sabato 6 agosto 2016

PROPAGANDA POLITICA NON E’ SINONIMO DI CULTURA POLITICA,

 Mario Zorzetto  


In una rilevazione del 23/06/2016 effettuata da Ixè per Agorà-Rai3 su un campione 
casuale probabilistico stratificato di 1000 soggetti di età >18 anni (su oltre 9000 contatti complessivi)alla domanda “Lei conosce i contenuti del referendum (costituzionale)?” il 59 % ha risposto “NO” e solo il 2% “NON saprei”; alla domanda “Lei andrà a votare” il 49% ha risposto “SI” e il 35% ha risposto “NO”; il 44% degli intervistati intende recarsi alle urne per votare “SI” e il 38% per votare “NO”..
Avremmo dunque un 18% (16% (non sa se vado a votare) e 2%(indecisi nel contenuto))  di intervistati che pur avendo intenzione di recarsi alle urne sono INDECISI su cosa votare
Secondo questo sondaggio dunque meno della metà degli italiani(49%) parteciperanno alla consultazione, segno di un forte allontanamento anche dalla politica costituzionale(dato che si allinea con precedenti risultati di partecipazione alle elezioni, la consultazione è comunque senza quorum), il 35% hanno già deciso di non votare e quindi (51-35)% =16% sono INCERTI se partecipare o meno. Ancor più grave (59% e oltre) la denuncia di mancanza di conoscenza dei contenuti da parte dei cittadini!
I numeri del sondaggio porterebbero a chiedersi: gli italiani sono degli “ignorantoni politici” o hanno repulsione alla politica? Quale livello di  alfabetizzazione politica e le ragioni? La buona scuola insegna che  in una scolaresca in cui metà degli allievi sono “ignorantoni” e privi di interesse, impresentabili agli esami,  la responsabilità  è della classe dirigente che semina sottocultura e disconoscenza, e quindi riprovevole e da bocciare.  Ora la classe dirigente politica, “gli insegnanti di ogni giorno” di noi “popolani” sono  la partitocrazia che detiene l’informazione della stampa  e della comunicazione radiotelevisiva, e tra essa soprattutto quella che si arroga il diritto di scegliere i suoi superdirettori strapagandoli (anche seicentomila euro anno, veri “pozzi di scienza” e di “cultura”). Il diritto all’informazione degli uni (popolani) è obbligo di informazione per altri e  questo per garantire che la libertà di stampa e di comunicazione siano beni non negoziabili e protetti come vuole la Costituzione dei “popolani”. E’ un diritto costoso (a volte ingiustificatamente esoso come già detto)  per i popolani, non è comunque gratuito, si paga anche in bolletta. E allora perché tanta ignoranza e sottocultura politica? Perché alla cultura politica il sistema degli arroganti detentori dell’informazione ha sostituito “la propaganda di favore”, “la pubblicità dello spot politico”, “la persuasione ingannevole del tweet”, l’informazione che teme l’analisi di merito e della sostanza. Come se il giudizio e la valutazione della legge  debba trasferirsi dal suo contenuto al protagonista o autore della stessa, alla forma e pubblicità di presentazione, cioè al “confezionamento” della medesima. Per il riformatore entrare   nel merito e nella sostanza è pericoloso (e se la riforma non piace più?, e se ci si accorge che il Popolo rimane senza voce e la democrazia è solo apparente e non reale? meglio l’ignoranza). E allora legge e riforma sono vocaboli da lui usati imperativamente come sinonimo di ” buona legge” e di “buona riforma”, anche quando totalmente o palesemente sbagliate o pericolose, anche quando la memoria storica e la ricorrenza di eventi simili, come quelli elettorali, legge “acerbo”, legge “porcellum”,legge “italicum”, .. ci mettono in guardia. Se i pochi e buoni maestri (giornalisti) dell’informazione  rimasti, un po’ maltrattati dai  poteri forti, non venissero in aula, poveri noi popolani ! sentiremmo solo propaganda:  “Vota SI e avrai un governo stabile”, “vota SI per combattere il terrorismo”, “vota SI se vuoi essere un buon partigiano” ;questi sono gli insegnamenti che i nuovi maestri dell’ignoranza politica dispensano agli allievi popolani… e con tali maestri il Popolo, ingannato nella sua buona fede, diventa “ignorante” o non va più a scuola, la rifiuta affetto da vomito intellettuale. MA IL GIORNO DELL’ESAME C’E’ PER TUTTI, E’  QUELLO DEL REFERENDUM, IN QUEL GIORNO POTRAI VOTARE I TUOI MAESTRI (diritto garantito da art. 138 della tua Costituzione, non merito del Governo): VOTA NO CONTRO I CATTIVI MAESTRI DELLA POLITICA, VOTA NO PER GARANTIRE LIBERTA e GIUSTIZIA ALLE FUTURE GENERAZIONI. VOTA NO CONTRO LA MALAPOLITICA CHE VUOLE IL POPOLO IGNORANTE
VOTA ” NO” PERCHE QUESTA E’ UNA RIFORMA SBAGLIATA E SEI A FAVORE DI UNA BUONA RIFORMA, DELLA DEMOCRAZIA PARTECIPATIVA E DELLA SOVRANITA POPOLARE.

venerdì 5 agosto 2016

Riforme costituzionali. Comizio del Si con la Boschi a Frosinone. Ho visto cose che voi umani.....

