mercoledì 31 agosto 2016

Una battaglia che non possiamo permetterci di perdere

Rossana Tasselli Comitato per il NO-Democrazia Costituzionale Genova

Buongiorno a tutti. Ora più che mai, in occasione della volata finale della campagna referendaria, sento la necessità di condividere con tutti gli attivisti dei vari comitati locali un appello, al quale spero vorrete concedere la vostra attenzione. 

Innanzitutto, è doveroso da parte mia presentarmi. Rossana Tasselli, cinquantaquattrenne genovese, nipote, per parte di nonno e zio paterni, di partigiani “veri”, anzi verissimi, anche se deceduti. I valori democratici della Resistenza e della Costituzione fanno quindi parte del mio DNA, per averli vissuti e assorbiti atraverso il racconto dei diretti testimoni, tra i quali c'era ovviamente mio padre che, allora bambino, ha visto con i propri occhi gli orrori, le privazioni e il clima della guerra. In qualità di erede di partigiani e di iscritta ANPI, ho seguito per anni, e con immutata apprensione, le vicende riguardanti il pericoloso e inaudito tentativo di manomissione della Costituzione. La partecipazione alla raccolta firme, avvenuta in un clima surreale, mi ha purtroppo indotta (e tengo a sottolineare che si è trattato di una conclusione dolorosa e sofferta) a stigmatizzare anche il comportamento di ANPI, che a mio avviso non si è mostrata, nella circostanza, né conseguente agli allarmi che da tempo andava lanciando, né sufficientemente agguerrita nella difesa dei valori dai quali mi sentivo rappresentata. Unirmi a uno sparuto ma determinato gruppo di fuoriusciti da varie forme partitiche e associative (quelli che io definisco, come me, gli “ex-tutto”), con i quali abbiamo fondato il Comitato per il NO- Democrazia Costituzionale Genova , è stata la sola scelta possibile non solo per me, ma per tutti i genovesi che fossero fermamente intenzionati a dare un contributo attivo al raggiungimento del risultato Chi mi conosce sa anche che fino ad oggi non ho votato Cinque Stelle (e a questo punto devo dire purtoppo, perché Renzi sta governando con il voto da me dato a Bersani, fatto che considero un vero e proprio tradimento) e che non ho ancora deciso a chi darò il mio voto. Chi mi conosce sa, soprattutto, che non sono persona che si appassioni al primo venuto, e che anzi detesto i fanatismi e i vari “deus ex machina”, di qualsiasi genere e provenienza. Sono abituata a pensare con la mia testa, e non amo prendere per buone le verità rivelate. 

Ciò premesso, preciso che il mio approccio al problema non è di natura ideologica, ma invece analitica e strategica. Non è di natura ideologica non perché io non avessi prima o non abbia più ideali, ma perché ritengo che questo non sia il momento di combattere battaglie ideologiche. Non è il momento dei calcoli politici, né dei personalismi, né dei regolamenti di conti. È piuttosto il momento di ricordare che, a consegnare l'Italia al berlusconismo prima e al renzismo poi, siamo stati noi. È il momento di unirci sotto la sola bandiera che ci rappresenta tutti, e cioè in difesa della nostra Costituzione. Non si tratta di salire sul carro del vincitore, atteggiamento che non mi appartiene e che mai mi sognerei di proporre a nessuno di voi. Si tratta piuttosto di stabilire delle priorità, e di rimandare qualsiasi valutazione che ci distolga dal nostro unico obiettivo, altrimenti non ci saranno più priorità da assegnare né obiettivi da perseguire. Si tratta, soprattutto, di non ripetere gli errori del passato, di cogliere ogni opportunità, di ritrovare entusiasmo e determinazione, e di mettercela tutta, fino all'ultima goccia, proprio come hanno fatto i partigiani che questa Costituzione ci hanno faticosamente lasciato in eredità. 

