martedì 27 ottobre 2015

Colombia Le Farc si autocondannano: e assolvono il regime criminale

 Arturo Guevara G. (*)
 

La stretta di mano dello scorso 23 di marzo tra il presidente colombiano Juan Manuel Santos e il principale comandante delle Farc, Ricardo Londono, alias Timochenko, sintetizza il punto cui sono arrivate le negoziazioni tra governo e Farc: un punto irreversibile.
Quella stretta di mano, sancita politicamente e fisicamente dal presidente cubano Raul Castro, in nome di tutti i governi che auspicano i negoziati, incluso l'imperialismo statunitense e il Papa, simboleggia l'inizio di un nuovo periodo per la Colombia, al di là di qualsiasi episodio o incidente minore nel prossimo periodo.
Quali che siano i costi nel proseguire l'accordo per un cessate il fuoco bilaterale, sistemando i dettagli restanti, per ciascuna delle due parti sarebbe più oneroso retrocedere e per questo sono obbligati ad avanzare fino a un accordo conclusivo e alla consegna delle armi. Per l'accordo conclusivo si è fissato il termine del 23 marzo 2016, dopo di che ci saranno al massimo altri due mesi per la consegna delle armi da parte delle Farc.
Trascinato o spinto in questo processo burrascoso, l'Esercito di Liberazione Nazionale (Eln) dovrà accelerare il passo; dato che né dal punto di vista politico né dal punto di vista militare dispone di un'opzione differente che non sia quella di aderire a una parte degli accordi, al limite facendosi protagonista nel negoziare alcuni punti specifici, per infine arrivare a una stretta di mano simile a quella sopra descritta.
 
Il nodo gordiano
Al di là degli annunci propagandistici, il motivo essenziale che ha indotto al rapido ritorno dei negoziatori del governo nella capitale cubana per l'incontro tra Santos e Timochenko è che il nodo gordiano che aveva impedito per oltre un anno il procedere dei negoziati era stato tagliato o sciolto (come recita la leggenda, tra le due cose non vi è differenza sostanziale).
Il lavoro preparatorio di una commissione giuridica composta dalle due parti ha raggiunto un accordo sulla parte più complessa e spinosa di tutto il processo: il giudizio e le condanne ai responsabili di decenni di violenza e di ogni tipo di atti atroci. Lì si concentrano le aspettative e le richieste di migliaia di vittime del conflitto armato colombiano e lì si incentra la stessa stabilità futura degli accordi.
Secondo i dati del Centro della Memoria Storica sono 220 mila le vittime mortali, delle quali una larga maggioranza (177.307) sono civili e il resto combattenti. Dal 1984 si stima che siano 6 milioni e 414.700 i profughi del conflitto, 55 mila le vittime di atti terroristici, 11 mila coloro che hanno sofferto le conseguenze delle mine anti-uomo, 130 mila coloro che sono stati a vario titolo minacciati durante il conflitto, quasi 75 mila coloro che hanno perso dei beni e più di 21 mila coloro che sono stati sequestrati. In varie stime si calcolano 25 mila i "desaparecidos" e in 1754 le vittime di violenza sessuale.
 
Giustizia negoziata, impunità concordata
Da un punto di vista rivoluzionario abbiamo ripetuto infinite volte che senza dubbio, durante gli ultimi decenni, il colpevole principale dei crimini contro il popolo colombiano, il responsabile diretto dell'assassinio di migliaia di dirigenti sindacali, il responsabile per decine di migliaia di "desaparecidos", il responsabile del funzionamento criminale delle squadre paramilitari è lo Stato colombiano e il regime politico reazionario attraverso il quale le classi dominanti hanno esercitato il potere.
Responsabile diretto di questo massacro durato decenni, che ha inondato di sangue e di cadaveri i fiumi del Paese, che ha trasformato il territorio nazionale in una gigantesca fossa comune, è anche l'imperialismo statunitense che ha diretto, orientato, addestrato e finanziato lo Stato colombiano e i suoi dirigenti, vassalli degli Usa. Una vera giustizia, rispettosa delle vittime, dovrebbe porre sul banco degli imputati questo regime e i suoi agenti politici, militari ed economici, quali principali responsabili di decenni di crimini.
In aggiunta a ciò, sempre da un punto di vista rivoluzionario, abbiamo più volte segnalato che l'insieme della guerriglia colombiana, per la sua strategia e i suoi metodi sbagliati, per la degenerazione che ha sofferto fin dagli inizi - quando ancora esprimeva una sollevazione rivoluzionaria contro questo regime reazionario - ha finito con il convertirsi in carnefice per interi settori della popolazione.
Se le Farc avessero tenuto un atteggiamento rivoluzionario durante questa negoziazione, avrebbero dovuto fin dal principio riconoscere apertamente gli errori commessi durante la sua lotta contro il regime, avrebbe dovuto chiedere il perdono delle vittime e delle masse colombiane, dichiarandosi disponibile a sottomettersi al giudizio e alla pena che democraticamente dovessero decidere le masse. Ma preferirono un altro cammino: negoziare le loro colpe con i principali carnefici, il regime.
 
Le Farc si autocondannano e assolvono il regime
Il testo dell'accordo sottoscritto afferma che "La giurisdizione Speciale per la Pace avrà competenza su tutti coloro che in maniera diretta o indiretta hanno partecipato al conflitto armato interno, includendo le Farc-Ep e i funzionari dello Stato, per i delitti commessi nel contesto e per causa del conflitto, particolarmente nei casi più gravi."
La verità, nuda e cruda, è che questa presunta "giurisdizione speciale" sarà il mezzo attraverso cui il regime ripulirà le sue mani sanguinanti (condannando rapidamente qualche capro espiatorio) e, al contempo, condannerà da un punto di vista reazionario la guerriglia: non solo per singoli suoi aspetti condannabili ma per la totalità delle sue azioni.
Le Farc, in cambio dei vantaggi che con questo patto ottengono i suoi dirigenti (guadagnando riduzioni di pena, assoluzioni, indulto o amnistia), stanno compiendo il più grande tradimento della lotta democratica del Paese: impedendo così ciò che sarebbe necessario, e cioè che, prima o poi, le masse popolari colombiane comprendano che la causa ultima delle violenze e della morte che hanno sofferto per decenni (e che continueranno a soffrire dopo la firma dell'accordo tra le Farc e il governo di Santos) ha un primo e fondamentale responsabile: il regime e lo Stato capitalista, agenti diretti del potere e del dominio dell'imperialismo e delle sue multinazionali.
La giustizia negoziata che hanno accettato le Farc (per il loro tornaconto) è un vero e proprio patto di impunità che sottoscrivono con il regime reazionario. Ed è questa, in definitiva, la più chiara dimostrazione del fallimento delle Farc.
 
(*) del Prt, sezione colombiana della Lit-Quarta Internazionale
(traduzione dallo spagnolo di Francesco Ricci, tratto dal sito 
www.litci.org )
 

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