Fabiana Stefanoni
La tragica vicenda dei profughi siriani, costretti a subire quotidianamente repressione e razzismo, nella loro fuga disperata alla ricerca di un luogo dove sopravvivere, ha riportato all'attenzione dei media la vicenda siriana. Decine di migliaia di persone scappano dalla dittatura di Assad e dalla sua sanguinaria repressione, dall'avanzata dell'Isis e, ora, dai bombardamenti della Russia, che avvengono con la complicità della Nato, degli Usa, delle potenze imperialiste europee e di Israele. E' grave, nel contesto della cosiddetta sinistra "radicale" italiana, la forte presenza di posizioni filo-Assad (e ora filo-Putin), che hanno portato, in non pochi casi, anche ad aggressioni a danni di attivisti che sostengono la rivoluzione siriana.
Chi sta con Assad?
Il 24 ottobre, a Napoli, durante un corteo contro la Nato, alcune sigle staliniste e pro-Assad (tra cui la Rete dei comunisti e Assadakah), hanno aggredito alcuni attivisti pro-rivoluzione siriana, tra cui una compagna del collettivo Karama-Napoli, Fiore Haneen Sarti, altri due dello Unior pro-Rivoluzione Siriana, e un compagno Algerino, Nadim Dadi, molto conosciuto nei movimenti di lotta napoletani. Quale la colpa di questi compagni? Essersi presentati in manifestazione con le bandiere della rivoluzione siriana.
Non è la prima volta che assistiamo a episodi di questo tipo: a Milano un compagno è stato aggredito in manifestazione per aver esposto la bandiera della rivoluzione siriana al fianco di quella palestinese.
Sono fatti di una gravità inaudita e, per questo, esprimiamo la nostra solidarietà ai compagni aggrediti. Ma non vogliamo limitarci a questo. Pensiamo che sia necessario smascherare le posizioni politiche di coloro che, pur definendosi "antimperialisti", finiscono per schierarsi con i dittatori che, in combutta con l'imperialismo, reprimono nel sangue le rivoluzioni. Posizioni assurde che, per il peso dello stalinismo nella storia del movimento italiano, contaminano anche i movimenti contro la guerra e, soprattutto, alcuni ambienti della sinistra radicale e di movimento (tra cui alcuni centri sociali). Crediamo anche che sia necessario smascherare le posizioni ambigue di chi, certo, non si schiera con Assad, ma non prende posizione a sostegno della rivoluzione, arrivando persino a dire che "oggi la rivoluzione in Siria non c'è più". Per la gioia di Assad, di Putin, di Obama e di Netanyahu.
La Lega Internazionale dei Lavoratori (Lit)-Quarta Internazionale è, fin dall'inizio della rivoluzione, impegnata in una campagna internazionale a sostegno della rivoluzione siriana. In Spagna, i compagni di Corriente Roja (la sezione spagnola della Lit) sono tra i principali promotori di mobilitazioni a sostegno della rivoluzione. In Brasile, in occasione della recente grande manifestazione del 18 settembre a San Paolo contro il governo Dilma e contro le destre, attivisti siriani esponenti del fronte rivoluzionario hanno parlato di fronte a decine di migliaia di manifestanti. In Italia, le cose vanno diversamente: chi sostiene la rivoluzione siriana rischia di essere aggredito nelle manifestazioni contro la guerra. Ma è ora che tutta la sinistra di classe - a partire dai sindacati e dalle organizzazioni (sindacali e politiche) del movimento operaio - apra un dibattito su questi temi, seppellendo le macerie dello stalinismo.
Sono fatti di una gravità inaudita e, per questo, esprimiamo la nostra solidarietà ai compagni aggrediti. Ma non vogliamo limitarci a questo. Pensiamo che sia necessario smascherare le posizioni politiche di coloro che, pur definendosi "antimperialisti", finiscono per schierarsi con i dittatori che, in combutta con l'imperialismo, reprimono nel sangue le rivoluzioni. Posizioni assurde che, per il peso dello stalinismo nella storia del movimento italiano, contaminano anche i movimenti contro la guerra e, soprattutto, alcuni ambienti della sinistra radicale e di movimento (tra cui alcuni centri sociali). Crediamo anche che sia necessario smascherare le posizioni ambigue di chi, certo, non si schiera con Assad, ma non prende posizione a sostegno della rivoluzione, arrivando persino a dire che "oggi la rivoluzione in Siria non c'è più". Per la gioia di Assad, di Putin, di Obama e di Netanyahu.