Luciano Granieri




Mercoledì 3 agosto. Frosinone, Palazzo della Provincia, ore 18,30, quasi 19,30. Va in scena il comizio a favore del SI al  referendum costituzionale. Officianti, il Presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti e la vestale ministra per le riforme Maria Elena Boschi. Io c’ero. Ho visto cose che voi umani neanche potreste immaginarvi. 

Nella sala invasa da effluvi organici non propriamente piacevoli, sono riapparsi  tutti insieme i dinosauri della politica "politicante" provinciale.  Vederli così, religiosamente  compunti  nella venerazione  del  Dio  Renzi mi ha provocato    un’inquietudine tendente al terrore peggio di quanto possano spaventare i  raggi B balenanti vicino alle porte di Tannhauser. 

Nella nostra terra non esistono rottamati. Le mummie,   solerti  in passato  nel  venerare l’Unto nel Signore della narrazione berlusconiana, erano li in prima fila a venerare l’Unto delle banche della  narrazione di J.P. Morgan.  Sempre loro, sempre presenti abili nella professione del "servile ungere"  indipendentemente dalla identità dell’Unto. Se il patto del Nazareno è fallito, il patto del Bassetto provinciale tiene, e come se tiene. Lo dimostra la spartizione con cui il locale Partito della Nazione è riuscito ad accontentare tutti: ex berlusconiani, renziani della prima ed ultima ora. Gente che  si è divisa   le spoglie dell’istituzione Provincia, eletta così come sarà eletto il Senato  se passa il referendum, e degli organismi intermedi, Saf e Consorzio Asi.  

Bivaccava colà un vasto campionario di "appecoronati"  il cui eroe  è quel deputato che durante il Governo Letta si professava strenuo difensore della Costituzione ed oggi,  a Renzi imperante ,  è il più feroce sostenitore della riforma devastatrice della Carta . I maggiorenti del Partito di Renzi  si appressavano  all’altare dove di li a poco la vestale avrebbe spiegato il verbo benefico della riforma costituzionale.  

Soavi  effluvi compositi  di profumi costosissimi si mischiavano con la puzza di piedi. Tutti in sacra venerazione, ma l’eterea figura di santa Mariaelena ancora non si mostrava . Pregate fratelli, esortava Zingaretti, il quale  a inizio kermesse, aveva risposto ad una mia domanda sulla riforma con i classici slogan, per poi scappare via senza accettare repliche.

 Finalmente l’icona diafana di Santa Mariaelena  Boschi riempiva di luce la sala. Era reduce da ben due miracoli: Il primo rendersi invisibile  per superare   i bastioni di Orione, presidiati dai  movimenti per il No, il secondo elargire sicuri  posti  di lavoro  ad alcuni operai disoccupati che le avevano chiesto udienza. Santa Boschi protettrice delle banche popolari illuminava l’ara neo costituzionalista e il rito poteva cominciare. 

Ma si sa l’integralismo riformista,  spesso, porta a dire della cazzate enormi. Quindi  quando l’officiante regionale Zingaretti  ha sentenziato che la riforma costituzionale, permetterà la completa attuazione dell’art.3 della Carta,  il  sottoscritto, basito,  non ha potuto rimanere indifferente.  Ho chiesto, con veemenza forse eccessiva,   come una riforma scritta dalla J.P. Morgan , banca d’affari,  responsabile, insieme a Goldman  Sachs della riduzione in povertà di  molte popolazioni  come quella greca,   e dalla crisi economica più devastante dal 900 ad oggi, possa rimuovere gli ostacoli di  ordine economico e sociali che, limitando, di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana. 

Ho visto cose che voi umani neanche potreste immaginarvi. Un invasato,  con gli occhi spiritati, mi ha aggredito verbalmente apostrofandomi  come blasfemo per il No, e intimandomi   a  non disturbare la solenne funzione. Zingaretti, invece, meno becero della plebaglia che lo sostiene, ha risposto sostenendo di essere in grado di convincere anche i più incalliti oppositori alla riforma costituzionale. Sarebbe stato sufficiente invitarlo agli eventi organizzati dai comitati  a supporto del No. Ho risposto che nessun membro del comitato contrario alla riforma ha paura di confrontarsi, a differenza di quanto stava avvenendo in quel comizio per il Si.   Dunque  alla prossima iniziativa sarebbe partito l’invito. Purtroppo questa ultima mia affermazione, o è stata  proferita senza i decibel necessari per essere percepita dai media presenti, o non è stata riportata volutamente.  Fatto sta che  non ve ne è  traccia sui giornali locali a differenza degli ammonimenti nei miei riguardi pronunciati da  Zingaretti. 

Iniziava   la solenne liturgia , la Boschi cominciava  a sgranare il suo rosario presentata dal fine dicitore Pompeo. Due ragazzi erano  talmente interessati alle argomentazioni di santa Mariaelena che indugiavano  nel  farsi un selfie davanti al podio dove la ministra stava  salmodiando.  L’odore misto di Chanel  n.5, Opium, puzza di piedi e sudore, cominciava a diventare nauseabondo. 

Avevo  bisogno d’aria. Fuori nei bastioni d’Orione stazionavano , guardati a vista dalle forze dell’ordine, manco fossero dei mafiosi o militanti dell’Isis, i movimenti e i comitati per il No. 

E’  quello il mio popolo. Non sarà in grado di epurare membri  dissenzienti dalla commissione affari costituzionali al Senato, non avrà la forza di cambiare i direttori  noncuranti   del  verbo renziano dai Tg della Rai, ma almeno ha la dignità di avere la schiena dritta. La libertà di difendere la Costituzione e la velleità di fare in modo che venga applicata fino in fondo. E’ bello respirare a pieni polmoni,  finalmente  fuori dall’aere mefitico dei pasdaran del Si . Dopo il teatrino di  mercoledì scorso sono ancora più convinto. Io voto No.


