mercoledì 10 febbraio 2016

L'accerchiamento criminale di Aleppo e la trappola mortale di Ginevra

Dichiarazione del Segretariato Internazionale
della Lit-Quarta Internazionale *

L'esercito della dittatura siriana, con la copertura aerea della Russia, ha lanciato un'offensiva per recuperare la città di Aleppo, la seconda più importante del Paese. 
Dal 2012 Aleppo è divisa in “zone d'influenza” tra le truppe di Al-Assad, le forze ribelli e, da circa un anno e mezzo, le truppe dello Stato Islamico (Isis). Queste forze si combattono palmo a palmo, casa per casa. Le truppe antidittatoriali, però, devono lottare su due fronti: da un lato, contro l'asse Assad-Russia-Hezbollah-Iran; dall'altro, contro le orde dello Stato Islamico. 
Negli ultimi giorni, aeroplani russi hanno effettuato intensi bombardamenti con la finalità di sgombrare la strada alle truppe leali ad Al-Assad e ai miliziani di Hezbollah. Le forze controrivoluzionarie si sono impadronite della principale strada che collega la frontiera della Turchia coi distretti di Aleppo che sono in mano alle forze di opposizione. 
L'avanzata del fronte lealista è finalizzata ad accerchiare Aleppo, allo stesso modo in cui imprigiona altre località dove centinaia di persone sono morte di fame. Si calcola che più o meno quattro milioni di persone si trovano accerchiate dall'esercito siriano. Questa situazione, oltre agli intensi bombardamenti, ha provocato la fuga massiccia di migliaia di famiglie siriane verso la frontiera con la Turchia, fatto che certamente approfondirà il drammatico problema dei rifugiati.  
 
L'inganno di Ginevra  L'avanzamento delle truppe dittatoriali si dà in una fase in cui è cominciata una nuova farsa diplomatica a Ginevra, dove per la terza volta l'Onu cerca di riunire rappresentanti di Al-Assad e degli oppositori per tentare una “soluzione negoziata” alla guerra civile. Il piano di negoziazione è noto: consiste, essenzialmente, nel raggiungere un cessate il fuoco per potere poi procedere alla formazione di un “governo di unità nazionale” e alla convocazione delle elezioni nel 2017. 
Gli imperialismi statunitense ed europeo combinano i bombardamenti contro lo Stato Islamico con la promozione di questa politica, senza nemmeno prospettare, come facevano prima, la previa rinuncia di Al-Assad al potere. 
Ancora una volta Ginevra ha partorito il nulla. Il regime siriano ha ignorato e tacciato di “terrorismo” i “rappresentanti” dell'opposizione che a loro volta hanno escluso un ampio settore di milizie che combattono sul territorio e i curdi del Rojava. 
In questo quadro, la dittatura di Al-Assad, sentendosi più forte con l'appoggio aperto della Russia, cerca di risolvere il conflitto con le armi, schiacciando fisicamente la rivoluzione. Al-Assad ha ignorato Ginevra e ha rafforzato l'offensiva militare. 
L'offensiva su Aleppo ha portato il “mediatore” dell'Onu, Staffan de Mistura, a sospendere fino al giorno 25 di questo mese le riunioni a Ginevra. Questa è un'ulteriore dimostrazione del perché le milizie ribelli arabe e curde non devono fidarsi di alcun tipo di negoziazione col regime assassino di Al-Assad. Non si può negoziare con chi ha le mani sporche del sangue di quasi 400.000 siriani! 
Sosteniamo che non esiste una “soluzione diplomatica” alla rivoluzione siriana. L'obiettivo di Ginevra è di preservare in Siria l'essenza del regime dittatoriale mantenendo la struttura socioeconomica dipendente dall'imperialismo. Indipendentemente dalla discussione su Al-Assad, se sarà parte e per quanto tempo di quel “processo di transizione”, l'intenzione dell'imperialismo, con l'accordo della Russia e dell'Iran, è sconfiggere la rivoluzione siriana, disarmare le milizie e “stabilizzare” i pilastri del regime contro cui le masse popolari siriane si stanno battendo da quasi cinque anni. 
 
L'unica via d'uscita è la vittoria della rivoluzione 
Nonostante debba lottare su vari fronti ed affrontare nemici superiori dal punto di vista militare, la rivoluzione siriana continua. Le milizie ribelli stanno resistendo all'offensiva in maniera tenace. Lo fanno come possono, perché non hanno armi pesanti e la tecnologia militare necessarie. 
L'unica via d'uscita progressiva per le masse popolari siriane e per tutto il Medio Oriente ed il Magreb passa per la sconfitta della dittatura siriana e dei suoi alleati. Questo sarebbe un “punto di partenza” essenziale. 
In questo senso, è fondamentale respingere qualunque tipo di “soluzione negoziata”, perché nessun accordo raggiunto tra l'imperialismo ed i governi di Russia, Iran o Turchia può essere vantaggioso per le masse popolari siriane e curde. Nessun tipo di “transizione politica” ha né avrà l'obiettivo di rispondere alle domande democratiche ed economiche della popolazione siriana. 
Allo stesso modo, dobbiamo opporci tanto ai bombardamenti russi come a quelli di USA, Francia e Regno Unito. Dobbiamo opporci anche all'invio in Siria di “unità speciali” nordamericane che, come annunciato da Obama, servirebbero da “consulenti” contro lo Stato Islamico. Tanto i “consulenti” come i bombardamenti dell'imperialismo non hanno un obiettivo “democratico” né “umanitario”, bensì l'obiettivo colonialista di mantenere ed ampliare il controllo delle risorse della Siria. 
Fuori dalla Siria, abbiamo il compito di organizzare la solidarietà attiva e di esigere da ognuno dei nostri governi non solo la rottura di relazioni diplomatiche e commerciali con la dittatura di Al-Assad ma anche l'invio incondizionato di armi pesanti, medicine ed ogni tipo di vettovagliamento per le truppe ribelli. In Russia, è necessario fare appello alle masse popolari per respingere l'intervento di Putin sul suolo siriano. 
La solidarietà internazionale con la rivoluzione siriana è urgente. Un appoggio deciso delle organizzazioni operaie, sociali, democratiche e, ovviamente, dei partiti di sinistra, potrebbe far pendere la bilancia a favore delle masse popolari siriane. È necessario organizzare manifestazioni, picchetti davanti alle ambasciate della Siria, e qualunque iniziativa che contribuisca ad indebolire la dittatura di Al-Assad.
Questo è un compito immediato. 

*(Traduzione in italiano di Mauro Buccheri)
 

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