martedì 2 febbraio 2016

CHI DORME E CHI PIGLIA PESCI

Newsletter n° 7 del Comitato Provinciale Acqua Pubblica di Frosinone


Mentre finalmente i nostri sindaci sembrano concordi sulla necessità di dare il benservito ad Acea Ato 5 S.p.A. ed assistiamo ad una generale levata di scudi contro la pretesa di fusione in un’unica società di coloro che già separatamente così tanti danni fanno.
Mentre da tre mesi la regione Lazio, tra bilanci e rimpasti,  ha totalmente accantonato la definizione dei nuovi ambiti di  bacino idrografico e le nuove regole di governo degli stessi.
Mentre in rete e sui giornali c’è chi si azzuffa in cerca di gloria o di poltrone.
Il governo “innovatore” va avanti come un treno sfornando decreti sulla base di leggi  delega profuse a piene mani da un Parlamento che ha rinunciato in maniera vergognosa a fare il proprio lavoro.
Tra gli undici decreti sfornati il 26 gennaio (e che diverranno legge dopo il parere – non vincolante – delle commissioni parlamentari) c’è quello che definisce il Testo Unico sui servizi pubblici locali di interesse economico generale, tra i quali rientra il servizio idrico integrato.
In questa perla di modernità il modello di gestione ideale qual’è?
Ma proprio quello che ci tocca subire da quasi tre lustri e per il quale i nostri cari innovatori sono pronti a fare carte false!
E sapete qual è un indice di “virtuosità”? (Proprio questo termine viene usato)
Esattamente le fusioni, magari per incorporazione dei gestori.
Mentre da noi c’è ancora chi fa dell’acqua un pretesto per risse da cortile e per mediocri interessi elettorali, governo nazionale e multiutility – che per noi significa ACEA S.p.A. - procedono di concerto per conseguire il loro obiettivo condiviso: dividere la gestione dell’acqua in Italia tra le quattro grandi: Acea, A2a, Iren e Hera, in modo da assicurare a queste società di poter competere in maniera aggressiva sui mercati mondiali.
Ma non si accontentano solo di questo.
E’ necessario che, nell’interessa dei gestori, il trattamento della “merce” acqua sia il più possibile standardizzato, cioè occorre creare le condizioni perché siano i diversi territori ad adattarsi ai modelli organizzativi e produttivi dei gestori in modo da razzionalizzarne i costi.
E dell’interesse dei territori, del diritto fondamentale di ogni persona all’acqua?
Questo rappresenta solo un fastidioso accidente, il possibile, accettabile, danno collaterale in un’operazione di alta finanza!
Questo decreto detta dei tempi stringenti nel cui orizzonte è ancora possibile intervenire.
Prima che la fessura della porta venga chiusa è indispensabile che la regione Lazio dia attuazione alla legge 5/2014.
Se questo avverrà la visione di una gestione partecipata dalle comunità e dai cittadini sarà salvaguardata, se non  avverrà, nella migliore delle ipotesi nulla cambierà rispetto alla situazione attuale e se anche arriveremo alla risoluzione del contratto con ACEA ATO 5 S.p.A., il nuovo gestore sarà comunque una controllata di ACEA S.p.A.
Non abbiamo mesi, ma, forse, settimane.
  

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