P.S. Lo so molti potranno obbiettare che il sottoscritto, membro del comitato del No, ossessionato dal merito sulla  riforma, non ha speso una parola, sui contenuti della stessa. Avete ragione. Ma se personaggi come   Scalia, Spilabotte,   Pilozzi,   Zingaretti,   Buschini, De Angelis, Pompeo, Patrizi, Pallone, responsabili a vario titolo   e in vari periodi, dello sfascio sociale, ambientale e culturale  del nostro territorio, voteranno convintamente SI alla riforma Boschi-Renzi, non è necessario proporre alcun endorsement   a favore del No , il voto contro la deforma scaturisce automatico, di default.




martedì 2 agosto 2016

La Costituzione familiare


Pubblichiamo di seguito un video esplicativo  su come funziona la riforma costituzionale. Il sistema con molta ironia è spiegato da una famiglia tipo. Il cortometraggio  è stato realizzato dall'Adagio Film con la regia di Pietro Reggiani. Il filmato è stato girato per il coordinamento referendum costituzionale di Roma, comitato per il No. Guardatelo è spassoso ed incisivo.
Buona Visione.

lunedì 1 agosto 2016

Quelli che aspettano la Boschi. Istruzioni per l'uso

Luciano Granieri



Domani 3 agosto  il comitato provinciale per il NO alla riforma Costituzionale, sarà in presidio davanti al Palazzo della Provincia , con altri movimenti, per accogliere la ministra Boschi e il Presidente della Regione Zingaretti  in tour propagandistico a sostegno della deforma Costituzionale. 

Posso immaginare che le  politiche regionali, foriere di disoccupazione, sfascio della sanità, dissesto ambientale,  tese a ridurre il territorio a deposito per inceneritori,  e terreno di caccia per Acea, verranno venduti dal Presidente Zingaretti come straordinari provvedimenti i cui benefici, in termini di sviluppo, già stanno investendo  la nostra Provincia. La lungimiranza che il Pd regionale ha impiegato nel governare il Lazio è la stessa utilizzata per scrivere una riforma  costituzionale, necessaria e preziosa utile a far ripartire l’economia e sancire una benefica stabilità di governo. Qui si innesterà la litania della ministra sulla Deforma

Se non ho inteso male il cambio di strategia del Partito della Nazione, il messaggio sarà il seguente: Come dubitare che  il Pd, al governo del Paese e di territori importanti come il Lazio, capace di “sbloccare” l’Italia  facendo ripartire la  crescita, non sia stato in grado di  redigere  una   riforma costituzionale con altrettanta perizia? In buona sostanza “famo a fidasse”. Probabilmente si entrerà nel  merito del testo, ma questo sarà descritto con i soliti quattro slogan ripetuti a pappagallo dalla solerte Boschi . 

Sono convinto, lo ripeto, che si useranno le presunte, buone politiche come spot alla riforma. Mister  Jim Messina guru della campagna elettorale di Obama, ingaggiato da Renzi per organizzare la campagna referendaria per il SI  a suon di lauti compensi, ha già intuito che meno i neo padri della Patria parlano della loro astrusa riforma, più aumentano le possibilità di vittoria del SI. 

Se questo sarà il canovaccio che Zingaretti e la Boschi, accompagnati probabilmente da Buschini, seguiranno, bisognerà essere pronti non solo a contestare nel merito la riforma, ma anche a smascherare quella politica regionale  che il Presidente spaccerà come mirabolante ma che ha portato solo  disastri per la popolazione  ciociara . Uno dei primi obbiettivi  sarà dunque fare in modo che una delegazione, composta da membri di ogni movimento,  entri  in sala e prenda parola. Una buona motivazione per chiedere comunque di parlare, anche in presenza di un possibile veto,  è rimarcare come  la campagna referendaria non sia ancora iniziata. Dunque lasciare incontrastate le tesi del SI costituirebbe un cattivo servizio informativo per i cittadini. I quali dovrebbero assistere, in questa fase,  non già ad un comizio, ma ad un confronto per capire meglio su cosa dovranno esprimersi in autunno. 

Sarà inoltre fondamentale  non solo la confutazione del merito, ma anche e soprattutto come stare in  piazza. Non è difficile intuire come queste comparsate della ministra, possano  costituire  una  provocazione per i comitati e i movimenti contrari alla Deforma. Qualsiasi intemperanza servirà per demonizzare il dissenso. Oscurare  le motivazioni del No con la cronaca di  eventuali disordini è uno degli obbiettivi di questi signori. Tanto più che domani  a raccontare l’evento  sarà  una stampa locale completamente asservita, a parte il quotidiano l’inchiesta. Non ci vorrebbe molto a trasformare un semplice insulto nella cronaca nera di un’aggressione. Dunque, niente parolacce, invettive, insulti. Gli  striscioni e  i cartelli sono sacrosanti  per marcare  compiutamente la nostra presenza ma devono anch’essi essere scritti con intelligenza, con ironia, puntando comunque al merito.  

Infine domani, come al solito in questi casi, sarà presente CasaPound. Disgraziatamente la XII disposizione transitoria e finale (comma primo) della Costituzione sull’apologia di fascismo non è stata mai applicata, per cui ogni volta che si svolge una manifestazione di protesta, indipendentemente dalle sue motivazioni, i fascisti del terzo millennio ci deliziano della loro presenza. In questo caso, poi, la questione è ancora più complicata perché la polemica della Boschi sul voto contrario di  CasaPound  sulla Deforma ha imperversato per settimane sui media. 

