edificazione, potrà  procedere senza troppi impedimenti burocratici. Il Comune rilascerà  il permesso all’edificazione, ma  in cambio il costruttore  dovrà assicurare alla collettività opere di valenza  pubblica. 

E’ questo lo spirito della norma? Secondo il sindaco no, sarebbe troppo penalizzante per gli interessi degli speculatori. Dall’alto della sua competenza urbanistica?!? Ottaviani ci spiega come  il dispositivo si applica alle delibere urbanistiche in discussione.   Il segreto sta nello scindere la concessione del titolo edilizio, di  esclusiva competenza dell’ufficio tecnico comunale, dal giudizio sulla valenza pubblica delle opere che dovranno accompagnare il progetto edificatorio, di competenza del consiglio comunale. 

Come già illustrato dagli esimi urbanisti invitati al seminario di cui sopra, il titolo edilizio è sovrano. Se il proponente correda la pratica dei pareri positivi all’edificazione espressi  degli organi  competenti, genio civile, sovraintendenza, l’ufficio tecnico è obbligato a rilasciare l’autorizzazione.  La valutazione del consiglio comunale sulla valenza pubblica delle  opere che il costruttore dovrà edificare in compensazione , è importante ma non decisiva .

 Infatti, ragiona  il sindaco, si arrecherebbe un  danno economico   a quel privato il quale,  dopo aver speso centinaia di migliaia di euro per istruire correttamente la pratica dal punto di vista tecnico, subisse la  bocciatura   del consiglio comunale in merito alla valenza pubblica delle edificazioni a compensazioni. Molti soggetti, informa  Ottaviani, avrebbero avuto interesse  a costruire, ma avrebbero rinunciato  per evitare il rischio della perdita dei capitali investiti a seguito  della  bocciatura in consiglio comunale. 

E la tutela dei cittadini  come entra in tutto ciò?  Niente paura ci pensa sempre Nicola. La tipologia delle opere di valenza pubblica a compensazione, potranno essere decise anche dopo la concessione del titolo edilizio che, lo ribadiamo, è sovrano. Cioè il proponente potrà variare anche in corso d’opera il pacchetto della dotazione  di valenza pubblica. In pratica è una delega in bianco al privato, il quale,  oltre a disporre dell’area a lui più consona alle realizzazione  del proprio profitto, potrà  decidere cosa, e se,  restituire alla collettività anche dopo il pronunciamento positivo del consiglio comunale. L’ultima parte del ragionamento non è stata illustrata  dal sindaco Ottaviani, ma la si evince abbastanza chiaramente. 

A questo punto sorge spontanea una domanda.  Visto che il privato può decidere autonomamente sulle azioni di compensazione pubblica da fornire in cambio del titolo edilizio, siamo sicuri  del fatto che colui il quale    si appresta a violare l’area di valenza archeologica vicino alla villa comunale,  voglia  rispettare l’emendamento della delibera   che lo impegna al finanziamento degli  scavi necessari a far emergere la parte di terme romane coperta dal parcheggio della Banca della Ciociaria? Se è sovrano il titolo a costruire a prescindere dalla valenza pubblica delle opere proposte a compensazione, è possibile imporre al costruttore dei palazzi vicino alle terme il “disabbelamento” dei reperti archeologici?  Non è che quell’emendamento rimarrà lettera morta e sarà solo servito al sindaco e ai sui consiglieri a mettere in scena la buffonata dei cartelli ?   Lo sapremo solo vivendo, controllando e battagliando.


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