sabato 23 gennaio 2016

Oltre l'Occidente come il Minton's di Harlem

Luciano Granieri


Milton’s  Playhuose, che c’entra con la politica di Frosinone e con l’associazione Oltre l’Occidente?  Per chi è addentro alle cose del jazz l’analogia potrebbe risultare intuibile, per gli altri spieghiamo. Il Milton’s  Playhouse era un localino ricavato dentro due stanze del  Cecil Hotel, sulla 118° Ovest ad Harlem, New York, non lontano da Morningside park. All’inizio degli anni ’40  era meta di jazzisti afroamericani,  i quali, frustrati per le discriminazioni subite, e stanchi  di annullare la loro forza creativa e abilità tecnico-strumentale per rispettare  la  routine  commerciale delle  orchestre swing in cui militavano ,  si ritrovavano  li per ascoltare dischi,  suonare insieme e  sfogare tutta la loro voglia  di rivoluzione musicale. Straordinari musicisti, come Dizzy Gillespie, Roy Eldridge, Lester Young, e in seguito Charlie Parker, dopo essere stati  l’attrazione esotica ad uso e consumo della borghesia bianca, che  ballava al tempo dei riff  delle  orchestre di Benny Goodman, Tommy Dorsey, Earl Hines, e molte altre ,  trovavano al Minton’s  una sorta di condivisione creativa rigeneratrice. 

 
Ugualmente a Frosinone, cittadini, delusi, frustrati,  per la mala politica che  grava sulla città, e qualcuno in preda all’umiliazione della disoccupazione, si ritrovano nei locali di “Oltre l’Occidente” per condividere le loro frustrazioni e provare ad imbastire iniziative, azioni politiche, sociali, culturali, utili a costruire un’alternativa all’asfissiante governo, non solo della città, ma anche dell’intero Paese. Inquinamento, disoccupazione, sanità pubblica provinciale fatiscente,   degrado inesorabile dei servizi,  impacchettati e offerti alla gestione privata, questi  sono i temi che spingono alcuni cittadini a confrontarsi dentro  “Oltre l’Occidente”.

Il Minton’s era aperto a qualsiasi musicista volesse improvvisare insieme al piccolo nucleo di jazzisti  che li si esibivano  tutte le notti, Monk, Gillespie, Guy, e Kenny Clarke. Ma l’impresa non era per tutti. Erano   graditi, solo strumentisti in grado di misurarsi con le idee rivoluzionarie che Gillespie, Parker e compagni, proponevano ogni sera.  Addirittura il gruppetto si riuniva nel pomeriggio per inventare variazioni armoniche estremamente difficili   su cui solo musicisti abilissimi avrebbero potuto improvvisare. Ciò serviva per - come raccontò Gillespie -” scoraggiare i tipi senza talento, chiunque cioè non fosse più che dotato, o meglio ancora geniale  e pronto  a portare un suo personale contributo”.  Anche l’atteggiamento verso il pubblico era particolare, quasi indolente. I ragazzi del Minton’s , gli inventori del Bebop, non  erano ossessionati dalla ricerca dell’applauso a tutti i costi, così come avveniva nelle orchestre swing.  Il fatto che la loro musica divertisse   chi li andava ad ascoltare era aspetto secondario, anzi deleterio.    Erano  invece graditi ascoltatori disposti a fare lo sforzo intellettuale necessario a capire davvero, ad accettare per convinto ragionamento una musica ostica, dura, a volte apparentemente ed epidermicamente  fastidiosa.  

Sotto questo aspetto l’analogia con i ragazzi di “Oltre l’Occidente” non è  completamente aderente. La volontà di chi si riunisce nei locali di Via Aonio Paleario, non è quella, di  escludere chi non propone idee rivoluzionarie , né di rendersi  invisi, ad eventuali ascoltatori.  Resta il fatto  però che il risultato è  escludente, così come al Minton’s.  Sono  accusati, gli habituè di Oltre l’Occidente,  di non saper aggregare la militanza, di essere intransigenti, di non essere in grado  di condurre una lotta insieme ad altre forze e movimenti.  Intransigenti? Forse ma la battaglie  per la sanità pubblica, per l’occupazione, per i servizi pubblici di qualità, per l’ambiente,  devono essere globalmente inserite entro un disegno globale tutto politico,  inerente la lotta contro i poteri finanziari e contro  gli amministratori che tali poteri contribuiscono a mettere sulle poltrone di comando.  

Chi , nell’organizzare  una lotta, qualsiasi essa sia, per la sanità, piuttosto che per l’ambiente, non coglie la globalità che accomuna questi problemi, ma anzi paragona tale analisi a chiacchiere vane, utili solo a perdere tempo, forse è come quel musicista non in grado di improvvisare, su giri armonici nuovi .  Non perché non li capisca, più probabilmente perché  l’obbiettivo non è quello di realizzare una jam session  di alto livello, ma di usare la capacità dei musicisti che lo accompagnano per realizzare  un proprio successo personale, per ottenere, sotto-sotto, l’applauso del pubblico compiacente.  Probabilmente qui si esprime l’intransigenza dei ragazzi di Oltre l’Occidente, i quali non escludono nessuno, ma creano la distonia con tali  musicisti meno dotati. 

Alla fine della storia il Bebop, lo stile rivoluzionario uscito dalle sale del Minton’s fu commercialmente fallimentare. Il pubblico rifiutava quella musica così strana, tanto che molti di quei jazzisti,  o dovettero cambiare genere, edulcorare il loro modo di suonare per campare, o come  Charlie Parker, divenuto poi un mito assoluto, morirono prematuramente. Ma il Bebop, e questo è inconfutabile, determinò gli stilemi che il jazz avrebbe seguito  nel corso di tutta la sua evoluzione e lo stile dei musicisti che lo animarono, influenzerà tutti i jazzisti che vennero dopo.

P.S. L'analogia  fra Minton's e Oltre l'Occidente è una suggestione del tutto  mia personale. Probabilmente non sarà condivisa da chi frequenta la sede di Via Aonio Paleario.  Essa è oltremodo "molto liberamente" ispirata alle dinamiche politiche che movimenti e associazioni svolgono nella nostra città. 



Quando le note del Minton's risuonarono nella sala di "Oltre l'Occidente grazie a Thelonius Monk. E agli Zut 4 abili esecutori di Monk's Dream.

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