Sarebbe fondamentale tenersi lontano dai fascistelli, non considerarli. A dirla tutto sarebbe auspicabile la presenza in forze dell’Anpi che non mi pare abbia dato adesione alla manifestazione. Avere una folta delegazione dell’Associazione Partigiani  provinciale costituirebbe una importante testimonianza sul forte segno antifascista che caratterizza il comitato per il No. Che dite amici dell’Anpi ciociara, ce la farete  a battere un colpo domani? Vi aspettiamo. 

Comunque , al di la di queste attenzioni, è importante esserci, perché il loro tentativo di oscurare completamente le ragioni del No non deve realizzarsi. Una nostra  massiccia presenza, sarebbe la testimonianza di una cruda verità, non contemplata nella loro idilliaca narrazione su come basti un SI per portarci tutti in paradiso. 

PRESIDIO DEL COMITATO DEL NO


In vista della visita a Frosinone della ministra Boschi e del Presidente Zingaretti, di mercoledì 3 agosto alle ore 18.30 presso l’Amministrazione provinciale, il Comitato Referendario per il NO alla Riforma Costituzionale, nel partecipare al presidio indetto dai Comitati locali contro le politiche del Governo e quelle regionali, espone le seguenti considerazioni, utili a contrastare la disinformazione manipolata dalla macchina propagandistica governativa:
Il sistema legislativo italiano viene fortemente penalizzato nella sua democraticità. La scelta dei Padri Costituenti di istituire due Camere, elette con criteri diversi, favoriva una forte rappresentatività sia di istanze di carattere generale (la Camera dei Deputati veniva eletta con criterio proporzionale) sia di carattere locale (i Senatori erano eletti in piccoli collegi uninominali). A partire quantomeno dal Porcellum, detto anche Legge Calderoli, l’equilibrio di rappresentanza è stato stravolto; ferme restando quindi le intenzioni dei promotori di superare il bicameralismo, viste le mutate condizioni politico-sociali dell’Italia odierna rispetto al 1948, bisogna considerare che la rappresentatività non è certo garantita da una Camera eletta con un fortissimo premio di maggioranza, più un Senato la cui composizione non è imputabile alla volontà popolare.
 
Particolare gravità si avrebbe in solenni appuntamenti istituzionali, come l’elezione dei Presidenti della Repubblica. In tali occasioni, infatti, il Senato e la Camera svolgono congiuntamente i loro lavori. Ma in un Parlamento formato da 660 Deputati, di cui 340 di maggioranza, più 100 Senatori, significherebbe in via di fatto consegnare la scelta di queste importanti figure istituzionali nelle mani della sola maggioranza.
 
Non è affatto chiaro il comma sulla elezione e sulla durata in carica dei Senatori: se p. es. il sindaco di Frosinone è nominato tale, e decade dal suo mandato, chi occuperà quel seggio fino a nuova elezione?
 
Il Senato avrebbe funzioni molto marginali, che però, per essere svolte correttamente, richiedono un impegno serio da parte dei sindaci, consiglieri o quant’altro, già impegnati però nelle amministrazioni locali. Pertanto dovranno necessariamente togliere parte del tempo dedicato alla cura della cittadinanza che li ha eletti. Lo stesso sbandierato risparmio dello stipendio dei Senatori è di conseguenza una parte minima del costo complessivo del Senato.
 
Il Governo decide del calendario dei lavori della Camera, potendo anche imporre la discussione di leggi entro 5 giorni. Il Senato può a maggioranza richiedere di esaminare un Ddl, ma ha un tempo esiguo per poterlo discutere (10 gg).
 
In nome di un non meglio precisato interesse nazionale, il Governo può invalidare leggi approvate dalle Regioni, anche se riguardanti argomenti di loro competenza, diminuendo così l’autonomia legislativa regionale.
 
La composizione della Corte Costituzionale presenta altre criticità. Ad esempio, i membri in rappresentanza del Parlamento non saranno più eletti in seduta comune, ma due giudici costituzionali saranno nominati dal Senato e tre dalla Camera. In questo modo saranno stravolti i necessari equilibri di garanzia istituzionale finora adottati: infatti è molto grave che i 100 membri del Senato, nominati non è chiaro come e da chi, possano eleggere ben due membri della massima assise giudiziaria italiana.
 
Con la diminuzione della rappresentanza aumenta il rischio che una maggioranza artificiosa possa dichiarare lo stato di guerra in quanto basterà il solo voto della maggioranza assoluta Camera.
 
Si tenta, nemmeno troppo nascostamente, di declassare gli enti locali in enti controllati direttamente dagli esecutivi.

Appuntamento quindi il 3 agosto 2016 alle ore 18 in piazza Gramsci a Frosinone per contestare la “deforma costituzionale”.

