IL CROLLO DEL PREZZO DEL PETROLIO E IL MANCATO SOSTEGNO ALLE RINNOVABILI SONO LA CAUSA DI PERDITA DI POSTI DI LAVORO
Roma, 25 marzo 2016 - Il Segreterio generale della Filctem-Cgil Emilio Miceli in merito al Referendum del 17 Aprile sulle trivelle ha dichiarato che "a seconda del risultato, il referendum può produrre esiti che ricadranno sui nostri lavoratori, sulla loro occupazione (stime attendibili parlano di oltre 10.000 posti di lavoro a rischio nella sola Sicilia e a Ravenna, n.d.r.)", senza specificare la fonte di tali dati.
Il Comitato Nazionale del Referendum VOTA SI per fermare le Trivelle ricorda che si intende abrogare una norma che è stata introdotta dal governo il 1 gennaio di quest'anno con l'ultima Legge di Stabilità. Fino al 31 dicembre 2015 le concessioni avevano durata massima di 30 anni, con un vincolo temporale come qualsiasi altra forma contrattuale. Questo è quanto il Referendum del 17 Aprile intende ripristinare e per questa ragione risulta incomprensibile che una vittoria del SI possa causare la perdita anche di un solo posto di lavoro".
Il Comitato precisa che un altro importante sindacato della Cgil, la Fiom, tra gli aderenti al VOTA SI al Referendum del 17 Aprile, parla di "sciocchezze" quando si afferma che l'eventuale vittoria del SI al Referendum del 17 Aprile sarebbe causa del licenziamento di migliaia di lavoratori che opererebbero sia sulle piattaforme petrolifere che nelle attività di supporto.
"Tutto ciò è assolutamente falso" - riporta la nota della Fiom - "in quanto sulle piattaforme fisse di produzione di petrolio o metano vi lavorano tra i 2 e i 4 lavoratori. Questo avviene perchè le piattaforme sono gestite da remoto attraverso ponti radio o cavi".
E in merito ai lavoratori indiretti e quelli dell'indotto la Fiom afferma che "se il governo attivasse una reale politica energetica fondata sulle energie rinnovabili e in coerenza con gli impegni assunti nella Conferenza sul Clima di Parigi per ridurre le emissioni nella atmosfera, si attiverebbero enormi possibilità di una occupazione alternativa a quella odierna e più ricca professionalmente".
Non sarà il Referendum a mettere a rischio i posti di lavoro. Come afferma Legambiente "Secondo l’ultimo rapporto della società di consulenza Deloitte, il 35% delle compagnie petrolifere a causa del crollo del prezzo del petrolio è ad alto rischio di fallimento nel 2016, con un debito accumulato complessivamente di 150 miliardi di dollari. Nel mondo le fonti fossili continuano ad essere sussidiate, con risorse degli Stati, con oltre 5 mila miliardi di dollari e nel nostro Paese i sussidi diretti e indiretti sono pari a 14 miliardi di euro.
Le politiche adottate dal Governo sfavorevoli alle fonti rinnovabili hanno già fatto perdere migliaia di posti di lavoro - nel 2015 se ne sono persi circa 4 mila nel solo settore dell’eolico.
Come affermato ieri da Greenpeace Italia, secondo uno studio redatto da Althesys per l'organizzazione ambientalista, in Italia entro il 2030 si potrebbero garantire oltre 100 mila posti di lavoro nel settore delle rinnovabili – cioè circa il triplo di quanto occupa oggi Fiat Auto in Italia - mentre, al contrario, nel 2015 se ne sono persi circa 4 mila nel solo settore dell’eolico.
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Il Comitato nazionale “Vota SI’ per fermare le trivelle”unisce le forze di tutte le organizzazioni sociali e produttive affinché la Campagna referendaria diventi l’occasione per mettere al centro del dibattito pubblico le scelte energetiche strategiche che dovrà fare il nostro Paese, per un’economia più giusta e innovativa.
Il Comitato promotore del Referendum abrogativo sulle trivelle in mare comprende 9 Regioni italiane: Basilicata, Calabria, Campania, Liguria, Marche, Molise, Puglia, Sardegna e Veneto.
Ufficio stampa
Monica Pepe, cell. 340 8071544
Comitato nazionale delle Associazioni
Referendum 17 aprile 2016
"Vota SI per fermare le Trivelle"
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