martedì 5 luglio 2016

Asl Frosinone. L'ambulatorio dermatologico e il videodermatoscopio part-time

Francesco Notarcola  - Presidente dell’Osservatorio Peppino Impastato e presidente onorario dell’AIPA


Mentre il sindaco e gli assessori si del Capoluogo si attardano  a contare l copie di Inchiesta-quotidiano che si vendono in Città, l ’ospedale “Fabrizio Spaziani”   marcia, ormai dai tempi del nuovo Atto aziendale,  verso un’inarrestabile declassazione che umilia gli operatori sanitari che vi lavorano e i cittadini dell’intera provincia di Frosinone.

La dirigenza della ASL  stupisce sempre di  più per la sua efficienza  e per la sua tempestività.  Dopo la   macchina per urodinamica per curare l’incontinenza, ferma da cinque o sei anni, perché non si riesce ad acquistare  le “Linee per il passaggio dell’acqua”,  pur essendoci il parere  favorevole del commissario della asl dal mese dicembre 2015,  è ora il turno della dermatologia.

Com’è noto nell’Atto aziendale della ASL non è prevista una UOC Unità (Operativi Complessa ) di dermatologia.  Il Sindaco di Frosinone, approvando l’Atto, non ha voluto e saputo difendere nemmeno una specializzazione di cui era direttore  il Presidente del Consiglio comunale.  All’interno del nosocomio  “Fabrizio Spaziani” opera, però, un ambulatorio diretto da due medici.

A questa struttura  si rivolgono ogni anno circa 6.000 cittadini e si  realizzano circa 600 interventi di chirurgia dermatologica. Si gestiscono,inoltre,  servizi  importanti: fototerapia per la cura della psoriasi e delle malattie veneree, ambulatorio medico e chirurgico , cura per gli ustionati,  osservazione dei nei, ecc.

Per l’osservazione dei nei  esiste una macchina chiamata “Videodermatoscopio”.  Ebbene questo importante strumento di lavoro e di cura,  dal mese di dicembre dello scorso anno si rompe continuamente. Viene riparato e si rompe.  La lista di attesa cresce, circa un anno, mentre i pazienti aspettano.
Se si considera che, quando la macchina funziona vengono visitati e diagnosticati 14 pazienti ogni settimana,  in 52 settimane  le persone interessate ammontano a 728. Se la macchina non funziona i pazienti si rivolgono altrove con grave danno per le finanze della ASL e degli stessi pazienti.

Ma a chi conviene cercare di mantenere in funzione un macchinario che si rompe continuamente e che crea inefficienza e spreco di denaro e di lavoro professionale? Qualcuno ci guadagna?

Ma non sarebbe opportuno e necessario valorizzare e rilanciare questa branca di attività visto  la mole di lavoro e la richiesta  crescente  anche perché da  Roma a  Caserta  non esistono strutture sanitarie dermatologiche?
Inoltre, sarebbe anche opportuno conoscere a quale struttura sanitaria  sono accreditate le  attività ospedaliere svolte dall’ambulatorio di dermatologia.

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