Comitato Provinciale per il NO alla Riforma Costituzionale

Venezuela: Abbiamo bisogno di una lotta nazionale per poter mangiare! Fuori Maduro!

di Unione socialista dei lavoratori (Ust) (*)
 

 
La situazione della classe operaia, dei lavoratori e dei settori popolari sta peggiorando. Al di là delle promesse di Maduro su un “miglioramento” nei prossimi mesi, questo “miglioramento” è di molto dubbia realizzazione. La corruzione nella distribuzione degli alimenti è così grande che sono stati militarizzati tanto il controllo dei porti come la distribuzione dei CLAP (Comitati locali di rifornimento e produzione).
Ai discorsi presidenziali, alla propaganda contro la guerra economica e sull'operazione “gorgojo” (afide), non crede nessuno. Per questo più del 70% della popolazione ritiene che questo governo dovrebbe andarsene quanto prima. Fintantoché  Maduro sarà al governo, lasciando liberi i prezzi, senza risolvere la perversa inflazione, mantenendo i salari in condizioni da fame, licenziando i lavoratori pubblici e peggio di tutto lasciandoci senza cibo per le nostre famiglie mentre paga puntualmente il debito estero ingrassando le casseforti degli investitori stranieri, non ci sarà modo di vivere degnamente.
 
Ancora una volta: come liberarsi di questo governo?L'immensa maggioranza dei lavoratori e delle masse popolari hanno riposto le loro aspettative nella eventualità che con il referendum revocatorio sia possibile liberarsi di questo governo rapidamente. Non c'è conversazione in famiglia, in coda, sui trasporti pubblici o sul posto di lavoro, in cui non si discuta sul revocatorio, se sarà quest'anno o il prossimo o se ci sarà o no il referendum.
Noi crediamo che il referendum revocatorio è una soluzione e un diritto che noi rivoluzionari dobbiamo difendere. Non solo perché è nella Costituzione della Repubblica, ma perché tutti i popoli devono avere il diritto di liberarsi di un governo, quando questo non soddisfa nemmeno le più elementari necessità dei lavoratori e delle loro famiglie, come è appunto garantire il cibo e le medicine per tutti, o quando si attaccano le conquiste dell'insieme delle masse popolari.
Ma questo diritto, che dovrebbe essere accessibile all'insieme delle masse popolari in maniera diretta e semplice, impigliato invece nei requisiti legali, regolamentato da un arbitro di parte, come è il Consiglio nazionale elettorale, si presta a manovre, blocchi e anche a che un settore lo “sequestri”, utilizzandolo come merce di scambio e di ricatto.
Questo è ciò che è successo con il referendum revocatorio nelle mani della Mud (Tavolo dell'unità democratica, coalizione di opposizione borghese al chavismo).
A questi settori borghesi interessano molto poco le reali necessità che affrontano le masse popolari. Pertanto, nell'Assemblea nazionale dove hanno la maggioranza non hanno votato né proposto alcuna politica incisiva per risolvere la profonda crisi alimentare. Qual è il programma economico che propone la Mud? Quali sono le misure urgenti da adottare per portare un piatto di cibo nelle case venezuelane? Da dove verrà il denaro per importare e produrre gli alimenti di cui noi venezuelani necessitiamo?
Di questo non ci dicono nulla, ed è perché se esprimessero la verità del loro programma economico i lavoratori non lo appoggerebbero. Pensano che con le donazioni risolveranno la crisi alimentare e la mancanza di medicine?
Il cambiamento del “modello economico” che sostengono, non è altro che quello che Maduro ha già cominciato, ma più approfondito: più licenziamenti di lavoratori, più privatizzazione delle imprese (e più licenziamenti in quelle imprese), liberalizzazione di tutti i prezzi, aumenti del costo dei servizi, fine dei sussidi (i “prezzi equi” di Maduro), più dollari da far fuggire all'estero, principalmente verso i paradisi fiscali, liquidare le conquiste dei lavoratori e così via.
Per questo i lavoratori e le masse popolari, non devono avere alcuna fiducia che questo referendum revocatorio controllato dalla Mud possa riflettere le aspirazioni di cambiamento.
 
Il covo di briganti dell'Osa, è a favore del popolo venezuelano?
L'Organizzazione degli Stati americani che ha sempre rispettato alla lettera gli ordini dell'imperialismo yankee e della borghesia, per bocca del suo Segretario generale, Luís Almagro, sta discutendo la soluzione alla crisi venezuelana. Sarà che l'Osa, ministero delle colonie yankee sta pensando all'interesse delle masse popolari venezuelane? O in realtà è preoccupata degli affari delle multinazionali e delle borghesia imperialiste nella regione? Le dichiarazioni della Cancelliera argentina, Malcorra, sulla quale non pesa alcun sospetto di essere di “sinistra”, riferendosi alla situazione venezuelana sono eloquenti per vedere quale è la preoccupazione dell'imperialismo. Sono preoccupati per la “destabilizzazione” della regione, dei loro accordi con Fidel e Raul Castro, degli accordi con le Farc, di cui il Venezuela è garante. Che cosa faranno Fidel o le Farc, se l'imperialismo giocherà a destabilizzare il quadro? Per questo Malcorra, “portavoce” dell'imperialismo nella regione ha dichiarato a Página12, (periodico di centrosinistra edito a Buenos Aires) lo scorso 28 giugno: «Non so perché, ma alcuni credono che l'applicazione della Carta democratica nel caso del Venezuela è un proiettile d'argento che risolve tutto» [...] «Una crisi in Venezuela sarebbe male per i venezuelani stessi e avrebbe un impatto molto negativo per la Colombia, dove si è già annunciato l'accordo di cessate il fuoco bilaterale e la deposizione delle armi ma senza un regolamento definitivo, e anche per tutti i Caraibi». La “grande proposta” è il dialogo “franco e sincero” tra le parti. Vale a dire tentare di arrivare a degli accordi per cercare una soluzione possibile affinché Maduro lasci, conseguire una “transizione” e portare avanti una aggiustamento dell'economia attraverso un governo consensuale.
Il dialogo che propone questa gente è per mantenere Maduro al potere, mentre “costruiscono” la transizione insieme a settori del chavismo e della Mud! Cercheranno di imporci ancora più pesanti aggiustamenti strutturali e di sottometterci ancora di più!
Denunciamo e allertiamo che la Mud con un settore del chavismo, il sostegno della Osa e della chiesa, approfittano dei sentimenti e delle giuste rivendicazioni di vasti settori della popolazione per imporre una “via d'uscita pacifica” per la quale continueremo ad essere noi lavoratori a pagare questa crisi che non abbiamo causato.
 
