Il voto espresso dai sindaci per valutare l’operato del
direttore generale della ASL, conferma le grandi responsabilità dei primi
cittadini di questa provincia sullo sfascio sanitario.
Il Coordinamento provinciale della sanità, sin
dall’agosto dello scorso anno, ed in tutte le iniziative successive che ha
sviluppato, aveva ampiamente dimostrato con una analisi scientifica e politica
dei documenti regionali, che era evidente l’ obiettivo di sfasciare
definitivamente la sanità ciociara. Era chiaro quindi il percorso che ne
sarebbe scaturito, con la benedizione e l’assenso completo del presidente
Zingaretti e dei consiglieri regionali del PD che hanno sempre difeso a spada
tratta, nella provincia e nella commissione regionale della sanità, i contenuti
dell’atto aziendale, che a loro dire era rivoluzionario e moderno ed avrebbe
portato benefici ed efficienza. Essi hanno evidenziato totale indifferenza e noncuranza rispetto alle
sollecitazioni dei cittadini e delle associazioni.
Fu così che credendo alla befana che portava regali e
promesse, nel novembre del 2014 votarono l’atto aziendale.
I sindaci della provincia, guidati da quello del Capoluogo
e da quelli di Cassino, Sora, Anagni, Ceprano e Isola del Liri, approvarono con
entusiasmo e convinzione l’atto aziendale da cui deriva lo sfascio che sta sotto
gli occhi di tutti, e che origina
sofferenze e drammi quotidiani per i cittadini.
I sindaci rinunciarono, quindi, a difendere il diritto
alla salute ed i bisogni sociali della popolazione di questo territorio in nome
di interessi ed alleanze che sin da allora erano evidenti, che contrastavano
con la situazione drammatica di una provincia costretta al degrado ed alla
desolazione desolazione, dalla loro politica e dai loro comportamenti (vedesi
elezioni della SAF, del consiglio provinciale e del suo presidente e dei voti
espressi a favore di ACEA ato5 SpA).
Il Coordinamento dopo il voto dell’atto aziendale
continuò la sua coraggiosa, coerente, dura battaglia per farlo annullare
incalzando, ancora una volta, con forza e capacità i partiti, i sindaci e le
organizzazioni sindacali.
Il risultato ci fu con le prese di posizione del partito
socialista, dell’IDV e del PD, di sette sindacati e della maggioranza dei
sindaci che parteciparono alla conferenza locale del 30 marzo del c. a.
In quella sede furono chieste a gran voce le dimissioni
del direttore generale della ASL e la necessità di un nuovo atto aziendale.
Ma l’accordo sottobanco tra una parte del PD e una parte
del Nuovo Centro Destra, rovesciò l’orientamento espresso nell’assemblea della
conferenza dei sindaci, con la complicità di tutti coloro che collaborarono
direttamente – o indirettamente – allo scempio.
Non solo ma il giorno dopo il presidente Zingaretti
firmava l’atto aziendale ancora prima che fosse valutato dalla commissione
sanitaria regionale, che si sarebbe riunita qualche ora dopo, alla presenza dei
sindaci di Frosinone, Sora, Cassino, Alatri ed Anagni.
Ebbene, in quella sede, i consiglieri regionali del PD
presenti, difesero l’atto aziendale con convinzione ed enfasi, cercando di
dimostrare che era il miglior atto aziendale mai visto prima.
I sindaci non furono capaci di capire: piuttosto si resero
complici, con cognizione di causa, di un disegno scellerato a tal punto che che
rinunciarono a presentare finanche un ricorso collettivo al TAR.
Un gesto simile avrebbe salvato la sanità di questa
provincia come è ampiamente dimostrato dai risultati dei ricorsi presentati da
sindaci di altre province del Lazio, che hanno costretto Zingaretti a scendere a patti con loro.
Ciò detto, si sottolinea che, soltanto il voto espresso
per valutare l’operato del direttore generale della ASL, che Zingaretti ha
giudicato ottimo,non basta.
Se i sindaci vogliono davvero costruire un progetto per
dare a questa provincia una sanità efficiente e di qualità, autonoma da Roma,
occorre aprire una fase nuova nella gestione della cosa pubblica in questa provincia.
Una gestione basata sulla correttezza, sulla
partecipazione sulla trasparenza, condivisa con le associazioni e con i
cittadini, per ricostruire non solo la sanità ma un tessuto economico sociale e
culturale che elevi la qualità della vita e dia una risposta ai problemi
drammatici di povertà e di disagio che vive l’intera provincia.
Video di Luciano Granieri
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