La Lega Internazionale dei Lavoratori (Lit)-Quarta Internazionale è, fin dall'inizio della rivoluzione, impegnata in una campagna internazionale a sostegno della rivoluzione siriana. In Spagna, i compagni di Corriente Roja (la sezione spagnola della Lit) sono tra i principali promotori di mobilitazioni a sostegno della rivoluzione. In Brasile, in occasione della recente grande manifestazione del 18 settembre a San Paolo contro il governo Dilma e contro le destre, attivisti siriani esponenti del fronte rivoluzionario hanno parlato di fronte a decine di migliaia di manifestanti. In Italia, le cose vanno diversamente: chi sostiene la rivoluzione siriana rischia di essere aggredito nelle manifestazioni contro la guerra. Ma è ora che tutta la sinistra di classe - a partire dai sindacati e dalle organizzazioni (sindacali e politiche) del movimento operaio - apra un dibattito su questi temi, seppellendo le macerie dello stalinismo.
E' nato il Comitato permanente a sostegno della rivoluzione siriana
Il 10 e 11 ottobre, a Bologna, nel corso di una due giorni che ha visto la presenza di decine di attivisti, siriani e italiani, provenienti da diverse regioni, si è costituito un Comitato permanente a sostegno della rivoluzione siriana. Sono stati due giorni di dibattiti intensi, con un confronto serrato, che si sono infine concretizzati in un manifesto, condiviso da tutti i presenti.
Tra i partecipanti alla conferenza che hanno condiviso l'esigenza di costruire un comitato permanente a sostegno della rivoluzione siriana c'erano anche i militanti del Pdac e e dei collettivi Unior pro Rivoluzione Siriana e Karama Napoli, questi ultimi vergognosamente aggrediti dagli stalinisti sabato 24 ottobre.
Pensiamo che la nascita di questo Comitato sia un importante passo in avanti - per quanto tardivo - per tentare di rompere, anche in Italia, l'isolamento della rivoluzione siriana: la rivoluzione siriana potrà vincere contro Assad, contro la Russia e le mire coloniali dell'imperialismo - e ovviamente anche contro le bande reazionarie dell'Isis - solo se si svilupperà una rete internazionale in grado di sostenerla, anche concretamente, a partire dalla necessità di una campagna per rifornire i ribelli di armi. Nelle ultime settimane, già si sono svolti alcuni presidi a sostegno della libertà in Siria (in particolare a Milano).
Come Pdac abbiamo l'amaro primato di essere l'unico partito della sinistra di classe, in Italia, che ha preso una posizione chiara di sostegno alla rivoluzione siriana. Tutti i partiti sedicenti comunisti hanno preso o una posizione pro-Assad oppure, in altri casi, una posizione ambigua, di oggettiva dissociazione dalla rivoluzione. Tra i primi, ci sono i partiti stalinisti (o filo-stalinisti), come il Partito comunista di Rizzo e il Pdci. Ma anche Rifondazione comunista e altri partiti o organizzazioni della sinistra "radicale" (come il Pcl e La Comune) hanno, su questo terreno, espresso posizioni ambigue, arrivando a dire, per giustificare la loro passività, che "la rivoluzione non esiste più" o ponendo la necessità della costruzione di una direzione rivoluzionaria (necessità che anche noi rimarchiamo) come la condizione preventiva per schierarsi con le rivoluzioni arabe, un evento slegato dallo sviluppo della lotta concreta, da attendere come osservatori passivi invece che al fianco delle masse in lotta (è questo il motivo per cui il Pcl polemizza con il Pdac e la Lit per essersi a suo tempo schierati con la rivoluzione in Libia). Questo atteggiamento del Pcl (e di altri "critici" dei processi rivoluzionari) si spiega col fatto che non è parte di una Internazionale che si sta realmente costruendo. Diverso è il ruolo della Lit-Quarta Internazionale, che non si limita a commentare gli eventi ma si sta costruendo nel cuore della gran parte dei processi rivoluzionari in corso nel mondo.