Il “dialogo” e “l'unità nazionale”
Questa politica di accordo e di “dialogo” ha per obbiettivo convincere i lavoratori e le masse popolari che «l'aggiustamento strutturale è inevitabile». Che «il chavismo ha distrutto l'economia» e loro si mettono a disposizione per “ricostruire” il Paese, e per far questo ci vorranno «molti anni e sacrifici per la popolazione». Non a caso il Presidente dell'Assemblea nazionale Henry Ramos Allup durante la sua recente visita negli Usa ha dichiarato: «Credo che il prossimo governo sarà un governo fusibile, fusibile perché dovrà sopportare le scariche per le misure impopolari che dovrà prendere» (Ultimas Noticias 30/06/2016).
In questo modo stanno preparando il terreno per evitare che i lavoratori affrontino già da ora questa brutali aggiustamenti strutturali. Sono terrorizzati che i lavoratori e le masse popolari si stanchino di dirigenti e organizzazioni truffatrici del popolo e si sollevino per assumere il controllo diretto del governo e dell'economia. Lo hanno detto, temono che una situazione violenta si propaghi ad altri Paesi dell'America latina (per loro non c'è violenza più grande che perdere i loro privilegi, mentre sono ciechi rispetto alla violenza quotidiana nei quartieri, delle code e della disperazione dei padri e delle madri di famiglia che non riescono a portare il cibo nelle loro case).
Per parte loro, i dirigenti sindacali sono complici di questa situazione. Non possiamo aspettarci nulla dai Wills Rangel e compagnia che non solo hanno accettato che ci impongano aggiustamenti e manovre a più non posso e che ci uccidano di fame. Essi sono quelli che manovrano ancora una volta per continuare a controllare i sindacati e le federazioni, come quella dei lavoratori petroliferi, per indebolire e sconfiggere la resistenza operaia. Sono quelli che si recano personalmente nelle diverse fabbriche e regioni del Paese per smantellare i conflitti operai in corso o abortirli prima che nascano.
Neanche i dirigenti sindacali oppositori, raggruppati principalmente nella Confederazione dei lavoratori del Venezuela (CTV) o nella Unete chiamano a mobilitarsi i lavoratori delle proprie basi.
Noi rivoluzionari socialisti, noi che veramente lottiamo per costruire il socialismo operaio, senza sfruttatori, avvertiamo che tutte le manovre, della Mud, dell'Osa, del governo e dei dirigenti sindacali sono rivolte a far si che i lavoratori e le masse popolari accettino senza lottare i loro aggiustamenti strutturali.
Denunciamo la militarizzazione della distribuzione degli alimenti, con la motivazione ufficiale della lotta alla corruzione, che è in realtà una scusa per controllare e reprimere la disperazione del popolo per la mancanza di cibo!
 
Che fare?
L'Unione socialista dei lavoratori (UST), ha difeso e difende il diritto delle masse popolari di revocare il governo di Maduro. Ma gli intrecci tra una settore della Mud, il chavismo, la chiesa e anche l'imperialismo, alle spalle delle masse popolari, impediscono che esse possano essere protagoniste e esprimersi liberamente. Per questo non possiamo aspettarci che da questi negoziati esca qualcosa di buono per i lavoratori.
Per farla finita con questo governo e tutto il “progetto” borghese imperialista, e del “dialogo” finalizzato ad imporre i loro aggiustamenti strutturali, sono necessarie l'organizzazione e la lotta, già da ora, per non morire di fame.
C'è una lunga storia di lotte della classe operaia venezuelana. L'eroico sciopero dei petroliferi del 1936 che ha avuto un'importanza decisiva nella successiva organizzazione dei lavoratori. Il Caracazo, una lotta popolare, nel 1989 che fece saltare gli accordi di punto fisso, che per decenni avevano imposto alle masse popolari la “governabilità” a costo di perdere i loro diritti. Oggi i lavoratori e le masse popolari si trovano di fronte alla scelta tra affrontare, una nuova versione dell'“accordo di Punto Fisso”(un accordo di programma minimo comune tra i partiti borghesi di governo e di opposizione per governi di unità nazionale), che come il precedente cercherà di sottomettere le masse popolari per salvare il capitalismo venezuelano.
La nostra proposta è liberarci di questo governo. E questo è un sentimento maggioritario. Per questo sosteniamo la necessità di organizzare una lotta nazionale. Una lotta di tutte le masse povere, della classe operaia industriale, dei lavoratori che soffrono per la scarsità di alimenti, dei settori popolari che hanno già iniziato a vedere e sentire la fame nelle loro case. Una lotta che imponga la volontà delle masse popolari di farla finita con questo governo.
Facciamo appello ad organizzarci nelle fabbriche e nei luoghi di lavoro, nei quartieri operai, nei Consigli comunali, ecc. e preparare la mobilitazione e la lotta per il nostro diritto a mangiare e vivere degnamente. La nostra storia contiene esempi della capacità di lotta dei venezuelani. Questa lotta non può essere della odierna cosiddetta “opposizione”. Deve essere degli onesti militanti chavisti, o di quelli che sono stati delusi dal chavismo, di quelli raggruppati in “Marea Socialista”, delle organizzazioni e dei lottatori sociali di sinistra, delle organizzazioni sociali e popolari. I dirigenti sindacali chavisti devono rompere con questo governo affamatore e mettersi al servizio della lotta. L'Unete, il Fadess e le correnti sindacali devono fare appello a discutere e concretizzare un piano di lotta per esigere le dimissioni di Maduro.
 
