martedì 19 aprile 2016

Siamo sicuri che sia sempre colpa del popolo bue?

Luciano Granieri



Dopo ogni delusione elettorale, partono le invettive contro il popolo bue. Si mette in risalto  l’ignoranza e l’indolenza di una collettività   che quando vota, o decide di astenersi,  lo fa mossa  dalla pigrizia e dal sussiego al potente di turno, a quello che strilla di più e promette  mirabilie.  

E’ accaduto anche a seguito dal non raggiungimento del quorum al  referendum contro le trivelle. Ma siamo proprio sicuri che sia realmente così? Proviamo a chiederci se certi comportamenti  siano veramente frutto del "voto di scambio”,  del disinteresse, oppure scaturiscano da una scelta precisa e consapevole. Molto probabilmente i  Berlusconi, i Renzi  piacciono agli italiani. Il loro comportamento li rassicura, li tranquillizza, anzi suscita ammirazione ed invidia. 

Evidentemente il modo in cui questi  leader e le loro corti asservite  si pongono davanti alla gente è molto convincente. Sapere che qualcuno ti toglie dall’imbarazzo di dover scegliere  e, quando la scelta s’impone (come per i referendum), sempre questo qualcuno ti invita a lasciar perdere, giustificando l’astensione, è rassicurante. Ognuno va avanti per la propria strada, tanto al governo del Paese c’è chi  ci pensa. E’ molto meno gravoso esercitare il proprio diritto democratico assegnando ad una persone lo scettro del comando, piuttosto che stare li a discutere, quali provvedimenti il designato dovrebbe, o non dovrebbe, adottare.

 A pensarci bene, se non fosse stato per la tragedia della seconda  guerra mondiale, Mussolini avrebbe monumenti in ogni angolo del Paese. La Costituzione è stata sempre vista come un impedimento, sin dal mese dopo la sua promulgazione,  perché promuove la partecipazione alla vita politica dei cittadini, e ne   assicura accesso pieno ai diritti, faccende maledettamente faticose da trattare e mettere in pratica. 

Questo atteggiamento ha la massima espressione nella nostra Provincia dove sindaci,  i presidenti di Regione sono investiti  dal popolo senza che questo si ponga il problema su come intendano governare.   Non è un caso che in Ciociaria, ed in particolare nel Capoluogo, si sia rilevato un tasso di astensione fra i più elevati, la prima nel Lazio in questa classifica non certo onorevole. Del resto nelle graduatorie del disonore il nostro territorio primeggia abbastanza diffusamente. 

Allora se questa è l’analisi, la debacle delle sortite elettorali non è colpa del popolo ma investe la capacità di chi non riesce ad entrare in sintonia con il popolo stesso nel proporre soluzioni diverse. Ciò che si fa fatica a spiegare è che se la bolletta dell’acqua è troppo alta  non è colpa di Acea che fa i proprio interessi,  ma di colui che abbiamo investito imperatore , il quale consente alla  multi-utility di disporre  del portafoglio dei cittadini anche quando questo è vuoto. 

Se la disoccupazione è elevatissima, in Ciociaria 135.000 presone  sono a spasso, non è colpa della crisi, ma di quelli a cui abbiamo delegato il comando. Coloro  i quali emettono provvedimenti per cui , con  l’obbiettivo finto di incentivare l’occupazione,   ingrassano le solite multinazionali. Se  un oleodotto si spacca come accaduto a Genova e il petrolio compie veri e propri disastri ambientali, non è colpa del destino cinico e baro, ma del rassicurante dominus, che per favorire gli interessi dei petrolieri, infesta il mare e i corsi d’acqua di pericolosi impianti di trivellazione.  

Manca dunque  la capacità di suscitare ragionamenti che pongano  in connessione  le conseguenze di una sciagura  per la collettività  direttamente con le decisioni dell’investito dal popolo.  E’ difficile incanalare le questioni su questa strada perché l’azione dei media, asserviti a chi comanda  pone non pochi ostacoli. Ma è necessario provarci, perché altrimenti la colpa sarà sempre   nostra, di coloro  cioè che vorrebbero cambiare le cose,  non del popolo bue, che tanto bue non è. Ciò dovremo ricordarlo soprattutto ora che ci stiamo impegnando nella battaglia referendaria sulle questioni istituzionali e sociali. 

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