Tra i partecipanti alla conferenza che hanno condiviso l'esigenza di costruire un comitato permanente a sostegno della rivoluzione siriana c'erano anche i militanti del Pdac e e dei collettivi Unior pro Rivoluzione Siriana e Karama Napoli, questi ultimi vergognosamente aggrediti dagli stalinisti sabato 24 ottobre.
Pensiamo che la nascita di questo Comitato sia un importante passo in avanti - per quanto tardivo - per tentare di rompere, anche in Italia, l'isolamento della rivoluzione siriana: la rivoluzione siriana potrà vincere contro Assad, contro la Russia e le mire coloniali dell'imperialismo - e ovviamente anche contro le bande reazionarie dell'Isis - solo se si svilupperà una rete internazionale in grado di sostenerla, anche concretamente, a partire dalla necessità di una campagna per rifornire i ribelli di armi. Nelle ultime settimane, già si sono svolti alcuni presidi a sostegno della libertà in Siria (in particolare a Milano).
Come Pdac abbiamo l'amaro primato di essere l'unico partito della sinistra di classe, in Italia, che ha preso una posizione chiara di sostegno alla rivoluzione siriana. Tutti i partiti sedicenti comunisti hanno preso o una posizione pro-Assad oppure, in altri casi, una posizione ambigua, di oggettiva dissociazione dalla rivoluzione. Tra i primi, ci sono i partiti stalinisti (o filo-stalinisti), come il Partito comunista di Rizzo e il Pdci. Ma anche Rifondazione comunista e altri partiti o organizzazioni della sinistra "radicale" (come il Pcl e La Comune) hanno, su questo terreno, espresso posizioni ambigue, arrivando a dire, per giustificare la loro passività, che "la rivoluzione non esiste più" o ponendo la necessità della costruzione di una direzione rivoluzionaria (necessità che anche noi rimarchiamo) come la condizione preventiva per schierarsi con le rivoluzioni arabe, un evento slegato dallo sviluppo della lotta concreta, da attendere come osservatori passivi invece che al fianco delle masse in lotta (è questo il motivo per cui il Pcl polemizza con il Pdac e la Lit per essersi a suo tempo schierati con la rivoluzione in Libia). Questo atteggiamento del Pcl (e di altri "critici" dei processi rivoluzionari) si spiega col fatto che non è parte di una Internazionale che si sta realmente costruendo. Diverso è il ruolo della Lit-Quarta Internazionale, che non si limita a commentare gli eventi ma si sta costruendo nel cuore della gran parte dei processi rivoluzionari in corso nel mondo.
Le mistificazioni del castro-chavismo
Tornando alle posizioni maggioritarie a sinistra, di sostegno al dittatore Assad, pensiamo che abbia giocato un ruolo nefasto il castro-chavismo, che condiziona molti ambienti anche della sinistra di movimento e sindacale in Italia, come alcuni centri sociali e alcuni sindacati (in primis Usb). Di fatto, Chavez (prima di morire) e Castro, dopo lo scoppio della rivoluzione siriana nel 2011, si sono schierati a spada tratta a difesa di Assad, bollando i rivoluzionari come "foraggiati dagli Usa". A tutto questo, va aggiunto il sostegno criminale di Hezbollah a Bashar Al Assad, e l'invenzione di un presunto "fronte anti-imperialista" costituito da Siria, Iran e dalla Russia.
E' così che tanti sedicenti rivoluzionari, anche in Italia, quando è scoppiata la rivoluzione in Siria si sono schierati dalla parte della repressione. A loro dire, schierarsi con Assad era un modo per resistere alla Nato e a Israele e... per difendere la causa palestinese (sic!). Quando, infine, Putin ha cominciato a bombardare (ufficialmente l'Isis, in realtà i ribelli e la popolazione civile) anche lui (l'amico di Berlusconi...) è apparso a costoro come un baluardo dell'antimperialismo.