Difendiamo il diritto democratico di revocare il governo!
- Denunciamo che la MUD, per la strada dell'accordo e del “dialogo”, ci porta al piano d'aggiustamento brutale, in complicità con l'imperialismo, la chiesa e l'Organizzazione degli Stati americani.
- Nessuna fiducia verso i dirigenti, i borghesi, ricattatori, i negoziatori!
- No al dialogo per imporre l'aggiustamento strutturale ai lavoratori!
- No alla militarizzazione della distribuzione degli alimenti!
- Basta alla repressione delle masse popolari affamate!
- Per lottare per cacciare Maduro, abbiamo bisogno di organizzare una lotta nazionale, di tutti lavoratori e le masse popolari.
- Per una Assemblea nazionale costituente libera, sovrana e plenipotenziaria per discutere di un Paese al servizio dei lavoratori e delle masse popolari.
- Per un governo operaio, contadino e popolare con le sue organizzazioni di lotta.
 
Una proposta dell'Unità socialista dei lavoratori
Un programma opposto a quello di Maduro e della Mud per poter mangiare e uscire dalla crisi
-Sospensione del pagamento del debito estero. Che il denaro che oggi si destina al servizio del debito estero venga utilizzato per importare alimenti, medicinali e forniture necessarie alle masse popolari venezuelane per superare l'attuale emergenza.
- Aumento salariale per accedere ai beni di prima necessità.
- Riassunzione di tutti i licenziati. Stop ai licenziamenti ora.
- Riattivazione di tutte le industrie statalizzate.
- Statalizzazione sotto controllo operaio di tutto il petrolio e fine delle imprese miste pubblico-private.
- Nazionalizzazione del commercio estero, delle banche e dell'intero sistema finanziario.
-Indagine pubblica e indipendente sul debito estero, sull'allocazione di moneta durante gli anni di controllo dei cambi, sui prestiti e investimenti cinesi, russi e delle multinazionali come Chevron, Repsol, ecc. E sulla vendita o lo scambio di riserve auree.
- Confisca dei capitali e delle proprietà dei venezuelani o degli imprenditori che hanno trafugato capitali, fino a che siano rimpatriati gli stessi o dimostrata la loro legalità.
- Carcere per chi ha fatto affari con i dollari preferenziali (dollari fissati ad un cambio molto favorevole con il bolivar e legalmente utilizzabili solo per l'acquisto di beni essenziali come alimenti e medicinali, ndTrad).
- Implementazione del controllo dei lavoratori sull'importazione, la lavorazione e la distribuzione della produzione di tutta l'economia venezuelana.
- Sistema di elezione democratica, revocabile in qualsiasi momento, e rotazione per rendere esecutivo il controllo operaio.
- Per un piano nazionale per lo sviluppo industriale, dell'agricoltura e dell'allevamento.
- Riforma Agraria.
- No all'Arco Minerario: per un piano discusso democraticamente con le comunità e i lavoratori per lo sviluppo minerario del Paese.
- Per la difesa delle libertà democratiche: libertà di organizzare sindacati, partiti politici e organizzazioni sociali, senza l'intervento dello Stato.
- Basta con la repressione delle masse popolari affamate.
- Libertà per gli attivisti delle lotte arrestati.
Questo programma non lo porterà avanti né Maduro né la Mud, o uno qualsiasi dei suoi partiti.
Lottiamo per un governo operaio, contadino e popolare che lo porti avanti.
Per un Partito operaio, rivoluzionario, socialista e internazionalista.
 
(*) Unione Socialista dei Lavoratori (Ust) è la sezione venezuelana
della Lit-Quarta Internazionale

domenica 31 luglio 2016

Paliano, il dilemma dell’acqua pubblica.

Rete per la Tutela della Valle del Sacco


La vicenda del braccio di ferro tra il Comune di Paliano, che non vuole passare la gestione del servizio idrico integrato ad Acea ATO 5, e quest’ultima società, che a suon di ricorsi al TAR vuole acquisire impianti e gestione del servizio idrico di Paliano va a nostro avviso approfondita, almeno per comprendere i termini della questione.

Il Comune di Paliano, per quanto riguarda il servizio idrico, ricade nell’Ambito Territoriale Ottimale (ATO) 5 del Lazio, che è stato affidato con gara ad evidenza pubblica nel 2003 ad Acea ATO 5, una controllata del gruppo Acea S.p.A.. Acea ATO 5, quindi, dovrebbe prendere in carico tutti i comuni dell’ATO 5.

Per inciso, gli ATO, coinvolti dagli innumerevoli tagli alla spesa pubblica, sono stati aboliti a partire dal 31dicembre 2012. E’ per tale motivo che le Regioni sono state chiamate a ridisegnare, secondo criteri di razionalizzazione, gli ambiti di bacino idrografico (ABI). La Regione Lazio, colpevolmente in estremo ritardo, non ha ancora definito i nuovi ABI, nonostante  giaccia  da molto tempo in commissione ambiente la  proposta di legge 238/2015 che riprende la proposta sugli ABI degli esperti del Forum regionale dei movimenti per l'acqua .

