Luciano Granieri
Le vicende che stanno
funestando la nuova amministrazione capitolina presieduta dalla neo sindaca a 5
stelle Virginia Raggi, hanno dell ‘incredibile, del surreale. Una serie di
colpi di scena, da cui romanzieri e scrittori noir potrebbero prendere spunto
per scrivere storie misteriose o inventare intrighi spionistici. Questa opportunità
ha attirato anche il sottoscritto, il
quale, mischiando fatti, accertati e presunti con un po’ di fantasia si è
cimentato nel racconto che segue.
Roma e la crisi di mafia capitale
Roma, è la città di mafia capitale. Un serie di soggetti, ras
delle cooperative, monopolisti di servizi e speculazione fondiaria, hanno
ridotto la città allo stremo. Lo tsunami delle indagini, avviate del giudice Pigantone, ha scombinato un sistema perfetto basato sui
rapporti capillari e clientelari fra manager, portaborse, funzionari senza
scrupoli e la politica. La furia di questo terremoto ha travolto il sindaco
Marino del Pd, il quale ha pagato l’ardire
di intaccare , anche se in modo maldestro e poco convinto, tale sistema perverso che consentiva a collaudate
consorterie di mangiarsi la città. La defenestrazione, ad opera del Presidente del Consiglio Matteo Renzi, del sindaco suo sodale di
partito, avvenuta su pressione delle consorterie di cui
sopra, ha portato alle elezioni del
giugno scorso. A seguito dello sfascio, sociale, culturale ed economico lasciato
delle giunte di centro destra e centro sinistra, il solo raggruppamento ad
avere possibilità di eleggere il sindaco era il Movimento 5 Stelle.
Il piano di rinascita democratica della destra paludata
romana
Roma la città di mafia capitale. L’ambiente romano
della destra paludata, unita agli interessi del ras dello smaltimento
rifiuti, Cerroni, hanno intravisto la
possibilità di uscire dall’indeterminatezza politica ed economica, per
riprendersi, quanto le avverse vicende di mafia capitale avevano sottratto
loro. Il piano era semplice, cercare nel panorama degli amministratori 5 stelle
un soggetto, contiguo al loro mondo, e farne il proprio cavallo di Troia. Quindi appoggiarlo, nell’ombra, per consentirgli
l’accesso alla poltrona più alta di
Palazzo Senatorio. La figura fu individuata nell’avvocato Virginia Raggi.
Consigliere pentastellato di opposizione ai tempi della consiliatura Marino,
con solide basi nel mondo della destra liberista avendo esercitato nello studio di Cesare
Previti. Il piano era perfetto. Nessuno
avrebbe potuto sospettare nulla perché l’avvocato Virginia Raggi, era candidata
per un raggruppamento che faceva della trasparenza, e della lotta al
malaffare il suo carattere distintivo.
La prima fase
La prima tappa era
evitare sorprese nell’elezione del sindaco amico . Il problema non era tanto nel
candidato del Pd, il quale , come sempre accade, era privato dei voti dei
transfughi a sinistra, in questo caso la lista di Fassina, ma impedire che
arrivasse al ballottaggio, la pasdaran della destra sociale Giorgia Meloni, sostenuta in un impeto iper
populista dal leghista Matteo Salvini. La candidatura di Bertolaso prima, e di Marchini
poi, serviva proprio a togliere voti alla figlia della lupa. In effetti la fascista della Garbatella al primo turno totalizzò
il 20,62% a soli 4 punti dal ballottaggio cui giunse Giachetti con il 24,91%.
Se Marchini fosse confluito nelle liste a supporto della Meloni, questa avrebbe raggiunto oltre il 31% e sarebbe andata a contrastare la Raggi. Un eventualità
estremamente pericolosa ben disinnescata . Al secondo turno, fu evidente la
confluenza dei voti di destra sulla Raggi, la quale sbaragliò Giachetti
per 67,15 a 32,85.
Seconda fase le contropartite e la nomina degli intoccabili
Il più era fatto, ora era il tempo di chiedere alla neo
sindaca delle sostanziose contropartite. La prima fu quella di nominare come
assessore a rifiuti una persona gradita a Cerroni. Paola Muraro possedeva i requisiti richiesti . La Muraro per 12 anni
era stata consulente esterna di Ama con
il compito di referente Ippc per gli
impianti di Tmb di Rocca Cencia e Via Salaria. Strutture di proprietà di
Cerroni dove Ama conferiva i rifiuti. Il suo compito era la certificazione di conformità dei rifiuti stessi come stabilito nell’autorizzazione
integrata ambientale. L’impianto di Rocca Cencia fu chiuso, proprio perché un’inchiesta
del Noe accertò la non conformità del
materiale, idoneità invece confermata da
due consulenza della Muraro. Prima di essere eletta, a dire il vero, la
consulente supportò Ama nell’arbitrato
da 90milioni che la partecipata dei rifiuti vinse contro Cerroni. Fu un gioco
delle parti, costoso per il signore della monnezza , ma propedeutico a sviluppi ben più remunerativi.
