sabato 12 marzo 2016

Referendum. SI alla riappropriazione dei nostri diritti

Luciano Granieri

Se al Governo Renzi si può attribuire un’eccellenza, questa riguarda la sua straordinaria capacità di tutelare gli interessi  delle multinazionali e delle lobby finanziarie. Del resto lo stesso Segretario - Presidente è stato messo su quella poltrona proprio per adempiere a questo compito. Nessuno meglio di lui ci sta riuscendo. Neanche Berlusconi, il quale non fu in grado di  smembrare il  contratto  nazionale del lavoro, né  sancire la   sudditanza della scuola pubblica agli interessi  privati con buona pace dell’art. 33 della Costituzione. 

Mentre sui giornaloni e sui media si cianciava d’altro, il Governo, zitto zitto, tramite decreto, senza discussione parlamentare,  ha determinato la spartizione del servizio idrico, nel territorio nazionale,  a favore   di  multiutility quotate in borsa come Acea, A2A, Hera, Iren, con  la conseguenza di imporre  ai cittadini tariffe altissime   necessarie  a rimpinguare i dividendi di azionisti e manager, sconfessando  il  principio costituzionale, ribadito dal  referendum,   secondo cui i  servizi necessari allo sviluppo  della persona umana,come l’erogazione dell’acqua,  non possono essere messi a profitto. 

Ugualmente è stato fatto per le  centrali a biomasse, generose dispensatrici di polveri sottili,  anidride carbonica  ed altri inquinanti, per  la cui installazione  non sono più necessari iter di compatibilità ambientale troppo stringenti. Non si può ignorare che dietro al business degli inceneritori operano multinazionali come Gdf Suez, per fare solo  un nome.  Né si può ignorare che proprio nella città più inquinata d’Italia, cioè Frosinone, sta per essere impiantate una stufa del genere con il suo carico di  veleni.

 E ancora, nella legge di stabilità, è stata inserita la norma che consente alle industrie petrolifere che già  stanno estraendo combustibile fossile entro le 12 miglia marine dalla costa , di continuare la propria attività anche dopo la scadenza della concessione governativa, inserita nella legge precedente. Dunque secondo questa nuova norma si potrà continuare ad estrarre gas e petrolio per un tempo illimitato con conseguenze disastrose per l’ecosistema marino. 

Tutto ciò, ribadisco, è stato  deciso, sopra la testa dei cittadini, disprezzando le prerogative legislative del Parlamento.  Se le modalità di approvazione di questi dannosi provvedimenti per la cittadinanza, si sono svolte attraverso forzature  e abusi sull’iter legislativo, con il nuovo Senato il cui referendum confermativo si terrà a ottobre,  ed il concorso della legge elettorale già approvata , provvedimenti simili potranno essere licenziati in tutta legalità. Infatti, l’abuso della prerogativa di legislazione in capo al Governo, in luogo del Parlamento, e  l’approvazione per decreto delle leggi  verrà totalmente legalizzato. 

 E’ dunque necessario che i cittadini  si riprendano il diritto di esprimersi sui furti che hanno subito e stanno per subire: furto di democrazia, di salute, di dignità. Il mezzo è ancora una volta quello referendario. E’ quindi necessario bocciare attraverso il referendum la riforma del Senato, così come è fondamentale indire il referendum per l’abrogazione dell’Italicum, che insieme alla nuova conformazione della Camera Alta, scippa al popolo la propria sovranità. E’ inoltre salutare richiedere tornate  referendarie per l’abolizione del Jobs Act e della buona scuola. Occorre cioè che i cittadini  cancellino tutte quegli obbrobri che una classe governativa arrogante e serva del potere economico finanziario sta imponendo alla comunità. 

Ma la stagione referendaria comincia subito , dal 17 aprile. C’è infatti da abrogare la legge che consente le estrazioni petrolifere in mare sino a quando i fondali e l’ecosistema marino non saranno  completamente distrutti.  Bisogna dire SI  all’abrogazione di questa legge, per dire SI al diritto dei cittadini di godere del proprio mare, per dire SI alla riaffermazione degli interessi della collettività contro gli interessi delle multinazionali del  gas e del petrolio, per dire SI ad una economia finalmente decarbonizzata.  

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