Fino ad ora la gestione di Acea ATO 5 è stata molto inefficiente tanto che i sindaci dell’ATO 5 hanno deciso di rescindere il contratto con essa. Perché i cittadini di Paliano dovrebbero affidare uno dei servizi pubblici  più importanti a un’azienda del genere?

Ricordiamo che Acea S.p.A. è una società per azioni quotata alla  borsa di Milano che vede nel proprio capitale il Comune di Roma, con una quota maggioritaria (51%) e importati soggetti privati, quali il Gruppo Caltagirone, la multinazionale francese dell’acqua Suez e la Norges Bank; quest’ultima gestisce il fondo sovrano norvegese, uno dei più importanti al mondo, alimentato dai proventi dell’estrazione petrolifera nel Mare del nord e proprietario di importanti partecipazioni azionarie anche in Italia.

Va ricordato che le società di capitali (tra cui le s.r.l. e le S.p.A.), anche se a TOTALE CAPITALE PUBBLICO, sono società di diritto privato che rispondono a logiche di mercato piuttosto che all’interesse pubblico. La quotazione in borsa, inoltre, rende ancor più preponderante l’obiettivo della generazione  di profitti.

Tornando ai fatti, il sindaco Alfieri ha inviato una lettera  a  Virginia Raggi, attuale sindaco di Roma (il Comune, come detto, è azionista di maggioranza di Acea S.p.A.), chiedendole di ritirare il nuovo ricorso al TAR presentato da Acea ATO 5 l’11 luglio scorso in cui l’azienda  intima al comune di Paliano di cedere gli impianti.

Nella lettera si fa cenno anche all’esito referendario di giugno 2011, quando 26 milioni di italiani hanno scelto la gestione pubblica di tutti i servizi, in primis il servizio idrico.

Chi gestisce al momento il servizio idrico di Paliano? L’AMEA, una S.p.A. a capitale misto pubblico-privato, con il seguente assetto azionario (ripreso dal sito della società): Comune di Paliano: 65,494%, Comune di Piglio 1,506%; A.R.I.A S.r.l.  33%.

Gli enti pubblici locali in questo caso hanno una quota preponderante nell’assetto societario, ma non si tratta comunque di una società di diritto pubblico, come può essere invece un’azienda speciale; quest’ultima risulta ente strumentale dell’ente locale di riferimento, il suo obiettivo è esclusivamente la gestione del servizio affidatole, per statuto non può operare a fini di lucro e deve reinvestire eventuali utili per migliorare il servizio. E’ per tale motivo che questa forma di gestione è stata sempre vista dai movimenti per l’acqua pubblica come la migliore in grado di garantire la pubblicità del servizio.

Non a caso il comune di Napoli ha ripubblicizzato il proprio servizio idrico effettuando proprio la trasformazione  della società per azioni Arin S.p.A. nell’azienda speciale Acqua Bene Comune Napoli (ABC Napoli).

Il sindaco Alfieri quindi, che noi stimiamo per la sua netta presa di posizione contro Acea ATO 5, dovrebbe però dare seguito al referendum del 2011 avviando un processo di ripubblicizzazione di Amea attraverso la trasformazione in azienda speciale.

Tra l’altro nella lettera viene ricordato che la legge 5/2014 sul servizio idrico della Regione Lazio permette e incoraggia la scelta pubblica per la gestione di questo servizio.

Siamo consapevoli dei vincoli sempre più pressanti con i quali tutti i governi degli ultimi decenni hanno di fatto imposto ai comuni la privatizzazione dei servizi pubblici (proprio attraverso la negazione delle aziende speciali), ma il rispetto della volontà popolare dovrebbe essere la priorità per ogni amministratore.

I fatti, d’altra parte indicano che la privatizzazione non migliora il servizio: è notizia di qualche giorno fa che i comuni di Valmontone e Rocca di Papa hanno minacciato azioni legali contro il gestore Acea ATO 2 per ripetuti e irrisolti problemi alle infrastrutture idriche mentre nel Comune di Colleferro  continuano le interdizioni all’uso umano dell’acqua potabile per parametri batteriologici non conformi (da alcuni giorni interdizione al quartiere Scalo e via Casilina), la chiusura completa per il periodo estivo dello sportello utenti di zona, la mancata bollettazione da oltre un anno.

Non si può evitare il confronto con il caso Saracena, un piccolo Comune del Pollino che gestisce l’acqua con azienda speciale da molto tempo anziché affidarla alla Sorical S,p.A., come avrebbero voluto imporgli. Il caso fece scalpore a luglio dello scorso anno perché il sindaco Gagliardi era insorto contro la multa imposta dall'Authority. La colpa? Le tariffe applicate dal sindaco erano troppo basse, sarebbero dovute lievitare secondo l’Authority, da 26 centesimi a 1 euro e 40. Il sindaco la spuntò mostrando semplicemente i dati: gestione del servizio eccellente e altamente economica.

Cosa si può chiedere di più ad un sindaco?

Comunque l’azione della amministrazione di Paliano che resiste alle pretese di Acea di costruire un monopolio della gestione del sistema idrico, capace di macinare profitti in  Italia e nel mondo a discapito di un diritto fondamentale, potrà continuare ed avere successo solo se  si realizzerà compiutamente la collaborazione tra tutti gli enti locali nella creazione di un sistema di gestione adeguato ai bisogni del territorio ed al mantenimento della risorsa acqua nella sua naturale struttura di bacino idrico.