L’assessora in azione
Appena eletta l’assessora operò il blitz in Ama che portò alle
dimissioni dell’Ad Daniele Fortini, le cui denunce avevano messo nei guai il
ras dell’immondizia, e sollecitò la rimessa in funzione proprio di quel tritovagliatore
di Rocca Cencia, di proprietà di Cerroni fatto chiudere dal Noe . Nonostante le
bugie, con le quali fino all’utlimo si è
negato l’iscrizioni sul registro degli indagati per reato ambientale della
Muraro , nonostante la figura barbina
che la sindaca Raggi , per difendere la sua assessora , ha fatto fare a Luigi
Di Maio , nonostante la consulente abbia lavorato per Cerroni fino ai giorni in
cui è entrata nella giunta penta stellata ricevendo un assegno di 22mila euro, questa è ancora la titolare dell’assessorato
all’ambiente come strenua guardia degli interessi del suo benefattore monnezzaro.
L’intoccabile Marra
In parallelo a questa storia si snoda la vicenda di un altro
pezzo da novanta della destra paludata romana. Si tratta di
Raffaele Marra nominato vice capo di gabinetto del sindaco, nonostante
le rimostranze del direttorio nazionale dei 5 stelle, di Grillo in persona. i malumori del capo di
gabinetto Carla Raineri e dell’assessore al bilancio Marcello Minnenna entrambi
dimessisi in disaccordo con questa nomina. Ma chi è Raffaele Marra. Comincia
la sua carriera nel cerchi magico di Alemanno, portando cappuccino e cornetto all’ex sindaco con la
croce celtica quando questi era ministro dell’agricoltura. Quindi prosegue la
carriera come consulente esterno della
Regione Lazio a guida Polverini, con il
non trascurabile compenso di 155mila euro l’anno. Marra, messo direttamente dalla
Polverini alla guida del settore “Organizzazione, Personale, Demanio e
Patrimonio”, non avrebbe dovuto
ricoprire quel ruolo. Infatti il posto sarebbe spettato ad un dirigente interno alla Regione scelto
attraverso una specifica selezione.
Il corto circuito Marra - De Dominicis
A definire l’illegittimità dell’incarico affidato a Marra fu
il Tar. Il quale si espresse negativamente per ben due volte. La prima a
settembre 2011, la seconda a seguito di un ricorso sindacale il 25 giugno 2012.
Nonostante ciò la Polverini continuò ad avvalersi della consulenza di Marra
fino alle sue dimissioni. Il fatto che il consulente abbia continuato ad
operare per 21 mesi percependo il
proprio compenso senza averne diritto ha indotto la Corte dei Conti a stimare
un danno erariale pari a 324mila euro. Chi era
alla guida della magistratura contabile che sancì quel danno erariale? Raffaele De Dominicis. Proprio
quel De Domnicis, incaricato di
sostituire Minnenna al bilancio. Un incarico durato meno di 24 ore. Infatti il
magistrato è stato quasi subito silurato dalla Raggi perché indagato per abuso
d’ufficio dunque non in possesso di un profilo compatibile con le regole del
Movimento 5 Stelle. Quelle stesse regole
che invece giudicano idonea la Muraro
anch’essa indagata. Non sarà che De Domnicis è incompatibile con Marra per la storia del danno erariale? Una cose è certa chi tocca Marra
muore.
I giochi cominciano a
rivelarsi
Forse il gioco della Raggi, volto a reintrodurre negli affari romani la destra maneggiona è
stato scoperto dai dirigenti pentastellati, i quali hanno cominciato a prendere
le distanze. Lo stesso Grillo ha quasi imposto alla Raggi di disfarsi di Marra,
ma l’intoccabile resiste. Non ha neanche accettato un ridimensionamento
rifiutando il nuovo incarico alla gestione del personale.
Salta la prima promessa elettorale
Nel frattempo l’assessorato al bilancio rimane vacante. Un
peccato perché proprio quel dicastero
doveva mettere in atto, secondo il programma con cui la Raggi chiese il voto ai
romani, l’audit sul debito pregresso.
Una boutade elettorale evidentemente perché la cosa non piace alla destra
maneggiona e paludata che ha portato la
Raggi in Campidoglio, e probabilmente
sarà la prima promessa a saltare.
To be continued
Siamo solo all’inizio di questa spy story, si
attendono altri incredibili sviluppi.