sabato 11 luglio 2015

Niente di nuovo dal fronte Ellenico

Luciano Granieri

Quiz estivo.  Indovina chi l’ha detto: “Dobbiamo governare. Tra una soluzione brutta e una catastrofica bisogna scegliere la prima” Prodi?  Bersani? Letta? Renzi?  Sbagliato, nessuno di loro. Questa perla di saggezza si deve ad Alexis Tsipras. 

Fatemi capire.  Si è messo in mezzo tutto sto’ casino in Grecia , le elezioni anticipate, la battaglia con la troika,  il referendum, lo sciame di soggetti ultrasinistri in religioso pellegrinaggio da tutta Europa, Calimera d’Italia compresi,   verso la rinata  patria della democrazia per scegliere il male minore?  Allora non è cambiato nulla! 

E’ una vita che riformisti vecchi e nuovi, propongono di optare per  il meno peggio. Quando accadrà che la moltitudine di lavoratori, precari, disoccupati, studenti, pensionati, sarà in grado di scegliere il  bene . Quand’è che ci libereremo dalla dittatura del male, minore o peggiore che sia?  

Il brutto preferibile alla catastrofe di  Tsipras  prevede 12 miliardi di tagli, invece degli 8  proposti dalla Troika e rigettati del referendum. In cambio  si otterrebbero   50 - 60 miliardi di aiuti per il prossimo triennio e una riduzione dell’avanzo primario da realizzarsi  attraverso quattro step  : 1% nel 2015, 2%, 3% e 3,5% negli anni seguenti sino al 2018 (la troika aveva imposto il 5%) .   Ad una revisione delle imposte, che andranno a piluccare  qualcosa anche  fra i più ricchi, ad una riduzione delle spese militari,  si contrappone un aumento  dell’Iva  fino al 13% per i generi alimentari di base e 23% su i prodotti lavorati, il tutto porterà ad un aumento medio del cibo dell’8,65%. L’età pensionabile sarà elevata a 67 anni e dalle pensioni verranno prelevati contributi per il sistema sanitario.  Sono previste   riforme del lavoro stile jobs act  e   privatizzazioni diffuse. 

Oltre ai gioielli famiglia, il Porto del Pireo su tutti, anche l’ex aeroporto ateniese di Hellinokon, ex base nato, ex sede dei giochi del 2006 sarà venduto al miglior offerente. 700 ettari pronti ad essere acquistati dall’armatore immobiliarista, proprietario  della Eurobank  Spyros Latzis . Ad oggi quell’area ospita un ambulatorio sociale gestito da proprio da Syriza, dove diversi medici prestano alla popolazione più povera cure a titolo gratuito e dove è previsto l’insediamento di  un parco pubblico.  Ma se, come sembra certo,  l’area finirà nelle mani di Latzis è bell’e pronto un gigantesco piano di lottizzazione. Alla faccia del male minore! 

Il bello è che le istituzioni, potrebbero  anche non approvare questo piano giudicato  poco credibile dai ministri finanziari e dalla Ue. Francamente facciamo tifo per l’ex troika. Speriamo che la proposta  venga rigettata.  Finalmente  si capirà, che con una Ue espressione dei potentati finanziari, pronti ad aggredire con manovre speculative qualsiasi governo si azzardasse a pianificare politiche redistributive, non è possibile trattare. 

La storia ce l’ha insegnato, con il capitalismo non si tratta. Quello è il nemico di classe e come tale va combattuto. Come? Intanto disinnescando le armi che oggi i neoliberisti possiedono. La prima, la più potente è l’euro.  Una delle grandi  sciagure arrecate  dalla moneta unica è l’impoverimento  dei lavoratori, i quali hanno dovuto subire pesanti compressioni dei salari , per sopperire alla svalutazione competitiva non più possibile con la moneta unica. Su questa dinamica si è consumato il più feroce attacco alla classe lavoratrice e alle classi subalterne. Si è prodotto un impoverimento diffuso, per la continua devastazione del salario reale, il cui reddito si è trasferito progressivamente verso il profitto. 

Come è possibile trattare in un contesto di regole stabilite da quattro  banchieri, in cui  il fiscal compact impone la macelleria sociale ad intere popolazioni per rientrare di un debito che non hanno contratto. Quali possono essere i margini di trattativa se ogni stato è costretto a sottoporre le proprie leggi di bilancio  a quattro burocrati, pronti a segnare con la penna rossa ogni provvedimento teso a ripristinare un minimo di giustizia sociale? 

Ora le forze variamente collocate alla sinistra di Syriza, gridano al tradimento. In realtà, le cose erano chiare sin dalla presentazione  del programma elettorale, completamente irrealizzabile. Non è possibile sfuggire dal tritacarne dei memorandum, senza rifiutare totalmente le regole dell’Ue compresa la moneta unica. L’obbiettivo di Tsipras finalizzato alla ristrutturazione  del debito senza pagare dazio sociale e senza uscire dall’Euro era ed è pura chimera . Purtroppo una significativa maggioranza di Greci ci ha creduto e adesso si sente tradita.  

Più realisticamente Tsipras avrebbe dovuto tener conto  del rapporto del suo Parlamento sul  del debito Greco definito illegittimo, illegale e odioso.  Illegale perché le condizione imposte per concedere i prestiti da parte di FMI e Bce hanno violato la Costituzione greca e il diritto internazionale,   illegittimo perché quelle stesse condizioni hanno disatteso gli  obblighi in materia di rispetto dei diritti umani,  odioso perché la Troika sapeva che le misure imposte erano antidemocratiche e avrebbero portato a grandi violazioni dei diritti socio economici. 

In base al rapporto, dunque non si sarebbe dovuta neanche analizzare la possibilità di rimodulazione, ma imporre il non pagamento di debiti, illegali, illegittimi e odiosi. Si sarebbero interrotti gli aiuti da parte delle “Istituzioni” la Bce, come è accaduto, avrebbe interrotto il flusso  di denaro alla banche. Automatica dunque l’uscita dall’euro con la conseguente ripresa dell’emissione della Dracma. La svalutazione conseguente, se gestita in modo accorto, non sarebbe stata una sciagura così devastante. 

Posta l’adozione di un sistema per legare i salari all’inflazione allo scopo di difenderne il potere d’acquisto, con l’emissione della Dracma le banche sarebbero state nazionalizzate e anzi una  moneta debole in un  Paese in cui  la maggiore risorsa è il turismo, avrebbe potuto rilanciare in modo decisivo questa settore, ricavandone la capacità finanziaria  per far crescere  le altre attività attraverso la nazionalizzazione delle aziende in crisi senza indennizzo per i proprietari privati. 

Questo piano sin da subito avrebbe dovuto proporre Tsipras già dalla campagna elettorale. Ma evidentemente Syriza insieme con le sue omologhe formazioni europee, Podemos, Possiamo, (se ce lo permettono)  Sel i frammenti di Rifondazione è entrata a far parte della galassia riformista. Uno spazio lasciato vuoto dai partiti socialisti europei, ormai convertitisi al verbo neoliberista. E da prassi riformista, non è buona norma mettere in discussione il contesto capitalistico borghese che ha portato alla disgregazione delle classi subalterne. E’ prassi riformista, far finta di protestare per ammansire i propri rappresentati, e poi trattare con la controparte. Dalla Grecia dunque nonostante un po’ di casino non arriva proprio niente di nuovo.







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