Il mondo è cambiato, e il nemico ci conosce molto bene. Sa con precisione quali sono i nostri punti deboli, se ne è già abbondantemente servito e, se non gli togliamo dalle mani quest'arma, continuerà a farlo fino a spazzarci via definitivamente. Ricordiamo come Ulisse ha vinto la guerra di Troia. Ricordiamo qual è il segreto dell'evoluzione di qualsiasi essere vivente, cioè la capacità di adattamento all'ambiente circostante. Non dimentichiamo che “prevenire è meglio che curare”, e che una tardiva prevenzione è comunque meglio di una intempestiva quanto illusoria ricostruzione, come purtroppo dimostra la recente sciagura che ha colpito al cuore il nostro Paese. Non dimentichiamo, infine, la soverchiante forza della realtà, che vorrei definire con le parole di un mio racconto: “C'è, nel reale, una genuina attitudine a riportare le idee al contingente, al concreto, al materiale, una mano salda e provvidenziale che in un attimo è capace di spazzare via le illusioni e riconsegnarle alla tangibile dimensione del fattuale”. La realtà, dunque, ci obbliga costantemente al confronto. É un confronto impietoso, d'accordo, perché non muta con la nostra disapprovazione, non si piega ai desideri, non perdona gli errori e non lascia spazio agli ideali. Ma è un confronto ineluttabile, indifferibile ma anche salutare, che ci restituisce come rilevante opportunità il supporto dei Cinque Stelle. Non a caso il Coordinamento Nazionale, al quale tutti abbiamo aderito, ci ha messo a disposizione l'aiuto di un esperto, nella persona di Gherardo Liguori, il cui apporto, però, mi risulta non aver riscosso, da parte di alcuni di noi, il favore sperato. Le strategie che può indicarci e gli strumenti che può fornirci, invece, sono preziosi, competitivi e straordinariamente potenti, e non solo perché provengono da una profonda conoscenza del settore della comunicazione, ma anche perché intelligentemente proposti con sensibilità e disponibilità all'ascolto, e soprattutto suscettibili del necessario adeguamento alla nostra storia e al nostro bagaglio culturale. Nulla ci viene imposto: siamo anzi noi, gli attivisti, a indicare a Liguori le modalità secondo le quali impostare la campagna, mai il contrario. Dovendo combattere non solo un nemico infinitamente più potente, ma anche un nemico che non esita a fare ricorso a queste stesse strategie, sia pure con un metodo completamente diverso, non possiamo permetterci di sottrarci alle nuove logiche, pur modellandole sul linguaggio che ci appartiene per tradizione. Non possiamo scegliere il campo di battaglia, perché è su questo che, volenti o nolenti, ci troviamo a batterci, né possiamo sperare di combattere l'atomica con l'arco e le frecce. 

Che ci piaccia o no, siamo a una svolta.
 Ci troviamo in una congiuntura che richiede un salto oltre i consueti steccati, un rapido adeguamento all'inarrestabile procedere dei tempi, e anche un po' di sana umiltà. Se saremo pronti a raccogliere l'aiuto che ci è stato offerto, avremo tempo per tutto: per le dissertazioni su chi e perché, per le ricostruzioni di cosa e come, per le opinioni e i distinguo, per le idee, le divisioni e le rifondazioni. Avremo tempo per tutto quello che saremo stati capaci di difendere. Viceversa, se non coglieremo quest'ultima opportunità, sarà la realtà a superarci e a metterci definitivamente all'angolo: un angolo totalitario da cui non ci sarà via d'uscita. Non diamoci per vinti, raccogliamo tutte le forze usiamo tutte le armi a nostra disposizione. La spoporzione delle forze in campo non ci lascia altra via, ma la causa vale ogni singola energia che saremo in grado di spendere. Augurandomi che il mio appello non solo aiuti a superare insensate e pericolose resistenze, ma, per gli intenti unificanti e l'accoratezza che lo ispirano, riesca anche a far breccia nelle menti e negli animi di chi legge, auguro a tutti buon lavoro e buona battaglia, perché la nostra è una battaglia che non possiamo permetterci di perdere. 

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