Eppure, i fatti hanno la testa dura, più dura della cecità di tanti. Bashar Al Assad, per difendere la sua dittatura sanguinaria, non ha esitato a bombardare il campo palestinese di Yarmouk. Non solo: ha più volte cercato di contrattare con gli Usa (quelli che, secondo le interpretazioni del castro-chavismo, dovrebbero essere i nemici numero uno del regime siriano...) per trovare una via d'uscita condivisa dalla crisi. Di più: oggi, Putin e gli Usa sono parimenti convinti che, per cercare di stabilizzare la regione, sia necessario mantenere Assad al potere. E - udite udite - persino Israele si è schierato dalla parte di Putin, nella speranza che l'intervento russo possa evitare che il contagio rivoluzionario infiammi la regione. Certo, la strategia degli Usa in Siria (così come quella della Russia) si articola con tattiche diverse, e sono prevedibili svolte e contro-svolte. E' vero che gli Usa hanno, in passato, sostenuto alcune milizie moderate all'interno del fronte rivoluzionario (mentre oggi sono disposte a sostenere Assad contro l'Isis e contro il rischio di una "destabilizzazione"). Ma questo non è un buon motivo per abbandonare il fronte rivoluzionario e bollarlo come "foraggiato dagli Usa": seguendo il ragionamento degli stalinisti e dei castro-chavisti, bisognerebbe dire che la Resistenza partigiana, in Italia, era al soldo degli Usa e della Gran Bretagna, solo perché gli Alleati hanno sostenuto (con armi e finanziamenti) alcune brigate?
Come Pdac, ci schieriamo al fianco della rivoluzione siriana e pensiamo che solo il suo trionfo, con la cacciata di Assad, possa garantire la libertà alle masse popolari siriane. E' necessario che la rivoluzione mantenga la sua indipendenza dalle mire egemoniche dell'imperialismo e della Russia nella regione e, per questo, pensiamo che debba evolvere, per essere vittoriosa, in rivoluzione socialista.
In Italia, facciamo appello alle forze politiche della sinistra a organizzare la solidarietà alla rivoluzione, rafforzando il neonato Comitato permanente a sostegno della rivoluzione siriana.
E' così che tanti sedicenti rivoluzionari, anche in Italia, quando è scoppiata la rivoluzione in Siria si sono schierati dalla parte della repressione. A loro dire, schierarsi con Assad era un modo per resistere alla Nato e a Israele e... per difendere la causa palestinese (sic!). Quando, infine, Putin ha cominciato a bombardare (ufficialmente l'Isis, in realtà i ribelli e la popolazione civile) anche lui (l'amico di Berlusconi...) è apparso a costoro come un baluardo dell'antimperialismo.
Eppure, i fatti hanno la testa dura, più dura della cecità di tanti. Bashar Al Assad, per difendere la sua dittatura sanguinaria, non ha esitato a bombardare il campo palestinese di Yarmouk. Non solo: ha più volte cercato di contrattare con gli Usa (quelli che, secondo le interpretazioni del castro-chavismo, dovrebbero essere i nemici numero uno del regime siriano...) per trovare una via d'uscita condivisa dalla crisi. Di più: oggi, Putin e gli Usa sono parimenti convinti che, per cercare di stabilizzare la regione, sia necessario mantenere Assad al potere. E - udite udite - persino Israele si è schierato dalla parte di Putin, nella speranza che l'intervento russo possa evitare che il contagio rivoluzionario infiammi la regione. Certo, la strategia degli Usa in Siria (così come quella della Russia) si articola con tattiche diverse, e sono prevedibili svolte e contro-svolte. E' vero che gli Usa hanno, in passato, sostenuto alcune milizie moderate all'interno del fronte rivoluzionario (mentre oggi sono disposte a sostenere Assad contro l'Isis e contro il rischio di una "destabilizzazione"). Ma questo non è un buon motivo per abbandonare il fronte rivoluzionario e bollarlo come "foraggiato dagli Usa": seguendo il ragionamento degli stalinisti e dei castro-chavisti, bisognerebbe dire che la Resistenza partigiana, in Italia, era al soldo degli Usa e della Gran Bretagna, solo perché gli Alleati hanno sostenuto (con armi e finanziamenti) alcune brigate?
Come Pdac, ci schieriamo al fianco della rivoluzione siriana e pensiamo che solo il suo trionfo, con la cacciata di Assad, possa garantire la libertà alle masse popolari siriane. E' necessario che la rivoluzione mantenga la sua indipendenza dalle mire egemoniche dell'imperialismo e della Russia nella regione e, per questo, pensiamo che debba evolvere, per essere vittoriosa, in rivoluzione socialista.
In Italia, facciamo appello alle forze politiche della sinistra a organizzare la solidarietà alla rivoluzione, rafforzando il neonato Comitato permanente a sostegno della rivoluzione siriana.
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